Hernandez, un angelo tra i "Red Devils"

Storia del “Chicharito” Hernandez, giovane calciatore messicano che ha sempre manifestato la sua fede cattolica, anche sfidando pregiudizi e intolleranza

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È nota ad ogni appassionato di calcio internazionale la confidenza che Javier “Chicharito” Hernandez possiede con il gol. Meno conosciuto è il rapporto che lega questo guizzante centravanti messicano alla fede cattolica. Nonostante la fama e il denaro che si è guadagnato in anni di gagliarda militanza tra le fila della squadra inglese del Manchester United, Hernandez non ha mai distolto lo sguardo dai valori veri, che ha ereditato sin dalla più tenera età all’interno della sua umile famiglia radicata nella città di Gudalajara.

A più riprese il calciatore centramericano ha manifestato pubblicamente la sua fervente fede. Segni della croce, braccia larghe e occhi chiusi in gesto di preghiera nonché eloquenti dichiarazioni come la seguente: “Sono un cattolico, lo dico chiaramente. A casa ho ricevuto una educazione cattolica, soprattutto mia nonna è molto cattolica ed è il fondamento della nostra famiglia”. Il ventiseienne riassume la sintesi della sua vita in tre parole: “Dio, la famiglia e la perseveranza”. Ma ciò che più ha destato curiosità e sorpresa è la dichiarazione secondo la quale prima di ogni partita prega il Signore affinché “si prenda cura della salute di entrambe le squadre in campo”.

Curiosità, sorpresa e anche qualche malumore. In quella Gran Bretagna che ancora fino al 1829 bandiva la religione cattolica, l’ardita esibizione religiosa di Hernandez ha spesso provocato insofferenza e polemiche. Non sono tuttavia servite a dissuaderlo né le minacce da parte dei tifosi dei Glasgow Rangers, notoriamente orientati su posizioni unioniste e protestanti, né le insistenti richieste di alcuni appassionati e giornalisti affinché relegasse la sua fede a fatto meramente privato. Di tutta risposta, Hernandez ha ribadito la sua cattolicità e l’intenzione di continuare a dimostrarla senza vergogna.

Del resto Hernandez non dimentica che i successi ottenuti nel corso della sua carriera vanno attribuiti a meriti che trascendono le sue pur determinanti qualità. Quando ancora militava in una compagine del suo Paese, il Chivas, un ancora giovane “Chicharito” attraversò un periodo di profonda crisi. L’incapacità di emergere tra i titolari della squadra lo gettò nello sconforto, persino nella tentazione di abbandonare l’attività calcistica. Il “grillo parlante” che lo convinse ad andare avanti ritrovando determinazione e voglia aveva il volto di Ramon Morales, un suo collega di squadra di tredici anni più vecchio di lui.

A poco a poco, grazie ai discorsi su Dio, sulla necessità da parte nostra di affidarsi a Lui con serenità e fiducia, Morales iniettò nuova linfa nell’animo di Hernandez. L’allora giovanissimo centravanti intraprese così un periodo di graduale rinvigorimento spirituale, caratterizzato da un approccio diverso nei confronti della vita. “Capii che anche se non avessi fatto bene nel calcio, la mia vita sarebbe potuta essere ugualmente felice, perché la mia vita non è la mia professione – ricorda Hernandez -. Così iniziai a godere di molte altre cose al di là del successo nel calcio, di ogni minuto di fatica in allenamento, di ogni istante passato insieme alla mia famiglia”.

Questo nuovo modo di guardare a sé stesso e alla sua vita fu la chiave della rinascita non solo spirituale, ma anche professionale di “Chicharito”. Tra il 2008 e il 2009 divenne titolare inamovibile del Chivas e della Nazionale messicana, nel 2010 ottenne anche la soddisfazione di battere il record di reti realizzate in un inizio di torneo, segnando otto volte nelle prime cinque partite. Su di lui si concentrarono le attenzioni dei club più blasonati del mondo: nell’estate di quello stesso anno il viaggio intercontinentale per andare ad indossare la prestigiosa maglia del Manchester United, dei cosiddetti Red Devils.

Già, proprio dei Red Devils. Quattro stagioni in cui Hernandez diventa protagonista, oltre che dei successi della squadra inglese, di uno di quei divertenti paradossi che riempiono di fascino la storia del calcio. Il “Chicharito”, come ha evocato il portale spagnolo Religion en Libertad, diventa infatti un angelo tra le file dei Red Devils. Un angelo capace di sfidare pregiudizi e intolleranza affermando senza vergogna la sua fede. Un angelo che pochi giorni fa è volato in Spagna, dove indosserà per un anno – in prestito dal Manchester United – la candida camiseta blanca del Real Madrid.

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Federico Cenci

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