“La fede è la capacità di vedere il mondo come il luogo abitato da una “presenza”. Lo ha detto ieri pomeriggio don Filippo Morlacchi, nel corso del ritiro degli insegnanti di religione di Roma.
Nel corso della meditazione svolta presso il Seminario romano minore, il Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Scolastica e l’Insegnamento della Religione del Vicariato di Roma, ha spiegato che bisogna “imparare ad avere lo sguardo di Gesù sul mondo”.
Secondo don Filippo, è difficile graffiare la superficie nel mondo d’oggi che si propone ai giovani dove tutto sembra scontato e ovvio, ma il sacerdote ha invitato gli insegnanti a far vedere il senso della vita e alimentare la speranza.
“Nella fragilità dell’esperienza umana - ha affermato - la speranza è capire il senso della vita, cioè comprendere il presente e guardare al di là, come fanno gli artisti o i poeti”.
Artisti e poeti che vedono cose che gli altri nella fretta delle vita non avvertono, e loro invece mostrano a tutti.
Insomma, ha sostenuto don Filippo, bisogna riuscire a vedere “l’invisibile” che è “la presenza di Dio nel mondo”.
Tra i vari autori citati dal Direttore della Pastorale scolastica, c’è anche il diario di Etty Hillesum, un ebrea polacca che morì giovanissima ad Auschiwitz.
Etty era una ragazza che viveva pienamente. Fu presa e anche quando capì che sarebbe stata deportata dall’Olanda in Polonia, scrisse: “eppure non riesco a trovare assurda la vita (…) eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. (…) Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò… di aiutarti affinchè tu non venga distrutto dentro di me”.
“L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi – ha continuato la Hillesum - e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini”.
È chiaro il messaggio della Hillesum: ‘finchè non cancelleranno il mio amore per la vita possono uccidermi ma non distruggermi’.
Un bravo insegnante di religione, ha affermato don Filippo, “insegna la magia della vita”, spiega e testimonia che non c’è realtà umana che non possa essere abitata da Dio.
L’uomo non è solo un manipolatore del suo mondo, ma è anche qualcuno che è capace di leggere il messaggio di Dio nel mondo, che è capace di vivere, leggere e interpretare quello che appare invisibile.
Don Filippo ha concluso riprendendo una citazione di Leonardo Boff secondo cui l’uomo “nell’effimero può leggere il Permanente, nel temporale l’Eterno, nel mondo Dio”.