Che cosa chiedono i cattolici a Papa Francesco?

Il cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida e presidente della Conferenza Episcopale del Brasile, risponde ad alcune domande dei lettori su Bergoglio e il suo pontificato

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Diversi lettori di ZENIT, nelle varie lingue, stanno inviando domande, sollevando dubbi e chiedendo risposte circa il pontificato di Papa Francesco, in particolare su quale sia la sua visione del Magistero e come intenda applicarlo. Per spiegare e fornire le giuste risposte, ZENIT ha intervistato il cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida, presidente della Conferenza Episcopale del Brasile, membro del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e della Pontificia Commissione per l’America Latina.

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Alcuni hanno sollevato dubbi sull’ìmpegno pubblico di Papa Francesco nella difesa della vita nascente. Lei cosa ne pensa?

Cardinale Damasceno: La posizione del Santo Padre sul tema della vita è quella che la Chiesa ha sempre portato avanti e cioè che il diritto alla vita è quello fondamentale da cui derivano tutti gli altri diritti. Pertanto la vita deve essere accolta, rispettata e promossa in tutte le sua fasi, dal concepimento fino alla morte naturale. Papa Francesco si è opposto pubblicamente e con coraggio contro tutto ciò che ferisce la dignità della persona umana. Quando Gesù dice “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Giovanni 10:10) non sta parlando solo della partecipazione alla vita divina, ma anche al cammino terreno da vivere con dignità in tutte le dimensioni, tra cui l’umanizzazione, la riconciliazione, l’integrazione sociale, in una parola: la liberazione integrale.

Alcuni credenti hanno un atteggiamento critico nei confronti del Papa, sostenendo che seguono il Pontefice solo quando parla “infallibilmente”, ossia “ex cathedra”. Mentre si dichiarano abbastanza scettici nei confronti delle parole del Papa rilasciate in interviste, omelie, o discorsi a braccio…

Cardinale Damasceno: I fedeli cattolici devono essere attenti e accettare gli insegnamenti in merito alla fede e alla morale proclamati dal magistero della Chiesa e gli insegnamenti del magistero autentico che sono proposti in maniera definitiva. Allo stesso modo, il cattolico deve accettare il magistero ordinario del Papa e dei vescovi nell’esercizio nel loro quotidiano servizio al popolo di Dio attraverso la predicazione, i discorsi e la spiegazione e approvazione del catechismo. Il Papa e i Vescovi sono investiti dell’autorità di Cristo e come pastori a loro è stato affidato il compito di interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o tramandata. Naturalmente, in tutte le manifestazioni del magistero si deve tener conto dell’impegno, dell’autorità con cui il Papa e i vescovi in comunione con lui, esercitano il loro magistero.

Il Papa ha denunciato la situazione di fame in cui versano milioni di persone come uno scandalo generato dall’egoismo. L’invito ad andare alle periferie esistenziali e sociali, inoltre, sembra essere un segno distintivo del suo pontificato. Alcuni associano tale invito ad una vecchia proposta lanciata dalla “teologia della liberazione”. Lei cosa ne pensa?

Cardinale Damasceno : La Chiesa è per il mondo, non il mondo per la Chiesa. Gesù ha inviato i suoi discepoli a predicare il Vangelo a tutte le genti: “Andate in tutto il mondo e proclamate la buona novella a tutta la creazione” (Mc16,15). Quello che il Santo Padre Francesco chiede è ciò che Gesù comandò ai suoi discepoli e cioè uscire fuori, andare da coloro che vivono nelle periferie, non solo geografiche, ma anche esistenziali. Avvicinare i lontani, incontrare quelli per cui il Vangelo non ha nessuna importanza. Non basta l’accoglienza pastorale, è necessario andare incontro a coloro che non partecipano alla Mensa del Signore. Questa opzione non è ideologica, ma piuttosto evangelica, frutto di unione e amore per Gesù Cristo .

Papa Francesco parla alla gente come singole persone e non come massa. Tocca il cuore delle persone, che accorrono a Roma da tutto il mondo per vederlo, incontrarlo, ascoltarlo. Incredibile, poi, l’interesse e l’apertura al dialogo che suscita con i non credenti o i lontani dalla Chiesa. Cosa significa, secondo lei, tutto questo?

