La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre è candidata al premio Sakharov 2014 per la libertà di pensiero, per lo straordinario contributo offerto a sostegno dei cristiani perseguitati in Iraq e Siria.
Il Premioè un riconoscimento dedicato allo scienziato e dissidente sovietico Andrej Dmitrievič Sacharov, istituito dal Parlamento europeo nel 1988 allo scopo di premiare personalità od organizzazioni che abbiano dedicato la loro vita alla difesa dei diritti umani e delle libertà individuali. Viene consegnato ogni anno in una data prossima al 10 dicembre, in ricordo del giorno in cui venne firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Tra i candidati, quest’anno, c’è quindi anche ACS che ha accolto con grande emozione la nomina, come ha dichiarato alla Radio Vaticana la portavoce Marta Petrosillo.
“La nostra è una Fondazione che si occupa di sostenere la pastorale della Chiesa, quindi gli aiuti umanitari non sono proprio il nostro obiettivo primario – racconta – na di fronte al grido di sofferenza di così tanti cristiani e non solo, in Iraq e in Siria, ovviamente ci siamo molto attivati. Abbiamo donato per sostegno a rifugiati e sfollati interni in Siria, dall’inizio della crisi nel 2011, oltre tre milioni e mezzo di euro e siamo presenti adesso in questa tragica ennesima e ultima crisi in Iraq”.
“Nello scorso giugno – prosegue Petrosillo – abbiamo donato appena una settimana dopo che Isis aveva preso il controllo di Mosul i primi 100 mila euro per mille famiglie di rifugiati dell’arcidiocesi caldea di Mosul, e purtroppo a seguito del protrarsi della crisi e delle gravissime difficoltà delle popolazioni locali e anche della presa, da parte dell’Is, di 13 villaggi della Piana di Ninive, abbiamo donato un secondo contributo straordinario di 100 mila euro, lo scorso agosto”.
Oltre all’aiuto finanziario, la Fondazione è stata vicina alla Chiesa irachena anche con la preghiera indicendo una Giornata mondiale per la pace il 6 agosto scorso e organizzando anche il viaggio di una delegazione internazionale ad Erbil “per mostrare alla Chiesa, ai cristiani e alle popolazioni locali la nostra vicinanza e per poter organizzare nuovi aiuti”.
Quindi, la candidatura al Premio Sakharov – afferma la portavoce – “riconosce il nostro lavoro, ma ciò che è più importante per noi è porre sotto ai riflettori, all’attenzione dell’opinione pubblica, la tragedia che si sta consumando oggi, in particolar modo in Iraq”.