Esercizi spirituali alla Curia: comunione nella Chiesa e comunione con Dio

Il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya spiega la prima lettera di San Giovanni

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 28 febbraio 2012 (ZENIT.org) – Secondo quanto riportato da Radio Vaticana è la comunione con Dio, sviluppato nella prima Lettera di San Giovanni, a costituire il “filo” spirituale della trama degli esercizi spirituali della Quaresima in corso in Vaticano.

Due volte al giorno, da domenica pomeriggio fino alla mattina di sabato 3 marzo, papa Benedetto XVI e i membri della Curia Romana si riuniscono nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico, per seguire le tre meditazioni quotidiane offerte dal predicatore degli esercizi, il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo).

Come di consueto, in questa settimana di esercizi, sono sospesi tutti gli impegni del Papa, compresa l’Udienza Generale del mercoledì.

Sempre secondo Radio Vaticana, unica emittente autorizzata a registrare gli esercizi, il cardinale Monsegwo avrebbe spiegato che è la comunione con Dio, da cui la Chiesa ottiene “misericordia” e una “guida amorevole”:

Intervistato da Alessandro De Carolis di Radio Vaticana, l’arcivescovo di Kinshasa ha precisato che “San Giovanni riserva molta attenzione alla comunione nella Chiesa, sia alla comunione dei fedeli con gli Apostoli, che dei fedeli con Dio e degli Apostoli con Dio”.

Il cardinale Monsengwo Pasinya ha fatto riferimento alla rottura della comunione nella Chiesa: la rottura della comunione per mancanza di fede, la rottura della comunione per mancanza di carità, la rottura della fede perché non si segue l’insegnamento degli Apostoli.

A questo proposito l’arcivescovo ha fatto notare che “all’inizio della Chiesa c’erano persone che non credevano in Gesù, come anche oggi ci sono persone che non credono in Gesù: non credono che Gesù sia il Messia, non credono che Gesù si sia incarnato”.

Allora Giovanni cominciò a contattare coloro che non credevano che Gesù sia venuto e diceva: “Erano tra di noi, ma sono usciti”.

Secondo il porporato “anche oggi abbiamo di quelle comunità che erano con noi e che sono uscite: tutte quelle piccole comunità che da noi si chiamano ‘chiese del risveglio’, oppure i fondamentalisti, eccetera. tutta questa realtà è toccata dal testo di San Giovanni”.

“Il quale, alla fine – ha aggiunto il cardinale – incomincia a parlare della fede in Gesù Cristo, della comunione con Dio e, nel frattempo, indica i criteri per essere in comunione con Dio. Quindi, oggi stesso abbiamo interesse a rivedere queste cose”.

Alla domanda sul modo in cui le parole della Lettera di San Giovanni si intrecciano con i temi della Quaresima, l’arcivescovo di Kinshasa ha risposto:  “La Quaresima è, praticamente, un andare nel deserto con Gesù per essere più vicino a Dio. Dove il Signore ha vinto il demonio, anche noi dobbiamo vincere. Dove Israele, nel deserto, è stato vinto dal demonio, noi pure dobbiamo evitare di essere vinti dal demonio. Quindi, questa è la ragion d’essere della Quaresima: il fatto che ci aiuta a vivere più intensamente la comunione con Dio. La comunione con Dio, allora, è nel cuore della Quaresima, quando nel testo della Lettera si dice: “Voi avete vinto grazie all’unzione dello Spirito, grazie alla Parola di Dio che voi avete ricevuto nel battesimo”.

Alla domanda del giornalista, circa il Messaggio per la Quaresima di quest’anno, in cui il Pontefice Benedetto XVI punta molto sull’aspetto della carità concreta, il cardinale Monsengwo Pasinya ha concluso: “L’appello del Papa, da noi, è profondamente reale: quando si è in Africa e si vede quella povertà, quella miseria, si vedono quelle guerre, tutto il caos che c’è, non si può non pensare a questo. Per questo abbiamo senz’altro accolto il Messaggio del Papa: perché aderiva alla nostra realtà”.

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ZENIT Staff

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