“Ancora oggi alle donne che si trovano ad affrontare una gravidanza inaspettata, l’aborto viene presentato come l’unica scelta possibile”; allo stesso tempo, "ad un’ampia percentuale di feti affetti da sindrome di Down non viene neanche offerta la possibilità di nascere”.
Si apre con questa dura costatazione la lettera del cardinale Seán O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della ‘Commissione per le attività in favore della vita’ della Conferenza Episcopale statunitense, diffusa in vista del mese di ottobre, dedicato tradizionalmente alla difesa della vita.
Nel testo, il porporato esprime a nome della Chiesa degli Usa la volontà di “far parte di una società che fa dell’affermazione e della tutela dei diritti umani la sua priorità ed il suo vanto”. Perché, ricorda, “ognuno di noi è un capolavoro della creazione di Dio”.
Dai malati ai sani, dai bambini agli anziani, i quali - scrive O'Malley - "temono di diventare un peso per le loro famiglie e cercano il suicidio assistito”. Invece, nel mondo di oggi emerge quella che Papa Francesco definisce "cultura dello scarto" e si vedono sempre più persone “spinte ai margini della società”.
“Questi drammi vanno direttamente contro il rispetto per la vita e rappresentano una minaccia diretta all’intera cultura dei diritti umani”, afferma l'arcivescovo di Boston. E “piuttosto che una società di persone che vivono insieme le nostre città rischiano di diventare società di persone emarginate, sradicate ed oppresse”.
La soluzione a queste piccole tragedie quotidiane è prima 'interna', secondo il cardinale, sta cioè nel “guardare a se stessi ed agli altri come capolavori della creazione di Dio” e “trattare tutte le persone con il dovuto rispetto”. “Comunità e solidarietà sono l’antidoto della Chiesa all’individualismo che minaccia il rispetto della dignità umana”, afferma infatti. E conclude con l'auspicio che "l’amore e la giustizia" possano motivare ciascuno di noi "a lavorare per una conversione dei nostri cuori, così che possiamo trasformare il mondo attorno a noi”.