Le Regioni accelerano sull'eterologa? C'è chi dice no

Nelle Regioni che hanno annunciato di partire presto con la fecondazione eterologa si accende il dibattito. In Veneto il consigliere Valdegamberi chiede che sia il Consiglio a decidere

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Dopo l’approvazione del documento unitario sulla fecondazione eterologa, molte Regioni stanno procedendo in ordine sparso con delibere attuative sul tema. Una simile accelerazione in questo senso è tuttavia foriera di accese polemiche, nell’opinione pubblica così come tra gli scranni dei Consigli regionali.

Nel Veneto, dove la Giunta ha annunciato che il servizio sarà garantito in 36 centri accreditati dal 1° ottobre con un ticket che si aggira tra i 200 e i 300 euro, il governatore Luca Zaia ha dichiarato: “Vogliamo evitare i viaggi della speranza e permettere a tutti, non soltanto ai ricchi, di provare ad avere un bambino”.

Dichiarazioni, quelle del governatore, che non convincono il consigliere Stefano Valdegamberi, presidente di Futuro Popolare. Secondo Valdegamberi “sulla fecondazione eterologa non può decidere la Giunta regionale, a farlo deve essere il Consiglio, che è l’organo che garantisce la più ampia rappresentatività dei cittadini veneti”.

Il consigliere ha presentato nei giorni scorsi una mozione in Consiglio regionale, affinché l’esecutivo sopprima la delibera che aveva assunto il 9 settembre contenente linee guida predisposte in seguito alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il divieto di ricorrere alla fecondazione eterologa per le coppie sterili. “Su questo tema, considerata l’importanza che esso riveste, la discussione va portata nel luogo istituzionale del Veneto in cui c’è la più ampia possibilità di esercitare la democrazia: il Consiglio”.

D’altro canto, Valdegamberi nella sua mozione solleva una serie di problemi. “La fecondazione eterologa – spiega – viola i diritti del nascituro, perché fabbrica artificialmente un orfano di padre o di madre, crea squilibrio all’interno della coppia, viola la volontà espressa dalla maggioranza degli italiani, che hanno votato su questo argomento nel 2005 il referendum abrogativo della legge 40, apre le porte ad una ipotizzabile selezione genetica dei nascituri”. Si tratta – secondo il presidente di Futuro Popolare – di motivi validi per far sì che “su questo argomento ci sia un dibattito il più ampio ed approfondito possibile”. Di qui l’invito alla Giunta regionale a fare “marcia indietro”, annullando la delibera che ha assunto su questo argomento e “portando la discussione in Consiglio”.

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ZENIT Staff

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