La musica come "diaconia della bellezza"

Il cantautore Daniel Facérias propone la riconciliazione tra artisti e Chiesa

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di Anne Kurian

ROMA, venerdì, 3 febbraio 2012 (ZENIT.org).- Grazie ad un “servizio della bellezza” o “diaconia della bellezza”, il cantautore francese Daniel Facérias mira a promuovere la “riconciliazione” tra artisti e Chiesa.

Intervistato da ZENIT Facérias ha proposto un’iniziativa che potrebbe chiamarsi Kaïré

Il musicista francese – autore di una tesi sui trovatori del XII secolo – ha realizzato spettacoli ispirati alla vita di Maria, Bernardo di Chiaravalle, Giovanni della Croce, Francesco d’Assisi, Teresa di Lisieux, il Battesimo di Clodoveo e il “Ballo degli Esclusi”, per le Giornate Mondiali della Gioventù.

Ha realizzato spettacoli anche su beati come Federico Ozanam, Pier Giorgio Frassati e Kateri Tekatwita.

Questo nuovo progetto è nato in seno alla Fondation pour l’évangélisation par les media (FEM). Il cantante e produttore francese lo ha proposto dopo anni di riflessione con il vescovo della diocesi di Fréjus-Toulon, monsignor Dominique Rey, e all’indomani di un incontro decisivo, il 1° ottobre scorso, con il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, il quale si era dichiarato preoccupato per la perdita del senso del sacro e dal “divorzio” tra artisti contemporanei e la Chiesa.

Il musicista è convinto della necessità di “riconciliare gli artisti e la Chiesa”, perchè “la Chiesa non può fare a meno degli artisti” e l’artista è un “liturgista per natura” che ha bisogno della Chiesa.

Secondo Facérias la bellezza che ricerca “è contenuta nella Verità e nella carità”.

Da tale riconciliazione potrebbe scaturire la “diaconia della bellezza”, vale a dire un “servizio della carità attraverso la bellezza”, non solo per l’evangelizzazione degli “artisti” ma anche per l’evangelizzazione “attraverso gli artisti”.

Dalla fine del 2011, “un gruppo di preghiera di artisti e per gli artisti” si riunisce il giovedì sera a Parigi. “L’obiettivo – ha precisato il cantautore – è di moltiplicare questi gruppi in varie città in Francia e in altri grandi città come Roma, Madrid, Barcellona, Città del Messico, New York e Los Angeles”.

I gruppi di preghiera sono il “nucleo” del movimento e, in concreto, dovranno “organizzare mensilmente un incontro con un artista testimone” per “proporre e alimentare la formazione spirituale per gli artisti”.

Facérias mira a mettere in piedi una struttura ecclesiale attorno a “siti portanti”, come abbazie, che diventerebbero “luoghi di vita” e “di creazione”.

Il cantautore sostiene che Kaïré è una “risposta ad un appello della Chiesa”, ed ha aggiunto che “l’artista si trova in una postura romantica e solitaria, e spesso perde i suoi punti di riferimento e il senso”. Cerca “una causa da sostenere” e “la Chiesa è spesso assente dal suo ambiente”, così non pensa che possa inspirarsi al Vangelo, “come annuncio e celebrazione dell’Amore, del Dio-Amore”.

Facérias si è detto preoccupato della “difficoltà esistenziale degli artisti a tutti i livelli – umano, spirituale, economico – ”, perché “l’isolamento è la ferita dell’artista, che ha bisogno di un sostegno fraterno”. “Sarebbe un grave errore non fornirgli una risposta”.

[Traduzione dal francese a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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