Il rischio di affogare nel mare mosso dell'apparenza e della litigiosità!

Manca spesso la capacità di ascoltare e comprendere l’altro, trasformandosi, se occorre, da ferro immerso nel ghiaccio, in ferro immerso nel fuoco della Parola

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Il mondo di oggi punta, in tutto e per tutto, su una cura spasmodica della sua capacità di saper apparire sempre con nuovi effetti singolari. Un lavoro spesso avvolgente, specifico, rigorosamente proiettato a far confondere la fantasia con la realtà. L’uomo appare, almeno sulla carta, forte e quasi invincibile! Mi chiedo: Regge ancora la costruzione e l’avanzamento della sua società sfavillante,  promotrice di un progresso tecnologico ed economico, in grado di stabilire sul pianeta terra nuovi e sicuri parametri per la pace, la giustizia, il bene comune? Se ci si affaccia, con animo obiettivo, dalla finestra della propria vita quotidiana, ci si accorge che intorno c’è una oggettività non proprio veritiera. Qualcosa di molto lontano da ciò che si vorrebbe far sembrare e che nello stesso ritmo si ripete su differenti prime linee. La realtà già da tempo ha debuttato, facendosi avanti a gomitate, tra i deboli riverberi di una fulgida e dorata inventiva umana. Si incominciano di fatto a percepire, tra le reazioni di quanto ci circonda, l’assenza piena di radici profonde e l’incapacità di riscontri obbiettivi. Di fronte a questo quadro, nitido e poco rassicurante, manca spesso la capacità dell’essere umano, anche se credente e cristiano, di ascoltare e comprendere l’altro, trasformandosi, se occorre, da ferro immerso nel ghiaccio, in ferro immerso nel fuoco della Parola.

Ricordo, a proposito, una precisazione di Mons. Costantino Di Bruno: “Tra ferri immersi nel ghiaccio sempre vi sarà guerra. Nessuno si illuda. La guerra finisce solo quando uno diviene ferro immerso nel fuoco. È in quel momento che da uomo superbo, duro, più duro degli altri, diviene persona umile, mite, arrendevole, sa prendere l’ultimo posto, si mette da parte perché reputa gli altri superiori, più capaci, più abili, più esperti”. In Marco, che racconta di un litigio tra i discepoli di Gesù sul loro ruolo futuro, si legge, in un modo esplicito, come l’uomo debba essere capace di servire il prossimo, contro ogni inutile e sterile apparenza: “Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Ai discepoli, e oggi a tutti noi, sfugge che Gesù non lavora per il presente. È questo il nostro peccato ed è il segno che ancora noi non siamo perfettamente ferro nel fuoco divino. Gesù lavora per il futuro, mettendovi solide fondamenta di verità, di sapienza, di perfetta giustizia, doni utili per migliorare l’esistenza sociale di ogni popolo. Lavora per quando i suoi apostoli diventeranno anche loro ferro immerso nel fuoco del Padre e dello Spirito Santo.

Con la crocifissione e la resurrezione del Figlio dell’Uomo il tempo si è compiuto per gli apostoli e per l’umanità intera. Le nostre moderne comunità, fasciate nei loro mille colori e nelle tante filosofie di felicità a basso prezzo, spesso ignorano questa verità universale. Nello stesso momento, le diverse multiformi apparenze, sbiadendosi, fanno apparire scenari non certo confortevoli, fino a far dire a Papa Francesco che ormai “Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli”. Non c’è infatti regione di questo o quello continente che non abbia gettato il seme del conflitto tra popoli vicini e lontani. Appaiono nuove crocifissioni per i cristiani; teste mozzate; donne e bambini massacrati; uomini in fila per essere derisi, umiliati, beffeggiati; case, terreni produttivi, stabilimenti industriali devastati e messi fuori uso. L’economia si regge ormai solo sugli annunci delle banche centrali, mentre la vecchia e nobile Europa arranca sotto il peso di una quotidianità vissuta, al di sopra delle proprie possibilità, anche se sempre vestita a festa. Troppi farisei e scribi in giro!  Non si scandalizzi nessuno se osservo che in molte circostanze, in piena litigiosità, essi sono maggioranza nella politica, nelle finanze, nelle religioni, nelle famiglie, nelle relazioni personali e comunitarie, private e pubbliche. Solo se il mondo si plasma nel fuoco della Parola, può non affogare nel mare mosso delle apparenze e della litigiosità. È ora di andare in questa direzione.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email:  egidio.chiarella@libero.itPer ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.itPer ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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