L'omofobia che… non c'è

Acceso dibattito alla festa di Fratelli d’Italia su unioni civili, omofobia e famiglia. Alfredo Mantovano e Jean-Pier Delaume-Myard, esponente omosessuale della Manif Pour Tous, replicano a Feltri e Scalfarotto

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Opinioni divergenti sul tema dei diritti civili si sono confrontate ieri sera sull’Isola Tiberina, a Roma, nell’ambito di Atreju – L’isola che c’è, la kermesse di Fratelli d’Italia-AN in corso fino a domenica prossima. Al dibattito hanno preso parte il magistrato Alfredo Mantovano, già sottosegretario al Ministero dell’Interno, l’onorevole Ivan Scalfarotto, sottosegretario per le Riforme costituzionali e relatore del ddl sull’omofobia, Jean-Pier Delaume-Myard, esponente omosessuale di Manif Pour Tous, e il giornalista Vittorio Feltri.

Sollecitato sulla questione delle unioni civili, l’ex direttore di Libero e del Giornale ha manifestato la sua vena sorgiva libertaria – già emersa allorquando ha deciso di iscriversi all’Arcigay – definendosi favorevole non solo all’introduzione di questo istituto, ma anche all’aborto e a quella che chiama “la dolce morte”, cioè l’eutanasia. “Quando le leggi impediscono l’esercizio della libertà, significa che sono leggi da modificare e da aggiornare”, dichiara con leggerezza Feltri. Il suo libertarismo fatica tuttavia a tollerare chi si ostina a difendere l’unicità del matrimonio tra un uomo e una donna, giacché afferma di non capire “come mai qualcuno si possa opporre” alle unioni civili. Prendendo in prestito uno slang romano, il vulcanico giornalista bergamasco ha quindi esclamato: “Ma che te frega se due persone dello stesso sesso si sposano!”.

Alla caustica considerazione di Feltri ha risposto Alfredo Mantovano, nell’introduzione del suo intervento, “non con il diritto ma con i dati statistici”. I numeri a cui fa riferimento il magistrato sono quelli del rapporto Eurostat sulla demografia in Europa, dal quale emerge l’ennesimo impietoso quadro che vede il Vecchio Continente sprofondare nell’abisso della denatalità: il tasso di fertilità è a 1,58 e nessuna nazione raggiunge la soglia di crescita zero posta a 2,1. Accettare questo declino significa condannarsi all’estinzione. “In condizioni del genere – ha commentato Mantovano – un governatore saggio dovrebbe intervenire per mettere la famiglia nelle condizioni di avere una vita meno difficile”. È invece una cosa “che strabiglia”, secondo Mantovano, che oggi “nella migliore delle ipotesi la famiglia è ignorata, quando non condannata”.

Secondo il magistrato è dunque la famiglia che necessita di un intervento di tutela da parte del legislatore, non gli omosessuali. “L’art. 61 del codice penale – ha sottolineato Mantovano – prevede l’aggravante dei motivi abietti e futili”. Ragione per cui una legge che tuteli dalla tanto discussa omofobia è da ritenersi inutile. Così come una norma che regoli le unioni tra persone dello stesso sesso. Mantovano ricorda che in un suo opuscolo scritto qualche anno fa “vi era l’elenco dei diritti civili riconosciuti” dall’ordinamento giuridico italiano verso tutte le coppie di fatto, siano esse formate da persone eterosessuali o omosessuali.

Gli unici non riconosciuti attualmente sono l’adozione, la partecipazione a una quota nelle successioni e la reversibilità del trattamento pensionistico. “Sfido chiunque a considerare l’esclusione di queste tre voci una condizione discriminatoria”, il commento di Mantovano. Se il magistrato è dunque “sereno” circa il grado di tolleranza verso gli omosessuali in Italia, si dice invece “preoccupato” dagli effetti che “norme come quelle contenute nel ddl Scalfarotto stanno producendo in altre nazioni”. Mantovano cita i casi in cui si è abusato di leggi contro l’omofobia per minare la libertà d’espressione, “specialmente nei confronti di ciò che abbiamo di più caro, ossia il rapporto con nostra moglie e con i nostri figli”. L’ex sottosegretario agli Interni riprende l’affermazione di Feltri e dice: “Me ne frega molto, perché quando leggo i dati Istat sul calo demografico dell’Italia mi chiedo quale sarà la sorte di questa comunità a causa anche di quest’opera di demolizione della famiglia che ultimamente è degenerata”.

Chiamato in causa da Mantovano, Ivan Scalfarotto ha provato a difendere la sua legge, anzitutto intonando il leitmotiv del “passo di civiltà” già compiuto da tutti i Paesi democratici, poi ribadendo che la libertà d’espressione verrà garantita. Argomentazione che però non convince affatto Mantovano, il quale ha rilevato che non essendo stato definito il concetto di omofobia, si lascerebbe ai giudici “un’applicazione arbitraria” della legge. Un motivo in più per respingere il ddl Scalfarotto. Ma posto pure che ve ne siano, le ragioni a favore della legge sull’omofobia stramazzano dinanzi agli spettacoli offerti sovente dalle associazioni Lgbt. “Se c’è qualcosa che crea l’omofobia è il gay-pride”, afferma Delaume-Myard. E da omosessuale aggiunge: “Mi vergogno di vedere come viene ridotto un omosessuale, con le payette e le piume”.

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Federico Cenci

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