"Ogni sostegno alla follia omicida dell'Is venga esplicitamente rigettato"

L’intervento di ieri del cardinale Sandri al summit inaugurale dell’Associazione “In defense of christians” a Washington

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Ancora una volta una voce si è alzata per chiedere al mondo di non chiudere gli occhi davanti alle tragedie che si stanno consumando in Medio Oriente, specialmente in Siria e in Iraq. Era quella del cardinale Leonardo Sandri, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, intervenuto ieri a Washington al summit inaugurale dell’Associazione “In defense of christians”. E’ questa un’organizzazione no-profit che riunisce i capi delle Chiese Orientali, cattoliche ed ortodosse, insieme ad altri esponenti della vita sociale e politica mondiale, per riflettere sul modi in cui la comunità internazionale possa agire in favore delle popolazioni del Medio Oriente.

Proprio da lì è partito infatti l’intervento del porporato, da quelle terre martoriate come Iraq e Siria in cui accadono “terribili avvenimenti” provocati dall’avanzare delle milizie dell’autoproclamatosi Stato Islamico (Is). Ma non sono meno le tragedie che si verificano ogni giorno in alcune regioni dell’Africa – la Nigeria su tutte, segnata dalle violenze di Boko Haram – da cui provengono notizie di decapitazioni, crocifissioni, infibulazioni, rapimenti, distruzione o profanazione di luoghi di culto. 

In tutti questi luoghi – ha detto Sandri – si verifica “il più inaccettabile disprezzo della libertà religiosa e di ogni altro diritto umano”. Le minoranze, non solo cristiane, vengono sottoposte a “sofferenze immani”. E a tutto ciò si aggiunge “il barbaro indottrinamento di bambini di dieci anni”, strappati dai giochi dell’infanzia e dalla formazione scolastica e “costretti ad inneggiare contro i presunti nemici e ad imbracciare le armi”.

Di fronte a questo drammatico scenario non si può stare immobili: il prefetto delle Chiese Orientali lancia quindi un appello affinché “ogni sostegno politico, economico e militare” all’Is e alla sua “follia omicida” sia “esplicitamente rigettato”. Bisogna interrompere inoltre “la complicità di un silenzio diffuso che avvolge il conflitto in Siria”, ha dichiarato Sandri, dicendosi in disaccordo con chi parla di “scontro di civiltà e di guerra in atto tra Islam e Cristianesimo”.

Una posizione, questa, che il cardinale spera non prevalga mai, anche se attualmente – osserva – “c’è chi tende a distruggere purtroppo la chiara realtà di una convivenza culturale rispettosa e proficua”. E sono i pregiudizi anche a far danno: in Occidente, ad esempio, “spesso si cade nella trappola di considerare la cultura araba come integralmente musulmana”, ha evidenziato il porporato.

D’altro canto, ci sono dubbi di cui “non si può tacere”; il primo è proprio l’incidenza sul conflitto di “ingenti interessi economici in gioco”. Il cardinale li ha elencati uno ad uno: “commercio di armi, controllo dei pozzi di petrolio e dei giacimenti di gas”; il tutto in nome di una “cultura dello scarto” che lascia spazio “all’interesse economico personale”, annientando o non considerando “l’altro, la sua vita, la sua dignità”.

L’appello del prefetto è andato quindi alle Nazioni Unite, affinché “diventino sempre più e in modo trasparente il luogo in cui tutti i popoli difendano concretamente con risoluzioni ed azioni adeguate la dignità dei cristiani del Medio Oriente” e di ogni altra minoranza.

Con vigore il porporato ha ribadito che il ritorno dei cristiani, in particolare di Mosul, “deve essere assicurato”, pena – ha detto – “la dissoluzione di una società che per secoli è stata capace di convivenza reciproca”. Nel discorso di Sandri ritornano quindi le parole di Papa Francesco: “Va fermato l’aggressore ingiusto ma non limitiamo il pensiero al solo uso della forza, in alcuni casi necessaria, e comunque solo entro il quadro di un accordo internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite, coinvolgendo i Paesi arabi e musulmani”.

Sempre ieri, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali è intervenuto al Consiglio permanente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Anche in questa occasione – riferisce la Radio Vaticana – si è soffermato sul conflitto mediorientale, in particolare sulle “barbarie e le atrocità che colpiscono i più deboli, come agli anziani, le donne ed i bambini”.

Non è mancato poi un ricordo per i sacerdoti rapiti in Siria e per tutti i giornalisti “brutalmente uccisi” nel conflitto. Per loro il cardinale ha elevato una sentita preghiera a Dio, perché “il loro sacrificio smuova le coscienza del mondo intero”.

Infine, un cenno anche alle minacce che colpiscono le Chiese di Terra Santa, “culla dell’universale piano di salvezza nell’amore”. In tal contesto – ha concluso Sandri – tutti i leader spirituali sono chiamati a “prendere posizione contro la violenza cieca e barbara” e ad “educare i fedeli a non cedere ad una visione del conflitto tra civiltà o religioni”. 

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ZENIT Staff

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