L’opera prima letteraria dell’attore Giulio Scarpati (che a suo dire dovrebbe essere anche l’ultima) è stata pubblicata nel gennaio del 2014 dall’editore Mondadori e racconta dello sforzo di un figlio di rimettere in ordine i pensieri e la vita di una madre che ha perso la memoria a causa del morbo di Alzheimer.

Il centro dell’esperienza è la Casa Rossa di Punta Licosa nella frazione di San Marco di Castellabate nel Cilento e il ricordo delle estati vissute in questo luogo, selvaggio e mitizzato, che ha fatto da complemento alla vita, durante il resto dell’anno, in una centralissima zona di Roma.

Scarpati, attore di teatro, cinema e televisione, che ha raggiunto la grande notorietà con la partecipazione alla fiction Un medico in famiglia,  ma che ha interpretato anche personaggi entrati nella storia del nostro paese come il “giudice ragazzino” Rosario Livatino, oppure del fondatore della Caritas Luigi Di Liegro, narra del progressivo presentarsi della malattia della madre e dei tentativi per aiutarla a separare passato e presente della sua vita.

E’ anche un modo per l’autore, di sentirsi utile in un rapporto con una malattia che lascia interdetti chi circonda l’ammalato e che trova in questo caso, nella scrittura, un aiuto nel rivivere insieme alla madre gli incontri e gli scontri di una esistenza insieme.

Le famiglie di Scarpati appartengono alla buona borghesia, con una vita che si incrocia spesso con la partecipazione alla vita pubblica e politica e che permette anche all’autore di poter tratteggiare, in maniera delicata e appassionata, nel rapporto materno, gli snodi della sua esperienza umana e professionale.

E’ un libro che consente, ai tanti che vivono situazioni simili, di poter riflettere sul come si reagirebbe in analoghe situazioni, soprattutto quando la malattia del congiunto si fa più incalzante ed è difficile non assumere comportamenti apparentemente fuori dall’ordinario e non eludere pensieri che toccano il passaggio tra la vita e la morte. E a chi non ne conosce il dramma di poterlo solo intuire.

Molto toccante, all’interno del libro, la descrizione dell’incontro con i genitori di Rosario Livatino, avvenuto nel 1994 durante le riprese del film, in quella casa dove tutto sembrava essersi fermato a qualche anno prima, al giorno dell’assassinio del “giudice ragazzino”, facendo balenare al lettore una analogia tra malattia e criminalità che rende vera, per entrambi gli eventi, le parole scritte da Scarpati nelle pagine conclusive: “E quando impazziscono, regrediscono o funzionano male [le cellule del corpo umano], c’è la grandiosità della forza di volontà che le affronta, le combatte, le vuole ingannare. E la forza di volontà dipende dalle persone, dalla rete di relazioni forti, travolgenti, imperfette, dagli affetti che uno ha creato nel tempo. Quelli restano anche quando uno se ne va”. (1)

Castellabate e le sue frazioni, dopo l’ulteriore notorietà avuta dal film “Benvenuti al Sud”, con il libro di Scarpati hanno la possibilità di concedere al lettore altri luoghi di immedesimazione tra natura e letteratura, questa volta in un territorio dell’anima più complesso come quello del rapporto madre-figlio durante una malattia.

Bene ha fatto il Consiglio Comunale di Castellabate nel conferire il 19 agosto scorso la cittadinanza onoraria a Giulio Scarpati (2), dopo quella di qualche anno fa ad Alessandro Siani, e l’autore, nel riceverla, ha voluto non solo condividerla con i suoi familiari presenti e quelli non più in vita, ma soprattutto volgere lo sguardo al futuro con l’impegno, per gli amministratori e per chi come lui, ha a cuore questi luoghi, di preservarli e di migliorarne la qualità della vita.

*

NOTE

1) Nel 1994 San Marco perdeva un suo famoso concittadino, Agostino Di Bartolomei, indimenticato capitano della squadra calcistica della Roma. Nel libro di Scarpati non ve ne è il ricordo. 

2) Così recita la pergamena consegnata all’attore: “Per le altissime benemerenze in campo artistico-culturale, per il profondo legame con la comunità, i luoghi e le tradizioni di Castellabate, a riconoscimento del genuino sentimento dimostrato nel corso degli anni verso questa terra, in segno di gratitudine per aver contribuito a promuoverne l’immagine in Italia e nel mondo”.