Roger Abravanel

ANSA

Scuola, la ricreazione è finita?

Leggendo il libro di Abravanel/D’Agnese, analizzando le statistiche del MIUR sui diplomati 2013/2014

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E’ stata, quella appena conclusa, una settimana che ha visto la scuola al centro delle attenzioni (e/o preoccupazioni) di moltissimi italiani, incidendo direttamente sul loro vissuto quotidiano. Ci riferiamo alla consegna delle pagelle o alla pubblicazione dei quadri per molti alunni e famiglie; allo svolgimento della terza prova scritta ed all’avvio di quelle orali per gli studenti che stanno sostenendo gli esami di maturità; all’approvazione al Senato, del maxiemendamento interamente sostitutivo del disegno di riforma del sistema nazionale di istruzione.

Ma è stata importante, questa settimana, anche per due eventi che attengono maggiormente alla sfera dell’elaborazione culturale che gravita intorno al mondo della scuola. In particolare, la presentazione del libro La ricreazione è finita di Roger Abravanel e Luca D’Agnese (1) alla Biblioteca Angelica di Roma (peraltro in coincidenza ed a poche decine di metri con la votazione al Senato) e la pubblicazione, da parte dell’Ufficio Statistico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), del Focus Gli immatricolati nell’anno accademico 2014 / 2015.

In questa sede, dedichiamo un approfondimento ad alcuni elementi tratti da questo Focus del MIUR (2). In particolare, all’analisi sulle scelte effettuate dai giovani diplomati nel luglio 2014, per la immediata prosecuzione degli studi in ambito universitario (460 mila diplomati).

Dal 2010/11 al 2014/15 si è ridotta la percentuale degli studenti che accedono all’università, passando dal 54,4% al 49,1%, frutto probabilmente anche della disponibilità di scuole di formazione terziaria (3).

Il tasso del 49,1% a livello nazionale, è variamente distribuito sul territorio, con le Isole che si attestano al 42,3% degli immatricolati ed il Nord-Ovest al 52,5%. La distribuzione per genere dimostra poi, che su 100 diplomati maschi, il 43,7 si sono immatricolati, mentre su 100 diplomate donne la percentuale sale al 54,5.

Si certifica, inoltre, che al crescere della votazione del diploma, aumenta anche la propensione ad immatricolarsi nel sistema universitario. Questa la scala votazione/percentuale di iscrizione: votazione 60 (immatricolazioni 20%); 60-70 (32,7%); 70-80 (48%); 80-90 (62,8%); 90-100 (73,3%); 100 (84%) e 100 e lode (91,7%).

Inoltre, i Licei classici e scientifici mostrano la propensione più elevata, nel favorire la prosecuzione degli studi. Nel dettaglio la scala tipologia di scuola secondaria/percentuale di immatricolati all’università: Professionale 11,4% di immatricolati; Artistico 27%; Tecnici 30,8%; Socio-Psico-Pedagogico (58%), Linguistico (66,5%); Scientifico (81,4%); Classico (84,4%).

Infine, ma non poteva essere altrimenti, la scelta del corso di laurea è influenzata dal tipo di maturità conseguita e, all’aumentare del voto di diploma conseguito, cresce la propensione alla scelta dell’area di ingegneria e dell’area medica.

Di seguito le tre percentuali prevalenti per area didattica scelta e tipo di maturità conseguita:

Maturità Professionale: area didattica politico-sociale 16,5%, economico-statistica 12,7%, insegnamento 10%.

Artistica: letteraria (25,3%), architettura (24,8%), politico-sociale (9,9%).

Tecnica: economico-statistica (25,1%), ingegneria (19,4%), politico-sociale (9,2%).  

Socio-psico-pedagogica: insegnamento (20,4%); politico-sociale (18,2%), letteraria (10%).

Linguistica: linguistica (31,9%), politico-sociale (16,1%), economico-statistica (8,8%).

Scientifica: ingegneria (22,4%), economico-statistica (14,5%), medica (11,3%).

Classica: giuridica (19,4%), letteraria (13,3%), economico-statistica (10,1%). 

Questi dati mostrano come, siano la Maturità Professionale (con il 39,2%) e quella Classica (con il 42,8%), ad avere la polarizzazione più bassa nelle tre scelte universitarie prevalenti, diversamente da quella Artistica (60%) e Linguistica (56,8%).

Se invece, si approfondiscono le tre percentuali prevalenti per area didattica scelta con il tipo di maturità conseguita, questo quanto emerge:

voto alla maturità 60: Area didattica economico-statistica 16,7%, politico-sociale 14,2%, giuridica 10,6%.

61 – 70: economico-statistica (15,7%), politico-sociale (12,6%), ingegneria (11%).

71 – 80: economico-statistica (14,9%), ingegneria (13,2%), politico-sociale (10,4%). 

81 – 90: ingegneria (16,5%); economico-statistica (14,3%), linguistica (8,6%).

91 – 99: ingegneria (19,5%), economico-statistica (13,6%), medica (9,9%).

100: ingegneria (22,6%), medica (13,1%), economico-statistica (12,8%).

100 e lode: ingegneria (23,2%), medica (21,3%), economico-statistica (10,5%).

Con la curiosità che, il 10,6% di chi ottiene una valutazione al diploma di 60, sceglie il percorso giuridico.

Per concludere, questi dati possono confermare quanto affermato da Abravanel nel suo libro e nel corso della sua presentazione: “Per individuare le persone giuste, quelle che riusciranno ad avere successo nel lavoro come e più che negli studi, le aziende guarderanno a due cose nel curriculum universitario di un neolaureato: la serietà del percorso di studi seguito (ovvero la difficoltà della laurea, l’impegno richiesto, i risultati raggiunti e soprattutto in che tempi) e la prossimità della laurea con il mondo dell’azienda”.

*

NOTE

[1] L’opera, edita da Rizzoli ad aprile 2015 (pag. 296 € 18), è stata curata da due ex manager o partner della società di consulenza manageriale McKinsey. Dopo la presentazione del libro, sul modello delle convention aziendali (un uomo solo in piedi, ritmo nel linguaggio, proiezione di slide) svolta da Abravanel, sono seguiti gli interventi del giornalista del Corriere della Sera Antonio Polito, del presidente della Banca Nazionale del Lavoro Luigi Abete, dell’archeologo Andrea Carandini.      

[2] I dati sono tratti da “MIUR – Ufficio di Statistica” ed ha collaborato alla loro pubblicazione un pool composto da due donne (A.R. Marzullo e A. Rispoli) e tre uomini (S. Manassei, A. Melchionna, M. Scalisi).

[3] Istituti Tecnici Superiori, Istituti di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica, scuole superiori per Mediatori linguistici, nonché presso università straniere. 

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Antonio D'Angiò

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