“Guardare la clessidra” dalla parte inferiore, misurando la pienezza del tempo che viene a compimento. Con questa metafora, ripresa da San Paolo, il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, ha introdotto la propria omelia in occasione dei Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e del Te Deum di fine anno, celebrati nella basilica di San Petronio.
“Lo scorrere del tempo – ha spiegato Caffarra – è in primo luogo la pazienza di Dio nei nostri confronti, poiché Egli vuole che ci convertiamo al Vangelo del suo Figlio sempre più profondamente”, che ognuno di noi entri “sempre più profondamente nell’Amore redentivo di Cristo”.
Mentre i calendari antichi calcolavano gli anni a partire dall’intronizzazione del sovrano, il calendario cristiano lo fa “a partire dal parto di Maria, vero fatto ri-fondativo della nostra umanità”. Da qui l’usanza, oggi pressoché caduta in disuso, di espressioni come “nell’Anno del Signore” o “dal parto della Vergine”.
Il cristiano, dunque, “si colloca nel tempo del Signore Gesù, e pertanto la nostra esistenza viene qualificata dal rapporto con la sua Persona”, ha sottolineato il cardinale.
Lo scorrere del tempo, tuttavia, non coinvolge solo le singole persone ma anche “ogni comunità-società umana”. Difatti, ha spiegato Caffarra, “l’ingresso di Dio dentro la genealogia umana ha cambiato anche il nostro modo di convivere”. Non ci sono più “estranei”, dunque, ma “ogni uomo è fratello di ogni uomo”.
Se però questo legame di fraternità si spezza la città umana “si disgrega” e ne fanno le spese i “tre beni fondamentali per l’uomo: la famiglia, la casa, il lavoro”, senza i quali una persona “è ferita nella sua stessa umanità e dignità”.
A questo punto diviene lecito domandarsi quale sia “condizione della nostra città in ordine a quei tre beni umani”, ha osservato l’arcivescovo di Bologna, che ha quindi menzionato una serie di problematiche sociali attuali: gli sfratti, la cui “crescita esponenziale” può “mettere a rischio la pace sociale”; la mancanza di lavoro tra i giovani e tra le persone “in età nella quale è assai difficile ritrovarlo”; infine “la famiglia non sempre riconosciuta nella sua insostituibile funzione sociale”.
Si tratta di segnali che “obbligano tutti noi che abbiamo responsabilità pubbliche, a fare un serio esame di coscienza”, ha detto il porporato.
Di fronte a tali poco confortanti scenari, è tuttavia “presente dentro ai nostri giorni tribolati il sublime miracolo di una misericordia eterna che dona all’uomo la capacità di costruire città fraterne”. Aprirsi a questa presenza, ci dà la certezza che “il bilancio sarà sempre fortemente in attivo”, ha quindi concluso Caffarra.