Eterologa: linee guida inefficaci, serve una legge

I presidenti delle Regioni hanno approvato all’unanimità delle linee guida sull’eterologa, ma il ministro della Salute frena gli entusiasmi e ribadisce la necessità di una legge

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Le Regioni spingono sull’acceleratore dell’eterologa. Riuniti stamattina in conferenza, i Governatori hanno infatti approvato all’unanimità le Linee guida varate appena ieri da tecnici e assessori alla Salute regionali. L’annuncio è stato dato dal presidente del Veneto, Luca Zaia, il quale uscendo dalla conferenza ha detto: “Le Regioni hanno deciso all’unanimità di andare avanti con le linee guida affinché l’eterologa diventi una realtà e si colmi il vuoto legislativo”.

Tra i più soddisfatti il suo collega della Toscana, Enrico Rossi, che aveva anticipato i tempi mediante una delibera del 28 luglio con cui l’eterologa entrava nelle strutture regionali. “Quello che abbiamo fatto è arrivare, con grande senso di responsabilità, a un accordo affinché ci sia omogeneità di trattamento – ha commentato Rossi -. La tendenza adesso è garantire su tutto il territorio nazionale alle stesse condizioni questo diritto”.

Il documento approvato dalle Regioni prevede che la fecondazione eterologa sia gratuita o si ottenga dietro pagamento di un ticket. In un primo momento sarà a carico dei Servizi sanitari regionali, in attesa che il governo risponda alla richiesta effettuata dalle Regioni affinché sia inserita nei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

Ciò che più colpisce Laura Palazzani, vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica e ordinario di Filosofia del diritto alla Lumsa, è che le linee guida non hanno dissipato i dubbi di chi denuncia il rischio di uno scivolamento verso l’eugenetica. Nel documento si stabilisce infatti che il nato da eterologa abbia lo stesso colore della pelle, dei capelli, nonché lo stesso gruppo sanguigno della coppia ricevente. “Sono questioni – ha detto la Palazzani alla Radio vaticana – che portano veramente ad una forma di eugenetica che non è assolutamente accettabile”.

Riguardo alla necessità – sottolineata da molti – da parte del nato da eterologa di mantenere un legame con i suoi genitori biologici, è stato deciso che, compiuti i 25 anni d’età, avrà la possibilità di conoscere l’identità del padre o della madre biologici. Donatori che potranno avere tra i 20 e i 35 anni per le donne e tra i 18 e i 40 per gli uomini.

Un freno agli entusiasmi dei presidenti delle Regioni prova a metterlo Beatrice Lorenzin, ministro della Salute. “Le Regioni fanno bene a lavorare insieme per trovare una linea comune ma una legge è necessaria anche per l’inserimento dell’eterologa nei Lea e in materia di ticket – precisa -. Ho inviato la bozza di decreto a Camera e Senato e auspico che il lavoro parlamentare sia veloce”.

Necessità di una legge che condivide Eugenia Roccella, vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera e collega del Nuovo Centrodestra della ministra Lorenzin. La parlamentare ritiene che “al di là delle buone intenzioni”, il documento”rischia di essere un regalo ai centri privati che potranno partire in una situazione di sostanziale deregulation”. La Roccella osserva che “non si tratta infatti nemmeno di vere e proprie linee guida, ma solamente di un semplice accordo fra i Presidenti delle Regioni, accordo che non può ovviamente prevedere sanzioni per chi lo violasse”.

Per rafforzare la sua tesi sull’inefficacia di quest’accordo, la Roccella spiega quanto avvenuto “pochi minuti dopo” l’annuncio del governatore Zaia. “La presidente dei Cecos, Elisabetta Coccia metteva le mani avanti, e sottolineava che il limite di 43 anni per le donne che accedono all’eterologa nel Servizio sanitario nazionale, fissato dalle Regioni, lascia fuori oltre il venti per cento delle richieste, e non è fissato per legge. In queste condizioni, è evidente che non sarà rispettato”.

La vicepresidente della commissione Affari sociali ribadisce dunque che “una legge è necessaria per garantire la sicurezza sanitaria delle coppie e dei nati e per evitare le deformazioni del mercato dei gameti, stabilendo una reale gratuità”.

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Federico Cenci

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