Lo stato vedovile in un'ottica cristiana

La responsabile del Movimento “Vita Nuova”, Fernanda Mischiari-Solieri, spiega come la perdita del coniuge possa essere accompagnata da un profondo cammino spirituale

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Tra le problematiche della terza età – sebbene il fenomeno possa coinvolgere anche persone più giovani – spiccano quelle relative allo stato vedovile. Si tratta di un tema su cui la Chiesa Cattolica non ha mai offerto un magistero organico, tuttavia non mancano gruppi ed associazioni che lo seguono da vicino.

Tra questi figura il Movimento Vedove Cattoliche “Vita Nuova”, la cui responsabile, Fernanda Mischiari-Solieri, ha raccontato a ZENIT come, pur nell’esperienza del dolore della perdita del coniuge, i vedovi e le vedove possano aprirsi e fornire alla loro famiglia e alla comunità una grande testimonianza cristiana.

Lo stato vedovile molte volte è visto in modo negativo, dato dal triste evento della mancanza del proprio coniuge. Come, invece, considerarlo cristianamente?

Nessuno ama rimanere nella sua vita vedovo o vedova e sicuramente, dopo la morte del proprio coniuge, non trova molto aiuto da parte della società, però nella fede riscopre una nuova spiritualità che lo unisce in modo particolare a Dio.

Per raggiungere questo è necessaria per la persona vedova molta preghiera e riflessione che la conduce ad un nuovo rapporto con il Signore che si trasforma sempre più come un forte appoggio davanti ai momenti di solitudine. Con tale cammino umano e spirituale, lo stato vedovile può essere guardato cristianamente come una scelta particolare che Dio ha compiuto.

Oggi la vedovanza trova ascolto nella Chiesa? Quale apporto può offrire alla comunità ecclesiale?

Riscontro purtroppo che nella Chiesa manca ancora una pastorale organica per le persone vedove, considerando che in Italia sono approssimativamente 6 milioni le persone che vivono  in questo stato.

Pertanto vorrei – ma credo che in questo possa interpretare la richiesta di molte persone vedove – una maggiore attenzione allo stato vedovile, partendo dalle parrocchie, dalle organizzazioni ecclesiali e dalle varie diocesi, arrivando alla formazione dei futuri parroci.

In tale sfida però bisogna uscire da una visione della persona vedova solo come privata della persona amata e quindi in perenne dolore, ma come un’importante presenza nella Chiesa con la sua azione e testimonianza.

Infatti, come non considerare l’impegno di molte persone vedove nella Chiesa come aiuto e sostegno nella prassi quotidiana di molte parrocchie?

Come può la presenza vedovile essere d aiuto al matrimonio e alla famiglia?

La vedovanza cristiana con la sua testimonianza può aiutare gli sposi a considerare quanto sia importante una vita insieme al proprio coniuge, affrontando le fatiche e difficoltà che possono sorgere nella quotidianità matrimoniale.

Poi, sicuramente, una persona vedova, cresciuta nella fede, aiuta in  special modo i giovani sposi, a non fermarsi ad un esistenza “normale” vissuta insieme, ma continuamente a riconoscere come l’altro sia sempre un dono prezioso di Dio.

La vedovanza ha anche un forte compito educativo verso le nuove generazioni, sapendo che la sfida odierna è unire una formazione umana ad una cristiana, accompagnando i nostri figli e nipoti nella loro crescita, apportando in loro non il senso di morte tipico della società contemporanea, ma un sguardo di speranza sul proprio futuro.

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Carlo Veronesi

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