Di seguito le parole che Papa Francesco ha rivolto ai Vescovi del Camerun in visita ad Limina.
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Cari fratelli nell’episcopato,
vi do il benvenuto. Sono molto lieto d’incontrarvi in occasione della vostra visita ad limina! Ringrazio Monsignor Samuel Kleda, Presidente della vostra Conferenza episcopale, per le parole che mi ha appena rivolto a nome vostro. Vi chiedo di trasmettere i miei cordiali saluti a tutti i vostri diocesani, in particolare ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai laici impegnati nel servizio pastorale, come pure a tutti gli abitanti del Camerun. Rivolgo anche un saluto fraterno al Cardinale Christian Tumi. Che la vostra preghiera sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo VI rafforzi nella fede e nella perseveranza per l’esercizio del vostro incarico pastorale, al servizio del popolo che vi è stato affidato. Sono per noi i modelli che dobbiamo seguire nel dono totale che hanno fatto di se stessi — fino al prezzo del loro sangue — a Cristo e al suo Vangelo.
La vostra visita mi offre l’opportunità di rinnovare il mio incoraggiamento e la mia fiducia e di sottolineare lo spirito di comunione che avete a cuore di mantenere con la Sede apostolica. Affinché il Vangelo tocchi e converta i cuori profondamente, dobbiamo infatti ricordare che è solamente stando uniti nell’amore che possiamo rendere testimonianza in modo autentico ed efficace. Unità e diversità sono per voi realtà che vanno tenute saldamente unite per rendere giustizia alla ricchezza umana e spirituale delle vostre diocesi che si esprime in molteplici modi. Inoltre auspico che la buona collaborazione tra la Chiesa, lo Stato e la società camerunense nel suo insieme, mostrata recentemente dalla firma di un accordo quadro tra la Santa Sede e la Repubblica del Camerun, porti frutti abbondanti. Vi invito a mettere concretamente in pratica questo accordo, poiché il riconoscimento giuridico di molte istituzioni ecclesiali darà loro un maggiore diffusione a beneficio non solo della Chiesa, ma anche di tutta la società camerunense.
A questo proposito, ci tengo a riconoscere il notevole impegno delle vostre Chiese locali in numerose opere sociali. Questo impegno negli ambiti educativo, sanitario e caritativo è riconosciuto e apprezzato dalle Autorità civili; esso deve essere l’ambito di una feconda collaborazione tra Stato e Chiesa, nel rispetto della piena libertà di quest’ultima. L’impegno nelle opere sociali è parte integrante dell’evangelizzazione, poiché esiste un nesso intimo tra evangelizzazione e promozione umana. Quest’ultima si deve esprimere e sviluppare in tutta l’azione evangelizzatrice (cfr. Evangelii gaudium, n. 178). Vi incoraggio dunque a perseverare nell’attenzione che rivolgete ai più deboli, sostenendo, materialmente e spiritualmente, tutti coloro che vi si dedicano, in particolare i membri degli Istituti religiosi e i laici associati; li ringrazio di tutto cuore per la loro dedizione e per la testimonianza autentica che rendono all’amore di Cristo per tutti gli uomini.
La vostra azione evangelizzatrice sarà resa tanto più efficace se il Vangelo verrà realmente vissuto da quanti l’hanno ricevuto e lo professano. Là si trova il modo per attirare a Cristo quanti non lo conoscono ancora, mostrando loro la potenza del suo amore capace di trasformare e d’illuminare la vita degli uomini. Solo così possiamo far fronte, vigilando ma con serenità, allo sviluppo di molteplici proposte nuove che seducono le menti senza rinnovare profondamente i cuori. D’altronde, la presenza importante di musulmani in alcune delle vostre diocesi è un invito pressante a testimoniare coraggiosamente e gioiosamente la fede in Cristo Risorto. Sviluppare il dialogo della vita con i musulmani, in uno spirito di fiducia reciproca, è oggi indispensabile per mantenere un clima di coabitazione pacifica e per scoraggiare lo sviluppo della violenza di cui i cristiani sono vittime in certe regioni del continente.
