CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 8 febbraio 2012 (ZENIT.org) - L’articolo di un noto quotidiano italiano intitolato: Riciclaggio, quattro preti indagati. I silenzi del Vaticano sui controlli, “rappresenta, purtroppo, una notevole mancanza di serietà di indagine” da parte dell’autore. Lo riferisce una nota della Sala Stampa Vaticana. Sul caso la Sala Stampa ha emesso le dichiarazioni che seguono:

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Anzitutto vanno fatte due osservazioni introduttive.
1) Il titolo parla dei silenzi del Vaticano. Come si chiarirà più avanti, ciò è del tutto infondato: la Santa Sede e le autorità del Vaticano hanno doverosamente cooperato con la magistratura e le altre autorità italiane.
2) Le accuse avanzate nell’articolo riprendono critiche ormai superate. Una ricerca in internet, anche rapida, degli scritti dell’Autrice dell’articolo dimostra che il suo pezzo odierno in nessun modo fa “notizia”. Si tratta, infatti, di accuse “riciclate” e che la giornalista, in passato, ha già pubblicato più volte. Rievocarle nuovamente non serve a renderle vere. Ci si chiede se l’articolo non costituisca una sorta di pubblicità per una trasmissione televisiva serale.

Per quanto concerne il contenuto dell’articolo si precisa quanto segue.
L’articolo presuppone che vi siano quattro sacerdoti – Emilio Messina, Salvatore Palumbo, Orazio Bonaccorsi ed Evaldo Biasini – che hanno utilizzato l’Istituto per le Opere di Religione (I.O.R.) per riciclare del denaro. L’accusa principale è che lo I.O.R. è stato coinvolto in un’attività illegale e non ha dato assistenza alle Autorità italiane che perseguivano queste persone. Ciò non è corretto.

Anzitutto, l’articolo non riferisce che, a partire dagli anni 2006-2007, lo I.O.R. si è impegnato con determinazione nell’analisi dei conti e nella verifica dei suoi clienti per accertare e riferire l’eventuale esistenza di transazioni sospette. Questo impegno dello I.O.R. (che la stampa, curiosamente, sembra ignorare), inteso ad individuare transazioni sospette, anticipa di alcuni anni la stessa adozione della Legge N. CXXVII contro il riciclaggio, del 30 dicembre 2010, da parte dello Stato della Città del Vaticano.

Inoltre, come è noto alle Autorità italiane, e come risulta dalla documentazione accessibile agli ufficiali sia della Santa Sede, sia della Repubblica Italiana, lo I.O.R. ha cooperato ripetutamente con le Autorità italiane ad ogni livello. Ciò è avvenuto, su richiesta, in ambito giudiziario fra Autorità specificamente competenti ed amministrativo da parte dello I.O.R. con le sue controparti italiane. Vale la pena di sottolineare che lo I.O.R. ha fornito informazioni, anche al di fuori dei canali formali, nel periodo precedente la costituzione dell’Autorità vaticana di Informazione Finanziaria (A.I.F.). La cooperazione del Direttore Generale dello I.O.R., Dott. Paolo Cipriani, è stata definita “tempestiva ed esaustiva” in documenti di funzionari italiani. Infatti, in uno dei casi, è stata proprio l’azione rapida del Dott. Cipriani a permettere la messa sotto accusa di una delle persone indicate.

Dopo aver consultato l’A.I.F.,  si può anche precisare quanto segue:
1)    Non è vero che lo I.O.R. non abbia fornito informazioni all’A.I.F. sulle materie in questione.
2)    Non è vero che l’A.I.F. non abbia inoltrato queste informazione alla U.I.F. (Unità di Informazione Finanziaria italiana).
3)    Quanto a una delle persone menzionate nell’articolo, Mons. Messina, le Autorità italiane non hanno mai avanzato una richiesta all’A.I.F. Perciò sarebbe stato evidentemente impossibile per l’AIF “rispondere” alla sua controparte italiana.

Tutti questi punti, relativi alle comunicazioni fra l’A.I.F. e la controparte italiana, risultano nei documenti conservati dall’A.I.F. con specifici numeri di protocollo.

L’articolo, inoltre, non riferisce che una delle persone in esso menzionate – il Reverendo Bonaccorsi – il 6 giugno 2011 è stata dichiarata innocente, con sentenza confermata in appello.

L’effetto, purtroppo diffamatorio, dell’articolo risulta dall’utilizzo del termine “incriminato”, in relazione al Presidente dello I.O.R., Prof. Ettore Gotti Tedeschi, e al Direttore Generale, Dott. Paolo Cipriani. Né l’uno né l’altro sono mai stati incriminati, ma piuttosto indagati.