La presenza dei cristiani in Medio Oriente è "una garanzia per tutti"

La testimonianza di mons. Mtanious Haddad, Procuratore del Patriarca Greco-Melkita-Cattolica e Rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma

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Tanti siriani stanno ritornando e ricostruendo tutto da zero. Il coraggio e la ferma volontà di difendere il proprio paese e riprendersi la propria vita é una delle risposte più efficaci a chi ha seminato morte e terrore negli ultimi quattro anni.

Questa è oggi la situazione in diverse zone liberate dai gruppi armati in Siria, come ci racconta mons. Mtanious Haddad, Procuratore del Patriarca Greco-Melkita-Cattolica, Rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma, e figlio di Yabroud, cittadina liberata dopo una dura battaglia tra l’esercito siriano e i gruppi estremisti.

“Sono fiero di essere di Yabroud, dove vivono da secoli insieme cristiani e mussulmani – ha dichiarato Haddad a ZENIT -. Dopo l’assalto dei gruppi armati arrivati da fuori, all’inizio alcuni mussulmani hanno difesa la chiesa e il santuario mariano e non hanno abbandonato loro concittadini cristiani, ma alla fine tutti hanno lasciato il paese. Gli estremisti prima di scappare avevano saccheggiata e rubata tutto e se ne sono andati, ma oggi le famiglie sono ritornate per ricostruirla”.

Il terrorismo che denunciavano i siriani oggi è un pericolo e una realtà evidente. Cosa è  accaduto?

Il nostro timore è che l’estremismo travolga tutto: oggi si è trasformato in un dato di fatto. La Siria, dal primo istante, gridava al mondo che quel che accadeva non era uno scontro religioso, né una guerra civile. Le cose erano evidenti e la Siria era una dei primi paesi che aveva intuito il momento storico. Il terrorismo era la base della cosiddetta Primavera araba, propagandata per camuffare l’estremismo religioso e il terrorismo islamico. Non dobbiamo aver paura di dire chiaramente che c’è un terrorismo islamico, un terrorismo che vuole minare la convivenza civile, di cui la Siria era l’esempio, perciò era diventata l’obiettivo di un terrorismo sostenuto dall’Arabia Saudita, Qatar e Turchia sotto una copertura internazionale con la scusa dei diritti umani e della democrazia. 

Una coalizione di alcuni paesi guidata dagli Stati Uniti, è nata per affrontare il terrorismo, e colpire lo Stato Islamico. Ci stanno riuscendo?

Questo è ciò che viene chiamato ipocrisia politica. Quando gli Stati Uniti, sostenevano i gruppi terroristi contro Assad, si giustificavano affermando che volevano dare al popolo siriano la libertà nel nome della democrazia, quando poi, oggi, vanno a colpire gli stessi gruppi terroristici in Iraq, della stessa matrice. Che differenza c’è tra Al-Qaeda in Siria e Al-Qaeda in Iraq? Nessuna. Lo stesso caso della Francia, che colpisce i terroristi in Mali e, allo stesso tempo, fornisce armi ai terroristi in Siria. Questa è l’ipocrisia politica.

Questa coalizione vuole colpire i terroristi anche in Siria, senza coinvolgerla, e senza il suo consenso. Come è possibile? 

In Siria non c’è una guerra di religione. Cristiani e mussulmani, insieme sotto la guida dello Stato, stanno combattendo il terrorismo. Oggi la verità si è rivelata: la Siria e il Presidente siriano Assad, da quattro anni, combattono il terrorismo islamico. Allora come è possibile colpire gli stessi terroristi contro cui combatte la Siria senza coordinare le operazioni con essa? Bisogna avere l’umiltà di ammettere i propri errori e le proprie colpe. Bisogna dire al mondo: abbiamo sbagliato a ritirare i nostri ambasciatori da Damasco, abbiamo sbagliato ad armare questi gruppi, sostenendo il terrorismo; facciamo una conferenza di riconciliazione, sediamoci attorno ad un tavolo per chiarire come affrontare il pericolo del terrorismo. Si dice sempre che in politica non esiste un amico o un nemico per sempre, allora mettiamo in pratica questo principio. Bisogna ammettere che il Presidente Assad aveva ragione e, insieme a lui, dobbiamo affrontare il terrorismo.