Cardinale Damasceno: Nella sua visita pastorale in Brasile, Papa Francesco ha insistito molto sulla cultura del dialogo, sull’incontro, sulla valorizzazione dell’altro, perché nessuno è così povero da non avere qualcosa da offrire e nessuno è così ricco da non aver nulla da ricevere. Il Papa ha definito l’atteggiamento di apertura, disponibilità, fiducia, assenza di pregiudizio verso l’altro, come “umiltà sociale “, ed è questo ciò che suscita e promuove il dialogo. In una società caratterizzata da fenomeni come individualismo e egoismo, dove prevale il motto “ognuno per sé, Dio per tutti “, arriva Papa Bergoglio e ci ricorda che in Gesù Cristo siamo tutti fratelli e sorelle e che siamo chiamati al rispetto reciproco, al dialogo, alla condivisione, allo scambio, alla solidarietà. Questo modo di fare del Santo Padre attira centinaia di migliaia di pellegrini a Roma. Ho sentito dire che al tempo di Giovanni Paolo II i pellegrini andavano a Roma per vedere il Papa, con Benedetto XVI andavano per ascoltarlo, ora con Francesco vanno per abbracciarlo.

Ci sono cattolici che si sentono “orfani” di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. O che dicono di non capire Papa Francesco. Cosa dire a loro?

Cardinale Raymundo: Ogni Papa ha le proprie caratteristiche, ma per ogni cattolico è sempre il Successore di Pietro, principio e fondamento visibile dell’unità della fede, il Pastore di tutta la Chiesa con il quale deve esserci comunione affettiva ed effettiva, che si traduce in preghiera per il Pontefice e nel rispetto dei suoi insegnamenti e orientamenti. Papa Francesco, diversamente dai suoi predecessori ha deciso, ad esempio, di risiedere nella Casa Santa Marta e non nel Palazzo Apostolico. Le sue omelie anche sono differenti da quelle dei suoi predecessori: brevi, semplici, pronunciate davanti a gente comune e dipendenti vaticani, nella Cappellina della Domus, dal carattere sempre molto familiare e positivo. Per quanto riguarda le questioni morali, il Papa ha un approccio più propositivo, senza però modificare la dottrina della Chiesa, perché “l’amore salvifico di Dio viene prima dell’obbligo morale e religioso”. Papa Francesco ripete spesso poi che la Chiesa non può essere chiusa, non può essere ridotta a un’istanza di prestatrice di servizi, ma deve aprire le porte e andare incontro alla persone distanti, ai lontani, ai dimenticati.

E’ vero, quindi, che il Papa parla “infallibilmente” in tutte le circostanze della sua vita. Anche, ad esempio quando rilascia un’intervista o scrive una lettera, un messaggio e via dicendo? Con quale spirito si dovrebbero leggere le parole del Papa in qualsiasi occasione.

Cardinale Damasceno: I fedeli cattolici devono accettare non solo ciò che il magistero della Chiesa propone come definitivo e infallibile. Il magistero autentico è esercitato dal Papa anche quando scrive un’enciclica o svolge magistero ordinario che è il servizio giornaliero che egli, insieme ai Vescovi, fornisce al popolo di Dio attraverso la predicazione o l’approvazione di un catechismo. Tutto questo dovrebbe essere accolto con favore .

Insomma, alcuni cattolici dovrebbero avere più fiducia e credere di più in Francesco? 

Cardinale Damasceno: In un mondo segnato dal soggettivismo, dal relativismo e da una valanga di notizie, l’uomo di oggi rischia di essere manipolato e perdere il senso critico, soprattutto in materia di fede e di morale. Dobbiamo ricordare le parole di Cristo ai suoi Apostoli: “Chi ascolta voi, ascolta me” (Lc 10:16 ). Pertanto, i fedeli dovrebbe ascoltare e apprendere con docilità gli insegnamenti e le direttive che il Papa ed i vescovi danno loro in forme diverse.

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Thácio Siqueira

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