Mi pare quindi essenziale, come priorità, proseguire la vostra azione volta a impiantare e a rafforzare la fede nel cuore dei fedeli. La formazione è un elemento essenziale nello sviluppo del Popolo di Dio, specialmente in questi tempi in cui il relativismo e la secolarizzazione stanno iniziando a prendere piede in Africa. Molti laici sono coinvolti nelle loro parrocchie e nei movimenti, e sono di certo fondamentali per la trasmissione della fede. La loro formazione deve essere solida e permanente. Vi chiedo di trasmettere a questi fedeli laici e a tutte le persone coinvolte nel lavoro di formazione il mio apprezzamento e il mio più caloroso incoraggiamento.
Anche le famiglie devono continuare a essere al centro della vostra cura particolare, specialmente oggi mentre sperimentano gravi difficoltà — siano esse la povertà, la dislocazione di popoli, la mancanza di sicurezza, la tentazione di tornare a pratiche ancestrali incompatibili con la fede cristiana o perfino i nuovi stili di vita proposti da un mondo secolarizzato. Vi invito a trarre pieno profitto dalla decima Assemblea Plenaria dell’Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Centrale celebrata in Congo, ai cui lavori avete partecipato e che — non ho alcun dubbio — darà frutti abbondanti.
Inoltre, è essenziale che il clero renda testimonianza di una vita in cui dimora il Signore, coerente con le esigenze e i principi del Vangelo. Ci tengo ad esprimere tutta la mia gratitudine ai sacerdoti per lo zelo apostolico di cui danno prova, spesso in condizioni difficili e di precarietà, e assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera. Conviene nondimeno rimanere vigili nel discernimento e nell’accompagnamento delle vocazioni sacerdotali – grazie a Dio, numerose in Camerun – e anche di sostenere la formazione permanente e la vita spirituale dei sacerdoti per i quali siete dei padri attenti, mentre le tentazioni del mondo sono numerose, in particolare quelle del potere, del prestigio e del denaro. Su questo ultimo punto particolare, la contro testimonianza che potrebbe essere data da una cattiva gestione dei beni, l’arricchimento personale o lo spreco sarebbe particolarmente scandaloso in una regione dove molte persone mancano del necessario.
D’altra parte, l’unità del clero è un elemento indispensabile della testimonianza resa al Cristo Risorto: “Siano una cosa sola, perché il mondo creda” (Gv 17,21); che si tratti dell’unità dei Vescovi, confrontati spesso con le stesse sfide e chiamati a portare delle soluzioni comuni e concertate, o dell’unità del presbiterio che il Signore chiama a costruire ogni giorno, superando i pregiudizi, specialmente quelli etnici.
Infine, la vita consacrata chiede di essere accompagnata, affinché radicata in Cristo al servizio del Regno, resti sempre una testimonianza profetica e un modello di riconciliazione, di giustizia e di pace (cfr. Evangelii Gaudium, n° 117 ). Vi invito a dare il vostro sostegno agli istituti religiosi nei loro sforzi di formazione umana e spirituale, e ad accogliere e accompagnare con discernimento prudente, le nuove iniziative.
Cari fratelli, gli sforzi coraggiosi di evangelizzazione che mostrate nel vostro ministero pastorale portano numerosi frutti di conversione. Vi invito a renderne grazie incessantemente e a rinnovare il dono di voi stessi a Cristo e al popolo che vi è stato affidato. Senza temere le difficoltà, andrete avanti coraggiosamente, con uno spirito missionario rinnovato, per portare la Buona Novella a tutti coloro che la attendono ancora o che ne hanno più bisogno. Vi affido tutti, come pure le vostre Diocesi, all’intercessione di san Giovanni Paolo II, che due volte visitò il vostro Paese, e alla materna protezione della Vergine Maria. Che Dio vi benedica!
(Traduzione dal francese a cura di Paul De Maeyer. La parte in corsivo è stata ripresa da L’Osservatore Romano di domenica 7 settembre 2014)