NOTA – Le normali Letture di questa seconda di Avvento sono surclassate dalla coincidenza con la più grande festa mariana dell’Immacolata Concezione che cade sempre l’8 dicembre. Solennità che, quanto a Letture, non segue il ciclo A-B-C. Sono sempre le stesse in ogni anno.
Prima Lettura Gen 3,9-15.20
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato».Il Signore Diodisse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannatae io ho mangiato».Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
“Il Signore Dio” (ebr. Yahweh Elohim) è sempre reso nella NM con “Geova Dio”. La WT cioè rende il sacro tetragramma del nome speciale di Dio (4 consonanti, YHWH, impronunciabile senza vocali) accogliendo, per renderlo pronunciabile, come se fossero giuste le vocali sbagliate (E-O-A di A/edonay). Nello “opuscolo formato rivista” intitolato “Il nome divino che durerà per sempre” la WT si dice consapevole che la pronuncia italianizzata in “Geova” deriva dallo Yehowah latino che oggi la moderna filologia chiarisce essere frutto di equivoco, giacché la vera pronuncia è quasi sicuramente Yahweh.
Noi invece siamo con la quasi totalità dei traduttori biblici che al riguardo hanno seguito sia l’usanza della antichissima versione greca dei LXX, fatta dagli ebrei di Alessandria in Egitto e coonestata dall’uso che ne hanno fatto gli autori ispirati del NT . Questi – appunto in linea con quella versione, che ha reso/sostituito il nome impronunciabile con “Kyrios” (Signore) – per indicare Dio Padre negli scritti del NT hanno sempre usato “Signore”; e poi lo stesso titolo hanno attribuito a Gesù!… Tuttora gli ebrei evitano di pronunciare il nome di Dio in ebraico e quindi la nostra usanza diviene anche una forma di rispetto per la loro sensibilità. E comunque il punto è che dire Yahweh o Geova: 1) non è una traduzione ma solo il proporre una pronuncia; 2) e che tale pronuncia, secondo la moderna filologia, per Yahweh è quasi certa mentre per Geova è certamente sbagliata poiché impasta le vocali di Adonay con le consonanti YHWH del tetragramma. Il Dizionario Biblico Storico/Critico di MONLOUBOU-DU BUIT definisce la pronuncia “Geova” un “barbarismo… mostro linguistico”. Ogni approfondimento e delucidazione ulteriore lo rimandiamo al nostro Forum www.grisroma.org, sezione Testimoni di Geova.
“Il serpente mi ha ingannata”. Noi leggiamo la Genesi tenendo presente il suo genere letterario di discorso popolare, allegorico, fantasioso, prescientifico ecc… Il geovismo invece lo ritiene di genere storico e perfino cronachistico. Così mentre noi siamo liberi di immaginare mille modi con cui la tentazione si è insinuata nella mente di Eva, il TG è invitato a credere che essa ha davvero parlato con un serpente di cui Satana si sarebbe servito utilizzando la tecnica del ventriloquio.
“sul tuo ventre camminerai”. Insieme al genere, ritenuto storico, il geovismo segue l’idea della interpretazione fondamentalista e letterale. Così esso argomenta che, dal momento che la deambulazione strisciando sul ventre fu per il serpente una condanna-punizione divina, prima della condanna doveva avere le zampe. E’ così che lo si trova raffigurato in antiche illustrazioni; come un grosso lucertolone.
“tu le insidierai il calcagno”. La NM traduce “e tu gli schiaccerai il calcagno”. Pertanto mentre quando il soggetto agente è Gesù, il seme della donna, le illustrazioni geoviste ne mostrano il tallone che schiaccia la testa al serpente; quando si tratta di illustrare il contrario i disegnatori della WT sono rimasti interdetti non sapendo come disegnare un serpente che schiaccia il calcagno di un uomo.
Seconda Lettura Rm 15,4-9
Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio.
Non essendovi punti da rilevare su questa Lettura sottolineamo solo questo caldo invito di S. Paolo per esortare i nostri fratelli di fede ad accogliere fraternamente qualsiasi essere umano come fratello in Dio creatore; doppiamente fratello se della nostra stessa fede; triplamente fratello se credente in Dio a qualsiasi religione appartenga; quadruplamente fratello se dice di ritenersi “laico”, “agnostico” o “ateo”. Il nostro cuore non può escludere nessuno. Anzi batterà con maggiore apprensione quando si incontrerà con fratelli che non condividono la nostra fede e li abbraccerà con cuore cordiale e con la preghiera affinché entrino tutti “nell’unico ovile sotto un solo Pastore”, come è stabilito ab aeterno nel copione di Dio Padre.
Vangelo Lc 1,26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». (…)
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
“Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. La NM lo rende “Buon giorno, altamente favorita, Geova è con te.”
Del Kyrios trasformato in Geova abbiamo già detto. Tralasciamo anche quel curioso “buon giorno” un chàire greco che forse solo la NM rende in quel modo, senza peraltro che i traduttori ci abbiano mai spiegato come hanno fatto a sapere che l’apparizione di Gabriele sia avvenuta di giorno…
Concentriamoci piuttosto sulla enorme diversità di intendere la “grazia” (gr. Chàris) contenuta nel la qualificazione angelica usata da Gabriele nel saluto kecharitomène (participio perfetto passivo di charitòo) che, come è regola dei verbi greci in “oo” indica pienezza*.
