In occasione della visita ad limina a Roma, monsignor Gaspard Beby Gneba ne ha approfittato per incontrare dirigenti di Radio Maria per chiedergli di rimettere in piedi la capacità di trasmissione dell’emittente.
Intervistato da ZENIT, il giovane vescovo ha raccontato della sua Radio che trasmetteva in francese e nelle altre due lingue locali, ed ha raccontato anche della situazione del Paese che attualmente sembra stabile. “Ci sono ancora bande che assaltano chiese e luoghi saccheggiando tutto”, ha detto il presule, tuttavia “le scuole funzionano, gli ospedali anche, in più parti si sta ricostruendo. Le truppe dell’ONU vigilano anche se non hanno regole d’ingaggio per intervenire con le armi. Il governo non è ancora fortissimo, ma cerca di garantire misure di sicurezza”.
All’inizio della guerra civile, ha aggiunto il vescovo, alcuni hanno cercato di creare un conflitto tra cristiani e musulmani. L’obiettivo era cercare di guadagnare potere politico, ma in Costa D’Avorio non c’erano gruppi fondamentalisti. Tra cristiani e musulmani c’era e c’è tuttora una buona collaborazione, anche se si sta tentando anche in Costa D’Avorio di far penetrare gruppi fondamentalisti.
La diocesi di Man, capoluogo della Regione delle Montagne, conta più di 160.000 persone, ci sono 52 sacerdoti, sette comunità religiose femminili e due maschili.
I cattolici sono il 25% della popolazione, e nonostante non siano maggioranza godono di una grande considerazione. Appena ristabilita la pace, la gente tutta ha votato i componenti della Commissione per la riconciliazione. E, a sorpresa, monsignor Beby è stato letto con i voti di musulmani e cristiani come Presidente della Commissione nella sua regione.
Da quando, nel 2009, è stato nominato a capo della Diocesi, il vescovo di Man ha indicato come priorità pastorale le buone relazioni con i musulmani. Tanto da recarsi da loro con doni durante le celebrazioni per il Ramadan – la loro “quaresima” – e lo stesso hanno fatto i musulmani con i cattolici nel mese di gennaio. In entrambe le occasioni, quindi, le due comunità hanno stabilito buoni rapporti fraterni.
“Il problema più grande della Costa D’Avorio – ha poi spiegato monsignor Beby – è stata la successione al Presidente che ben aveva governato il paese. Alla sua morte si è scatenata una vera e propria lotta per la successione”. Anche perché “non c‘è ancora una comunità civile abbastanza forte da garantire una continuità democratica”.
“Non c’è il fondamentalismo islamico ma c’è il rischio che possa arrivare”, ha concluso il presule, “la situazione non è facile, ma è comunque un occasione perché il cristianesimo emerga come religione di pace”.
Durante la visita ad limina al papa, i vescovi della Costa D’Avorio chiederanno preghiere e aiuti perché si possa ricostruire e consolidare la comunità civile che possa garantire libertà e democrazia.