Ma perché devo studiare?

Il nuovo libro di Giovanni Fighera affronta l’avventura della vita in classe, rendendo il lettore partecipe delle esperienze sul campo

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Tra i banchi di scuola. Un’avventura sempre nuova, è uno spaccato dell’esperienza di un professore tra gli studenti di oggi, i cosiddetti ‘sdraiati’, quelli spesso osservati con aria di scetticismo, se non di desolazione o a volte anche di autentico timore, perché si sa che con loro la causa è persa in partenza: loro devono sopravvivere alla scuola e i professori devono sopportare- supportare il loro unico obiettivo: quello della sopravvivenza. 

E invece no, non è di tale parere l’autore di questo libro edito da Ares. Giovanni Fighera, già conosciuto per altri grandi titoli come «Che cos’è dunque la felicità mio caro amico?», La Bellezza salverà il mondo, «Amor che move il sole e l’altre stelle» e «Che cos’è mai l’uomo perché di lui ti ricordi?», giornalista e professore di italiano e latino, racconta in modo concreto ed incalzante la propria esperienza nella scuola, tra lezioni, caffè letterari, compiti in classe, scrutini, cineforum e sospirate vacanze. 

Parte del libro è dedicata proprio ai dubbi e alle aspirazioni di tanti studenti che, evidentemente, tanto disinteressati alle questioni della vita non sono; e lo studio è la prima grande questione, per questo l’autore dedica molto spazio anche per rispondere a ‘perché studiare?’ o ‘a cosa serve il latino?’. Così, quando l’autore prova a descrivere il significato del processo della conoscenza, emerge con stupore come questo sia lo stesso meccanismo che è a fondamento di ogni inizio relazione, dall’impatto iniziale fino alle fasi successive: il desiderio di scoprire sempre l’oltre di una persona che si ha davanti, la capacità di scrutare in tutti i dettagli del quotidiano, senza stancarsi mai. 

Infatti spesso ‘gli uomini non hanno più il tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici’- fa capolino nel libro, provocatorio, Antoine de Saint Exupery. E al contrario, la curiosità verso il mondo è mossa dall’addomesticamento reciproco: solo così la volpe potrà fare la connessione tra i capelli del piccolo principe e i campi di grano. 

Il dialogo procede in modo sempre più serrato, soprattutto quando in desideri e i sogni dei giovani entrano prepotentemente nell’ultima parte del libro a loro dedicata, espressi in forma semplice ed incisiva: esiste la felicità? Come devo essere per essere felice? Ma si può non essere felici? Quando arriva la ragazza giusta? Esiste l’amore vero? Come scoprire il proprio talento? Queste e tantissime altre sono le domande dei ragazzi a cui l’autore ha voluto dare voce, domande spesso messe a tacere, rimaste inespresse prima ancora che inascoltate, ritenute inopportune e quasi sempre rimpiazzate dall’invito ‘adulto’ ad accontentarsi. 

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Maria Gabriella Filippi

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