La coalizione c’è ma ha escluso Siria e Iran, due paesi in prima linea nella guerra al terrorismo e diretti interessati in ciò che accade in Medio Oriente…

C’è bisogno di una coalizione mondiale ampia, nel nome della verità, non serve più lo scontro personale tra il Presidente Assad e il Presidente Obama o Hollande, né tra Siria e Usa o Francia o altri. La verità evidente è che, con l’espansione dell’estremismo islamico sotto il nome del Califfato, l’obiettivo vero è eliminare tutti quelli che non sono musulmani estremisti. La seconda verità è che questo terrorismo, prima o poi, arriverà in Europa, anzi, è già arrivato. Abbiamo tutti i giorni notizie e casi di aggressioni contro le forze dell’ordine, di cellule estremiste che fanno il reclutamento di combattenti e jihadisti e li mandando in Siria, mentre in Gran Britannia e Olanda ritirano i passaporti a cittadini inglesi, coinvolti nel terrorismo. Allora perché non uniamo le forze della gente di buona volontà per affrontare questo pericolo? Questo terrorismo sostenuto da alcuni paesi islamici, per eliminare tutti quelli che non sono mussulmani estremisti. Con due milioni di dollari al giorno di introiti dall’esportazione di petrolio, hanno comprato le coscienze, le armi e le persone. Dunque il nemico è uno, ed è questo terrorismo da affrontare per garantire la vita dignitosa e la libertà a tutti: sciiti, cristiani, armeni curdi, yesidi e, in primis, ai mussulmani che non sposano l’ideologia dell’estremismo.

La chiesa siriana è stata la prima a suonare l’allarme sul pericolo che travolge i cristiani in Siria. Com’è la loro situazione attuale?

La Siria è stato una dei primi paesi arabi a togliere dalla carta d’identità la religione, perché avevamo superato questo distinzione a favore di una cittadinanza paritaria, ma poi, come il diavolo, è arrivato questo terrorismo, che rifiuta tutto ciò che è carità e accettazione della diversità e della convivenza civile. Spero che torni presto come era prima. Non nascondo che abbiamo perso tante nostre famiglie cristiane, che hanno scelto di lasciare il paese. Quelli che si sono spostati in Libano e in Giordania, di certo ritorneranno, mentre sarà più complicato per quelli che sono andati in Canada e negli Stati Uniti. La sicurezza e la pace in Siria sono l’unica garanzia per i cristiani in Medio Oriente. Negli ultimi anni è stata minata la convivenza civile tra mussulmani e cristiani, una convivenza di cui noi siriani andavamo fieri, essendo un esempio per tutto il Medio Oriente. 

Perché l’invito della Francia ad accogliere i cristiani ha fatto infuriare i vescovi del Medio Oriente? 

Noi cristiani non mendichiamo la misericordia da nessuno, vogliamo vivere nel nostro paese, con dignità e convinzione, cittadini veri, con pari diritti e doveri. Non chiediamo a nessuno di accoglierci e salvarci, perché, facendolo, realizzerebbe il piano dei terroristi: svuotare il Medio Oriente dai cristiani, trasformandolo in uno Stato Islamico estremista, così poi dichiara la guerra contro i cristiani in Occidente.

Ricordo le sante parole di Papa Francesco: “Non possiamo immaginare il Medio Oriente senza i cristiani”. La presenza dei cristiani è garanzia per tutti e, in particolare, per nostri confratelli mussulmani, quelli veri che credono nel loro Corano e vivono con pace la loro fede. Il terrorismo minaccia prima di tutto il vero Islam. Spero che i siriani ritornino ad essere uniti come prima, e che l’Occidente capisca che la Siria non ha bisogno di qualcuno che la difenda, ma di qualcuno che la aiuti non solo a fermare il terrorismo ma a sradicarlo definitivamente.

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Naman Tarcha

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