“Voi siete i fiori del dopoguerra: fate e lavorate per la pace tutti insieme”. Questo il mandato consegnato da Papa Francesco ai giovani di Sarajevo, incontrati in serata nel Centro “Giovanni Paolo II”, struttura gestita dall’arcidiocesi, aperta a ragazzi e ragazze di diverse etnie e confessioni religiose.

Mir Vama - ha ripetuto più volte il Papa -. La pace sia con voi! Il compito che vi lascio è fare la pace tutti insieme. La pace si fa tra tutti: ortodossi, ebrei, musulmani, cattolici. Siamo fratelli tutti adoriamo un unico Dio. Mai separazione tra noi, ma fratellanza ed unione.” 

Come in altre occasioni di questo viaggio, Papa Francesco, ha consegnato il testo che aveva preparato e si è offerto di rispondere a braccio alle domande dei giovani del Centro. La prima domanda è stata molto diretta. Il volontario ha detto: "Lavoriamo molto con internet e molti abbiamo potuto leggere sul social network che lei non guarda la televisione. È vero? E come ci riesce?".

Il Papa ha risposto in maniera altrettanto spontanea: “Si. Dalla metà degli anni novanta non guardo più la televisione. Ho visto che questo non mi faceva bene, mi portava avanti nella notte, mi alienava ed ho deciso di non guardarla più. Quando volevo vedere qualche bel film andavo al centro televisivo dell'arcivescovato e vedevo solo il film scelto. La televisione mi portava fuori di me e non mi aiutava...". 

"È vero - ha aggiunto Bergoglio con ironia - che forse sono dell’età della pietra e sono antico.... Capisco che il tempo è cambiato, noi viviamo nel tempo dell’immagine e questo è molto importante". Ma "in questo tempo dell'immagine si deve fare lo stesso che si faceva nel tempo dei libri, e cioè scegliere le cose che fanno bene".

Quindi, ha rimarcato il Pontefice, "i centri televisivi devono assumersi più responsabilità e fare programmi che fanno bene e che costruiscano la società. Programmi che ci aiutano ai veri valori, che ci facciano più forti e che ci preparino per la vita. Che ci mandino avanti e non ci portino giù".

Ma, al contempo, anche noi abbiamo una responsabilità: "sapere scegliere i programmi". Quindi, ha sottolineato il Papa, "se io vedo che un programma non mi fa bene, che butta giù i valori, che mi fa diventare volgare, che mi porta nella sporcizia, allora devo cambiare canale. Come si faceva nella mia età della pietra: quando un libro era buono si diffondeca, se faceva male si buttava".

Anche perché esiste "una cattiva fantasia che uccide l’anima". E "se tu vivi attaccato al computer e diventi schiavo del computer tu perdi la libertà", ha ammonito il Santo Padre. Allo stesso modo, "se tu nel computer cerchi i programmi sporchi tu perdi la dignità". Pertanto "bisogna vedere la tv ed usare il computer per le cose belle e buone che ci fanno crescere".

Ad una ragazza è toccata la seconda domanda: "Santità, in questa visita, ha avvertito la gioia e l’amore che i giovani hanno verso la sua persona?". "Si, - ha risposto Francesco - quando incontro i giovani trovo la gioia per gli ideali non solo per me, ma per la vita". In particolare i giovani di Sarajevo hanno una "singolarità", ha aggiunto: "Voi siete la prima generazione dopo la guerra, voi siete i fiori di una primavera che vuol andare avanti e non  tornare alla distruzione, alle cose che ci fanno nemici uno dell’altro. Trovo in voi una voglia ed un entusiasmo grande! E questo è nuovo per me...".

"Voi - ha insistito il Pontefice - non volete la distruzione, non volete farvi nemici uno dell’altro, volete camminare insieme e questo è grande. Io vedo in voi tutti che avete la stessa esperienza: cioè che non siamo ‘loro’ ed ‘io’, ma siamo 'noi'. Vogliamo essere 'noi' per non distruggere la patria e il paese".

E questo 'noi' comrende tutti: cattolici, ortodossi, ebrei, musulmani. "Tutti vogliamo la pace", ha rimarcato il Papa. E voi, ha ribadito, "avete una vocazione grande: mai costruire muri, solo ponti".

Quindi qual è il messaggio di pace di Papa Francesco a noi giovani di Sarajevo?, ha domandato un'ultima giovane. “Tutti parlano della pace - ha risposto Bergoglio -. Alcuni potenti dicono delle cose belle sulla pace, ma sotto, sotto, vendono le armi". Allora "da voi giovani mi aspetto onestà tra quello che pensate, sentite e fate. Il contrario si chiama ipocrisia".

Il Papa ha ricordato quindi un film visto anni fa intitolato 'Il ponte': "Lì ho visto come il ponte sempre unisce", ma "quando il ponte è vietato al passaggio, è la rovina di una città, la rovina di una esistenza". Perciò, ha ribadito ancora, "da questa prima generazione del dopoguerra mi aspetto onestà e non ipocrisia. Costruire i ponti e lasciare che si possa andare da una parte all’altra. E questo è fratellanza... Si è vero. Mir Vama... Voi i fiori di primavera del dopoguerra, fate la pace, lavorate per la pace, tutti insieme. Che sia da stasera un paese di pace".

Al termine dell'incontro, alcuni volontari del Centro hanno donato al Santo Padre un bassorilievo che rappresenta San Giovanni Paolo. Francesco dopo aver ringraziato tutti i presenti, è uscito su uno dei terrazzi della struttura, un ex cantiere sviluppato su più piani, per salutare tutti i giovani rimasti fuori sulla piazza.

"Buona sera a tutti voi!", ha detto, "Mir Vama. E questo è il compito che io vi lascio: fare la  pace, tutti insieme! Queste colombe sono un segnale di pace, la pace che ci porterà gioia. E la pace si fa fra tutti… fra tutti… musulmani, islamici, ebrei, ortodossi, cattolici, altre religioni… tutti siamo fratelli, tutti adoriamo un unico  Dio. Mai separazione tra noi. Fratellanza e unione. Adesso mi congedo e vi chiedo per favore di pregare per me. Che il Signore vi benedica! Mir Vama!".