La “grazia”, secondo una teologia plurisecolare attestata presso tutta la cristianità , è un dono di Dio che conferisce al battezzato la purificazione dal peccato e la “compartecipazione alla divina natura”. ** Quindi il saluto dell’angelo, che parla essendo ben informato e incapace di mentire, contiene implicitamente il dogma dell’immacolata concezione. Di qui la reazione vivace del geovismo che trasforma quel saluto in “altamente favorita”. E di conseguenza la “grazia” nella NM è sempre definita “immeritata benignità”, non quindi un dono divino che inerisce nello spirito-anima umano, ma un semplice atteggiamento di benevolenza non meritato (che sta per gratuito) da parte di Dio verso l’uomo. E questo perché il geovismo, fedele alla sua radice protestantica, concepisce l’uomo come irrimediabilmente ferito, sporco, malato, infettato a vita dal peccato originale. Si ragiona insomma come se San Paolo non avesse spiegato che il battesimo (che per Maria non occorse, come vedremo!) rende l’uomo rigenerato, nuova creatura, membro santo del Corpo di Cristo ecc… Tale macchia originale, secondo il geovismo, come viene detto chiaramente in un famoso “manuale
per capire la Bibbia”, avrebbe contagiato anche la madre di Gesù. Ma noi rileviamo che la deduzione “anche lei aveva ereditato da Adamo il peccato e l’imperfezione”, *** tirata dal CD dei TG si basa su una interpretazione equivoca (si spera non “studiata”) della “purificazione” a cui la Legge mosaica sottoponeva le puerpere. Si trattava di una purificazione rituale e non dovuta per una colpa morale qual è quella che macchia la coscienza con il peccato. Non è assolutamente concepibile pensare che, con la Legge mosaica, Dio, che ha comandato all’uomo “crescete e moltipicatevi”, abbia insegnato al suo popolo che mettere al mondo figlioli fosse peccaminoso. Vi sarebbe una “contraddizion che nol consente” (Dante).
* Nella nota filologica esplicativa di questo punto il Nolli dice: “Charitòo: riempire di doni; il verbo può indicare grazia fisica e grazia morale; il perfetto denota una pienezza che, essendo compiuta nel passato dura ancora oggi e tende a mantenersi nel futuro. Il verbo è raro e viene usato da Lc probabilmente non senza l’intenzione di indicare una qualità particolare di Maria, ben più importante della grazia fisica.” (G NOLLI, Evangelo secondo Luca, Libreria Editrice Vaticana)
** “Essa realizza l’eliminazione del peccato nella creatura. Il suo concetto viene usato sia per esprimere il dono di Dio, sia “… la misteriosa relazione che Dio stabilisce con gli uomini: il suo “contenuto”, l’effetto che produce efficacemente nel cuore dei credenti, la trasformazione che opera, l’atteggiamento che suscita”. (MONLOUBOU-DU BUIT o.c. p. 481)
*** Citando il passo biblico di Romani 5,12 che dice che “…la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” il CD dei TG si chiede: “Inclusa Maria? La Bibbia riferisce che, in conformità a quanto richiesto dalla Legge mosaica, 40 giorni dopo la nascita di Gesù Maria presentò nel tempio di Gerusalemme un’offerta per la purificazione. Anche lei aveva ereditato da Adamo il peccato e l’imperfezione.”. (Ragioniamo facendo uso delle Scritture, p. 215)
“Come avverrà questo poiché non conosco uomo?”. La NM concorda con noi nella “lettera” rendendo “Come avverrà questo dato che non ho rapporti con un uomo? Ma non concorda nel modo di intendere il senso della domanda giacché non crede alla perpetua verginità di Maria.
La traduzione odierna è felicemente più esatta di quella della CEI del ’74 che diceva “come è possibile?…” inducendo quasi l’idea che in Maria vi fosse incredulità. Cosa che certamente non era nell’intenzione di Luca, anche perché, se così fosse stato, essa sarebbe stata punita alla pari di come lo fu Zaccaria che non credette all’angelo. Sembra proprio che l’errore fu dovuto ad una svista dei traduttori (come avviene nei refusi tipografici) di aver letto nell’originale “pòs estì” (come è possibile; al presente) anziché “pòs èstai” (come sarà possibile, come avverrà, come potrà essere; al futuro, come dice il testo). Ovvero, Maria, credendo alla volontà di Dio manifestatagli da Gabriele non obietta sulla possibilità da parte di Dio, ma chiede solo delucidazioni sul come deve diportarsi lei dal momento che non ha avuto rapporti. E qui una acuta esegesi, condotta con intelletto d’amore e pensando a quale statura avevano i soggetti coinvolti, abbiamo anche adombrata la radice della perpetua verginità poiché Maria sapeva benissimo come nascevano i bambini ed, essendo promessa sposa, la sua domanda sul come diportarsi non avrebbe senso se avesse avuto in animo di vivere un matrimonio normale. Può avere senso solo supponendo tra lei e Giuseppe una promessa di relazione reciprocamente verginale, cioè di non avere rapporti coniugali neanche in futuro. Per gli opportuni approfondimenti su questo particolare rimandiamo all’acuta analisi fatta in proposito dal Servo di Dio Mons. PIERCARLO LANDUCCI nella sua opera “Maria Santissima nel Vangelo“, rieditata nel 2000 con i tipi della San Paolo da Mons. G. Battista Proja, postulatore della causa di beatificazione.
Ovviamente dei “fratelli di Gesù” parleremo in altra occasione.
Chàire, Mariàm, kecharitomène!