Lo ha detto padre Miguel Yanez S.J. nel presentare il libro “Amare e servire. Il realismo storico di papa Francesco” scritto dal vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi e pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Secondo padre Yanez, che è direttore del Dipartimento di Teologia Morale della Pontificia Università Gregoriana, papa Francesco riesce a portare l’ecclesiologia del Corpo Mistico ad essere storicizzata nell’ecclesiologia del Popolo di Dio, in una unica visione della Chiesa Mistero.
Il padre gesuita ha spiegato che la teologia latinoamericana e soprattutto il Magistero delle Conferenze episcopali parlano di “popolo di Dio” come comprensione della presenza di Gesù nella storia umana.
In questo contesto, ha grande risalto la religiosità popolare, la quale “non è un mero folklorismo, piuttosto una fede incarnata nella cultura di un popolo, una fede radicata nel cuore di un popolo, una fede vissuta nel quotidiano, nelle attese e nelle angosce soprattutto degli umili, dei poveri; una fede infine, storicizzata”.
“La religiosità popolare – ha sostenuto padre Yanez – è il tesoro dei poveri, è il vissuto autentico di una speranza nel Signore della storia, che porta alla gente a riconoscersi da fratelli, a sostenersi nelle difficoltà, a camminare insieme”
Una religiosità popolare che va evangelizzata, purificata cioè dagli elementi spurii che dall’altra parte si trovano non soltanto in essa, ma nella società stessa.
Partendo dall’esortazione secondo cui “i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo”, il libro di mons. Leuzzi – ha precisato il padre gesuita – “tenta di guardare la realtà collocandosi nella periferia”, perché dalla fede dei poveri “si comprende meglio la realtà della Chiesa”.
A questo proposito padre Yanez ha raccontato di un Vescovo argentino ospite a Roma, il quale ha raccontata come la gente di una comunità ha capito bene la chiamata e l’esempio di papa Francesco: “hanno incominciato la missione dalla periferia della città, dalle borgate, e sono tornati molto contenti di essere benvenuti dai poveri! Loro hanno provato lo stesso entusiasmo che il testo di Luca riporta al cap. 10,17, alla fine della missione dei 72 discepoli”.
Per padre Yanez, questa è l’ecclesiologia vissuta del Vaticano II, recepita dal magistero latinoamericano, e cioè “una reinterpretazione del Vangelo nella storia piuttosto che una mera elucubrazione al di fuori di essa, tipico forse di una teologia borghese oppure eurocentrica”.
Parlando dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, il padre gesuita ha spiegato che Papa Francesco non ci da delle ‘ricette’, ma “è un appello al cuore della Chiesa, al cuore del cristiano”.
“In continuità con la Gaudium et spes – ha aggiunto Yanez -, Papa Francesco chiama a tutti i cristiani a rendersi presenti nel mondo non secondo la sua logica, quella del potere, piuttosto con quella di Gesù: nel servizio!”
E la Chiesa “è chiamata un’altra volta a riformarsi, a convertirsi. Infatti, l’evangelizzazione inizia dalla Chiesa non per rimanere in essa (autoreferenzialità della Chiesa), ma appunto, soltanto una Chiesa che ha accolto il vangelo (discepola) può e deve essere una chiesa missionaria, una Chiesa in grado di trasformare il mondo con il lievito del Vangelo”.
Dopo aver ricordato che “amare vuol dire uscire da sé per servire” padre Yanez ha concluso affermando che “il libro di mons. Lorenzo Leuzzi ha colto la centralità di questa formula per esprimere la vita e il pensiero, l’agire di Papa Bergoglio”.