Prima di incominciare la mia attività tra i giovani, ho voluto per tempo, assieme al direttore, informarmi sul programma e il susseguirsi di iniziative che avrebbero arricchito quei mesi tanto sereni, ma non meno impegnativi per la formazione dei ragazzi.

Gli educatori, quell’anno, hanno invitato ad animare i giochi estivi all’oratorio un ragazzone sedicenne, ballonzolante per la mole ed energico insieme; deciso e preciso anche se concessivo, longanime, misericordioso… tanto che tutti i ragazzi lo chiamavano con benevola gratitudine: “passasora”.

Da come il gruppo lo trattava, lo seguiva, gli obbediva, ho avuto la concreta e positiva definizione del “passa sopra” e ho capito meglio l’indiscutibile attrazione vincente del miele sulle mosche.

Confido al direttore che appena ho letto nell’elenco degli educatori il nome “Passasora”, avevo l’intenzione di chiedere spiegazione d’un nome tanto originale.

Ma ora ho capito e mi congratulo con tutto lo staff educativo: Sa educare chi, ad ogni difficoltà sua o degli altri, ad ogni asperità o gradino che si presenta sul cammino, sa guardare, considerare. Non inciampa su un precipitoso giudizio negativo, ma “passa sora” con cuore longanime. Non serve la violenza del martello, ma risolve il calore d’un mantello.

La mamma, su ogni ferita, su ogni dolore, sa “passar sopra” con un bacio, con una carezza.        

Ciao da p. Andrea

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