Nel primo messaggio natalizio del suo pontificato, papa Francesco ha chiesto che “i migranti in cerca di una vita dignitosa trovino accoglienza e aiuto”.
In riposta a tale messaggio, a Roma numerosi immigrati che erano entrati in sciopero della fame dallo scorso sabato, hanno interrotto la loro protesta e hanno deciso di scrivere una lettera al Santo Padre, informandolo della loro situazione. La lettera è stata consegnata l’altro ieri al direttore della Caritas di Roma, Emanuele Giannone.
Gli immigrati hanno cucito la loro bocca con ago e filo per denunciare le condizioni in cui versano da mesi. Alcuni di loro sono trattenuti in attesa dei documenti per la concessione dell’asilo politico, altri attendono di essere rimpatriati.
Dalla scorsa settimana, circa 20 immigrati confinati in vari centri di identificazione ed espulsione della Capitale, hanno preso parte allo sciopero della fame. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha dichiarato che è giunto il momento di riaprire il dibattito sull’inumano trattamento degli immigrati in questi centri e ha esortato il Parlamento a proteggere i migranti in fuga da guerre, violenza e povertà.
Ai sensi delle attuali normative sull’immigrazione, gli immigrati possono essere trattenuti fino a 18 mesi, in attesa che la loro situazione si risolva o che dai loro paesi di origine, giunga la documentazione idonea.