Inghilterra: la guerra della religione

Il matrimonio omosessuale, il divieto di pregare e la tessera religiosa

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di Padre John Flynn, LC

ROMA, domenica, 26 febbraio 2012 (ZENIT.org).- “Non possiamo permettere che questo atto di vandalismo culturale e teologico accada”. Con queste parole l’ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, ha descritto la sua opposizione al progetto del primo ministro britannico di legalizzare il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso.

Lord Carey è una delle persone che stanno dietro alla recentemente formata Coalition for Marriage, che ha lanciato una campagna di protesta contro la legalizzazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso, come riferito lunedì 20 febbraio dal quotidiano The Telegraph.

La Chiesa cattolica ha salutato con favore la creazione di questa Coalizione. “Il matrimonio è un’istituzione sociale fondamentale e né lo Stato né la Chiesa hanno il diritto di ridefinire il significato”, ha affermato l’arcivescovo di Southwark, monsignor Peter Smith, presidente del Dipartimento della Responsabilità cristiana e Cittadinanza della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles.

“Insieme con la Chiesa d’Inghilterra e la nuova Coalition for Marriage, incoraggeremo la gente a firmare la petizione, registrando la loro opposizione al cambiamento della legge sul matrimonio”, ha aggiunto il presule in un comunicato stampa del 20 febbraio.

Il dibattito si annuncia molto acceso. “Lord Carey si mette dalla parte sbagliata, non solo della storia, ma della moralità, della compassione e della ragione”, ha dichiarato un editoriale pubblicato martedì 21 febbraio sul quotidiano The Independent.

La preghiera nei consigli municipali

Il cambiamento delle leggi sul matrimonio non è l’unica polemica in questo momento. L’Alta Corte ha stabilito di recente che il consiglio comunale di Bideford (Devon) ha agito illegalmente quando ha permesso di pregare durante le riunioni.

La causa, iniziata nel 2010, era stata avviata dalla National Secular Society, dopo una denuncia presentata da un membro ateo del consiglio, Bone Clive, secondo quanto riferito, il 10 febbraio, dalla BBC.

Secondo la sentenza del giudice Ouseley, le preghiere possono essere dette purché i consiglieri non vengano formalmente invitati a partecipare.

“La marginalizzazione del cristianesimo significa svuotare il nostro sistema valoriale e la nostra cultura, e questo mi preoccupa più di qualsiasi altra cosa”, ha dichiarato Lord Carey in un articolo pubblicato l’11 febbraio dal quotidiano The Times.

Il concilio cittadino ha annunciato, quindi, che impugnerà la decisione e che nel frattempo avrebbe mantenuto il momento di preghiera prima dell’inizio delle loro riunioni, secondo quanto riportato sempre dalla BBC il 16 febbraio.

Il livello di tensione sul tema della religione è così alto in Gran Bretagna che la Regina Elisabetta II ha fatto una rara dichiarazione pubblica in merito.

“Il concetto della nostra Chiesa stabilita viene occasionalmente frainteso e, credo, comunemente sotto-apprezzato, ha detto la sovrana, come ha riferito il Times del 15 febbraio.

In un discorso pronunciato nella residenza londinese dell’arcivescovo di Canterbury, Lambeth Palace, la regina si era rivolta ai capi di nove diverse fedi, cioè cristiani, baha’i, buddhisti, induisti, giainisti, ebrei, musulmani, sikh e zoroastriani, dichiarando: “Le nostre religioni ci offrono una guida fondamentale per il modo in cui viviamo le nostre vite e per il modo in cui ci trattiamo l’un l’altro”.

C’è una lunga storia di controversie e scontri legali negli ultimi anni. L’ostilità verso i cristiani è stato l’oggetto di un rapporto pubblicato a gennaio da Media Premier.

Dal Report on the Marginalisation of Christianity in British Public Life 2007-2011 dell’organizzazione emerge, infatti, che un numero significativo di cristiani avverte un forte pregiudizio nei confronti dei cristiani e dei cristiani nella vita pubblica.

La relazione ha criticato il modo in cui i media hanno coperto le cause legali sulla discriminazione dei cristiani e dall’inchiesta emerge inoltre l’esistenza di un numero ingiustificabile di rappresentazioni negative dei cristiani nelle telenovele e fiction televisive.

Per quanto riguarda il modo in cui i giudici interpretano le norme sull’uguaglianza e sull’anti-discriminazione Media Premier fa notare che “quando si tratta dei diritti in concorrenza tra diversi gruppi, i diritti dei cristiani sembrano essere ‘sacrificati sull’altare del politicamente corretto’”.

Tessera cattolica

Come reazione a tutto questo, la Chiesa cattolica sta distribuendo un milione di tessere religiose o “faith cards” nei mesi di febbraio e marzo.

Si tratta di un’idea del Dipartimento per l’Evangelizzazione e la Catechesi della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Inghilterra e Galles. Secondo quanto riferito da un comunicato stampa del 31 gennaio, sono della dimensione di una carta di credito e hanno uno spazio dove il proprietario può firmare una dichiarazione chiara, dicendo che il portatore è cattolico, oltre a una lista di sei cose che i cattolici sono chiamati a fare.

C’è anche la frase che dice “in caso di emergenza, per favore chiama un sacerdote cattolico”.

“La tessera religiosa per cattolici mira ad offrire un ricordo quotidiano di ciò che significa essere un seguace di Gesù Cristo”, ha spiegato monsignor Kieran Conry, presidente del Dipartimento per l’Evangelizzazione e la Catechesi.

Di fronte alle critiche da parte dei media, uno sviluppo positivo è la trasmissione di una mini-serie televisiva in tre puntate sui cattolici, iniziata il 23 febbraio sul quarto canale della televisione pubblica, BBC Four.

Un comunicato stampa dei vescovi di Inghilterra e Galles ha informato che la prima puntata è dedicata ai seminaristi e le altre due offrono uno sguardo sulla vita di alcuni bambini e donne.

Proprio riguardo ai seminaristi, poi, ci sono notizie alcune positive, stando a quanto ha riferito il The Independent del 19 febbraio. Per padre Christopher Jamison, direttore dell’Ufficio nazionale per le Vocazioni a Londra, il numero ha toccato il fondo nel 2001 con solo 26 candidati entrati nei seminari di Inghilterra e Galles. Nel 2010 invece, il numero è più che raddoppiato con ben 56.

Una buona notizia che ci voleva proprio!

[Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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