Iraq: liberati sette villaggi cristiani occupati da jihadisti

L’operazione è stata condotta dai Peshmerga curdi con l’aiuto dell’aviazione americana. I miliziani dell’IS hanno minato molte case prima di fuggire

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Circa sette villaggi cristiani a ovest di Erbil, nella piana di Ninive (Iraq) sono stati liberati dopo una serie di scontri fra peshmerga curdi e jihadisti dello Stato islamico. L’operazione è stata possibile grazie all’aiuto dell’aviazione statunitense ai comandi militari curdi, i quali affermano che i jihadisti hanno minato molte case prima di fuggire.

Dai primi di agosto – ricorda l’agenzia Asia News – centinaia di migliaia di cristiani, yazidi, sciiti e turkmeni sono fuggiti dai territori occupati dalle milizie dello IS, che uccidono chiunque contrasta il loro islam fondamentalista e costringono i cristiani a scegliere fra la conversione all’islam, il pagamento di una tassa di “protezione” o la fuga.

I jihadisti hanno conquistato circa un terzo del territorio iracheno, comprese le città di Mosul e Qaraqosh. Gli Stati Uniti sono intervenuti con raid aerei in aiuto ai combattenti peshmerga e hanno varato una coalizione internazionale per sconfiggere lo IS.

I villaggi liberati sono vicini alle città di Bartallah e Qaraqosh, nel nord Iraq. Nei giorni scorsi è stata liberata anche la città di Alqosh a circa 50 km a nord di Mosul. Secondo l’agenzia Aina, il 75% dei cristiani siriaci che erano fuggiti, sono ritornati nella loro città e il 12 settembre scorso hanno celebrato la festa del martire patrono, Mar Qardakh, con una messa e con una processione.

Diverse persone affermano che la vita ad Alqosh sta ritornando al ritmo normale, anche se nei villaggi vicini non vi è acqua o elettricità. A rimanere “disastrosa” è invece l’economia: basti pensare che da oltre tre mesi gli impiegati pubblici non ricevono alcuno stipendio e le loro famiglie vivono con donazioni provenienti dall’estero.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione