È mancata Magda Olivero, una delle più grandi artiste liriche del Novecento. Aveva 104 anni e sei mesi. In questi giorni i media ricordano la sua carriera esaltando giustamente la sua arte raffinata. Nessuno si sofferma sulla sua testimonianza cristiana, testimonianza di fede e di carità, che ha caratterizzato l’intera sua esistenza. Nelle varie commemorazioni, questo aspetto della vita della cantante viene totalmente trascurato.
Forse perché Magda Olivero era una donna riservata che non amava parlare di sé. Ma non ha mai nascosto la sua fede e la sua grande coerenza con la fede. Nelle interviste, pur senza enfatizzare, trasmetteva sempre, e con eleganza, le sue convinzioni, il suo modo di concepire la vita e l’arte, il suo modo di vivere, con semplicità ma con concretezza quotidiana, la sua fece cristiana.
Quando andai a trovarla per i suoi cent’anni, mi accolse dicendomi: “Ringrazio Dio del tempo che mi ha dato e soprattutto della qualità del tempo che mi ha dato. Cento anni! Per la verità non me li sento. Certo, arrivare a questa età e poter avere una memoria perfetta, nessun problema inerente all’età che mi dia fastidio, è un grande dono di Dio. Il mio cervello funziona magnificamente, posso ricordare quando avevo tre anni e tutto il resto della mia vita. Dentro di me non sono cambiata. Il mio spirito è quello di quando avevo vent’anni. Devo proprio essere grata al Buon Dio”.
In una breve risposta, aveva per tre volte rivolto il suo pensiero a Dio. Questo modo di parlare, di citare con la più grande spontaneità il Buon Dio, a un osservatore del nostro tempo poteva sembrare una consuetudine tipica delle persone anziane, e soprattutto di una persona nata e formatasi nella prima metà del secolo scorso. Un tempo, quindi, lontanissimo da oggi. Ma non era così. Magda Olivero era una donna colta. Una donna moderna. Le sue parole, le sue frasi erano meditate, rispecchiavano esattamente il suo pensiero, le sue riflessioni.
Ho avuto la fortuna di conoscere questa artista per quasi mezzo secolo. Non ho mai affrontato con lei il problema della fede. Nelle varie interviste che le ho fatto lungo il tempo, non le ho mai fatto la domanda “Crede in Dio?”, domanda che spesso viene rivolta alle personalità dello spettacolo. Non gliel’ho mai fatta perché, nel suo discorrere c’erano sempre, velati ma precisi, accenni a un suo modo di vivere severamente e gioiosamente incentrato nella Fede in Dio e nell’amore vero per il prossimo.
Apparteneva a una famiglia aristocratica. Suo padre era un magistrato, appassionato d’arte e di musica. Famiglia unita e credente. Prima di scegliere il canto lirico, Magda aveva studiato pianoforte e composizione. Era una ragazza bellissima. Tutti si innamoravano di lei, ma riuscì ad amministrare sempre i propri sentimenti con la serietà tipica delle sue convinzioni.
Il successo nel canto fu immediato e strepitoso. Fece il suo debutto in un’opera lirica a Teatro Regio di Torino alla fine di ottobre del 1933, e due mesi dopo era già alla Scala di Milano. Era apprezzata non solo per la voce, la musicalità, ma per la sua arte interpretativa. Cantante e attrice, ad alto livello. Per dieci anni non ebbe rivali.
Un giorno le chiesi come avesse vissuto quel periodo meraviglioso della sua giovinezza durante il quale era celebrata da tutti come la più famosa cantante lirica e la più bella donna dello spettacolo. Mi rispose: “Non sono mai stata una diva, se è questo che vuol sapere. Anzi, ho sempre disprezzato il divismo. La musica è una cosa seria. Un artista è come un buon soldato: deve essere sempre pronto a sacrificarsi per servire l’arte e il teatro. Più che la mia carriera e il mio successo personale, io ho amato la musica, le opere e gli autori. Quando mi applaudivano, pensavo sempre all’autore dell’opera e dentro di me dicevo: ‘Questi applausi sono per te, Verdi, per te, Bellini, per te, Cilea, per te, Mascagni, per te, Puccini’. In quei momenti sentivo vicino a me lo spirito dei grandi maestri, e provavo una felicità profonda. Credo che quello stato d’animo di serena e devota dedizione all’arte, sia stato il segreto della mia lunga carriera”.
Nel 1943, dopo dieci anni di strepitosa carriera, Magda Olivero scomparve dalle scene. Un giallo. Famosa, bellissima, applauditissima, nessuno più sapeva niente di lei. Che cosa era accaduto? “Ero innamorata e mi sposai”, mi disse la cantante rispondendo a quella mia domanda. “Da due anni ero segretamente fidanzata con un industriale italo-tedesco, Aldo Busch. Fin dall’inizio della carriera avevo detto a me stessa che se un giorno mi fossi sposata avrei abbandonato il canto. La professione di moglie, e soprattutto di madre, è così importante che non credo si possa dividerla con altre attività. Inoltre, c’era la guerra e non volevo restare lontana da mio marito. Con le nozze, perciò, diedi un taglio netto alla vita passata e mi misi a fare la casalinga a tempo pieno, come se non avessi mai messo piede su un palcoscenico. Per nove anni rimasi ferma in quel proposito, sebbene fossi continuamente tormentata da direttori d’orchestra e da impresari che venivano a pregarmi di tornare al teatro”.
