La figura evangelica del Cireneo (cfr. Lc 23,26) è stata il punto centrale della riflessione di papa Francesco durante la messa a Santa Marta. Portare la Croce assieme a Cristo, ha spiegato il Pontefice al momento dell’omelia, significa appartenere a Lui e condurre una vita “vera” e non “buona” solo all’apparenza.
Il Santo Padre si è poi soffermato sul Vangelo odierno, incentrato sulla vera identità di Gesù (cfr. Lc 9,18-22). Il Maestro spiega ai Dodici il suo destino: il processo subito dagli scribi e dai sacerdoti, il supplizio, la morte e la resurrezione. Gli Apostoli, però, a partire da Pietro, non comprendono, anzi rifiutano questa prospettiva di salvezza lastricata dalla sofferenza.
Cristo utilizza questa “pedagogia” preparare i cuori dei discepoli, i cuori della gente, a capire questo Mistero di Dio”. In sintesi, ha spiegato il Papa, “non si può capire Gesù Cristo Redentore senza la Croce”. Si può arrivare a pensarlo un “gran profeta” o un “santo” ma se si esclude la Croce non è possibile comprendere la sua natura di Redentore.
E i discepoli non erano effettivamente “preparati per capirlo”, in quanto non avevano capito la “Profezie”, né che era proprio Lui l’“Agnello” destinato al sacrificio.
È solo dopo la morte che l’identità di Gesù si svela nella sua pienezza, come testimoniano le parole del centurione presente alla crocifissione: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio” (Mc 15,24-39).
Gradualmente, quindi, Cristo ci apre la strada per la sua comprensione e “ci prepara ad accompagnarlo con le nostre croci nella sua strada verso la redenzione”, come fa con il Cireneo.
In altre parole, Egli “ci prepara ad essere dei cirenei per aiutarlo a portare la Croce”, senza la quale non potremo mai condurre davvero una “vita cristiana”.
La nostra “identità di cristiani” va quindi “custodita” ed essa non è un “merito”, bensì un “cammino di perfezione” e una “pura grazia”, ha poi concluso il Santo Padre.