Dare voce allo sport di base

I salesiani aderiscono all’Incontro nazionale di sabato 3 marzo

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di Eugenio Fizzotti

ROMA, mercoledì, 29 febbraio 2012 (ZENIT.org).- In Italia esiste una quindicina di Enti di Promozione Sportiva, tra cui Aics, Csi, Uisp, Us-Acli e Acsi, che offrono ad alcuni milioni di cittadini di tutte le età la possibilità di praticare sport con finalità sociali, educative, ricreative, di benessere psicofisico e anche di prevenzione sanitaria. Particolarmente vicine alle esigenze delle società sportive del territorio le cinque realtà hanno deciso di aderire e sostenere il documento “<strong>Dare voce allo sport di base, lanciato un mese fa da trenta società sportive del territorio italiano, con l’obiettivo di chiedere al Governo nazionale e alle Istituzioni Locali un forte segnale di attenzione e di convinta partecipazione ai problemi del mondo sportivo, in questo particolare momento di crisi. 

Il settore sportivo del Centro Nazionale Opere Salesiane (Cnos-Sport) ha deciso di aderire a tale iniziativa perché ritiene che sia «un segnale di estrema vitalità e protagonismo dell’intero movimento sportivo sostenere il documento elaborato per l’occasione, rispetto al quale si registra anche l’appoggio del Coni». E invita a prendere parte con entusiasmo e prospettiva di collaborazione all’Incontro nazionale di tutte le associazioni sportive di base che si terrà sabato 3 marzo a Roma, dalle 10 alle 13, presso l’Acquario Romano, piazza Manfredo Fanti 47.

La motivazione della scelta di aderire a tale iniziativa è certamente collegata a qualche passaggio del Documento nel quale, dopo aver denunciato che «la crisi finanziaria colpisce anche il movimento sportivo di base, per cui le società sportive non possono più contare sul sostegno delle sponsorizzazioni delle piccole imprese, sui finanziamenti o sulle agevolazioni degli Enti Locali», si sottolinea che «l’attività di promozione sportiva è fondamentale e insostituibile perché contribuisce alla salute delle persone, a diffondere stili di vita sani, a prevenire diverse patologie e a migliorare le condizioni sociali del territorio».

Con estremo realismo le fonti del documento sottolineano che l’attività sportiva svolge «un’importante funzione sociale ed educativa senza nulla ricevere in cambio dalle istituzioni: insieme a noi crescono i ragazzi e gli adolescenti, da noi giocano insieme persone di lingua e cultura diversa, con noi gli anziani ritrovano energia e voglia di vivere. Le nostre attività migliorano l’aspetto delle nostre città. Nelle nostre sedi si discute e si decide democraticamente».

Si tratta, dunque, di riconoscere che l’attività sportiva è un “Bene di interesse collettivo”, come è stato indicato nel Libro Bianco sullo sport promulgato dall’Unione Europea nel 2007, e ciò si collega efficacemente al fatto che le società sportive non sono solo pratica sportiva, ma sono anche una scuola di cittadinanza e di partecipazione. Ecco perché il documento sottolinea che «è il momento di spendere bene le risorse che si destinano alle politiche sociali e a quelle per la salute, l’ambiente e l’educazione ed è assolutamente necessario che una nuova cultura dello sport trovi spazio e dignità in tali programmi».

E per far comprendere che è opportuno partecipare all’incontro del 3 marzo vengono avanzate «alcune proposte innovative in ambito normativo che, a costo praticamente zero per la pubblica amministrazione, possano aiutare le società sportive a rilanciarsi e continuare ad assicurare la loro preziosa attività sul territorio». Tra di esse c’è la «premialità del “valore sociale” delle attività svolte dalle Associazioni Sportive Dilettantistiche, con particolare riferimento alle attività di inclusione, a quelle per le persone anziane e a quelle rivolte alla cura di determinate patologie», come pure il «riconoscimento del volontariato sportivo con accesso ai Centri di Servizio del Volontariato per la formazione dei volontari e la possibilità di utilizzare i giovani del servizio civile con esplicito riferimento da parte della legge 64/2001».

Tenendo ben presente che una pressione sta crescendo in Europa proprio da parte di associazioni sportive di base è quanto mai opportuno far risaltare in Italia l’attività formativa svolta dalle Associazioni Sportive Dilettantistiche soprattutto nei confronti dei giovani e questo potrebbe costituire anche la decisione di «destinare un Buono fiscale alle famiglie per la pratica sportiva non professionale, agonistica e non agonistica».

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ZENIT Staff

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