“Poi, nel maggio del 1952, venne a trovarmi il maestro Tullio Serafin, con il Barone Mazzoni e i commendator Ostali. Mi dissero che i maestro Francesco Cilea era molto ammalato e che ripeteva: ‘Prima di morire vorrei riascoltare la mia Adriana interpretata dalla Olivero’. Avevo interpretato varie volte quell’opera e il maestro Celea aveva dichiarato che ero riuscita a entrare nello spirito della sua Adriana come nessun’altra interprete, e che ero andata oltre le note che lui aveva scritto. Quando mi ero ritirata, Cilea ne fu molto amareggiato e continuò a scrivermi, chiedendomi di ritornare”.
Il maestro Serafin aggiunse: “Non puoi lasciar morire quel povero vecchio negandogli questa soddisfazione”. Restai molto colpita e risposi che ci avrei pensato, Riflettei a lungo, da maggio ad ottobre. Erano nove anni che ero sposata e non avevo avuto figli. Ormai sapevo con certezza che non sarei mai diventata mamma: la ragione principale per cui avevo abbandonata la carriera artistica, veniva perciò a mancare. D’accordo con mio marito decisi di tornare”.
La carriera di Magda Oliviero riprese strepitosa e in questa seconda fase della sua vita artistica, Magda Olivero fu sostenuta da una missione segreta, di cui non ha mai parlato, ma che fu la ragione profonda del suo vivere e del suo cantare. Una ragione che affondava le radici nel suo grande desiderio di maternità, che non aveva avuto la fortuna di poter realizzare con il matrimonio. Divenne la “mamma di tanti ammalati”.
Mi raccontò: “Ho sempre ricevuto molte lettere di ammalati che mi hanno conosciuta ascoltandomi alla radio. Mi dicevano che nella mia voce sentivano una grande sensibilità, qualche cosa che li attirava verso di me, convinti che li avrei capiti. Mi confidavano le loro sofferenze. Erano soprattutto ammalati cronici, quelli che non possono guardare con speranza all’avvenire. Ho cominciato a rispondere alle loro lettere. E, conoscendoli, mi sono affezionata a loro. Ho sempre risposto a tutti. Con alcuni ho tenuto corrispondenza per anni. Gli ammalati sono diventati la ragione principale della mia arte. Cantavo per loro. Mi hanno dato molto, mi hanno fatto veramente capire molte cose della vita”.
“Ricordo un ragazzo di Firenze. Aveva due occhi stupendi, un volto meraviglioso. Per 14 anni restò inchiodato in un busto di ferro, con il corpo deformato. Camminava a stento, soffriva terribilmente nel fisico ma soprattutto nell’animo. Quando lo conobbi era disperato, ma la mia musica gli era di conforto. Gli scrivevo spesso, gli mandavo dischi, libri. Lui mi chiamava ‘sorellina azzurra’. Quando andavo a trovarlo e vedevo quanta sofferenza e quanta tristezza c’erano in quegli occhi stupendi, mi vergognavo di star bene, di avere un fisico normale. Se cantavo a Firenze, lui veniva ad asco
ltarmi. Prendeva posto in un palco. Sapevo che gli piaceva moltissimo un’aria dell’Adriana, e prima di iniziare quella romanza guardavo verso di lui, facevo un gesto che lui conosceva: significava che gli dedicavo quella romanza. So che lui piangeva ascoltandomi, e piangevo anch’io cantando. La musica mi ha permesso di far del bene a tante persone sofferenti, e questi sono e resteranno i ricordi più belli della mia carriera”.
Magda Olivero ha continuato la sua carriera fino al 1981. In quell’anno perse il marito e, rimasta sola al mondo, decise di chiudere la carriera artistica. Ma non definitivamente. Mantenne alcuni appuntamenti per concerti di beneficenza e spesso concerti a tema religioso.
A un appuntamento artistico-religioso rimase fedele fino a quasi cent’anni: la messa del 15 agosto, Festa della Madonna Assunta, nel corso della quale cantava l’immancabile “Ave Maria” di Bach-Gounod. Quel concerto particolare avveniva nella chiesa di Santa Gertrude, a Solda, piccola frazione del comune di Stelvio, in provincia di Bolzano, 2000 metri di altitudine. Dopo il matrimonio, Magda Olivero cominciò a trascorrere le vacanze estive con il marito in quel paesino incantato, che allora quasi non conosceva turismo, e amava ascoltare la Messa con i pochi fedeli del luogo. Nel 1966, quando invece il turismo era sbocciato, cominciò a cantare alla Messa del 15 agosto, e quella sua partecipazione alla Messa di Ferragosto a Solda divenne una consuetudine famosa.
“Sono sempre stata molto devota della Madonna”, mi ha detto Magda Olivero “e quell’appuntamento era un modo per renderle omaggio e per pregare. Pregare a modo mio, cioè cantando, usando quella voce che Dio mi aveva dato. Quegli incontri di preghiera con il canto divennero poi famosi. Avevo ammiratori che venivano anche dall’estero per sentirmi. Per questo ho voluto mantenerli, finchè Dio mi ha dato voce. Cantando tra quella gente, sentivo che pregavo con loro ed ero felice”.
L’ultimo concerto in onore della Madonna nella chiesetta di Solda, Magda Olivero lo tenne nel 2008, quando aveva 98 anni e mezzo.