Il Nunzio in Siria denuncia la “guerra per procura”

Riprendendo il monito del Papa, mons. Zenari denuncia i tanti interessi delle potenze mondiali che si celano dietro la guerra

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“All’inizio appariva una guerra civile, che già è una catastrofe; ma a questa si è aggiunta poi una guerra per procura, è subentrata poi un’altra guerra a complicare tutto ed è questa guerra dell’Isis, di Daesh, dello Stato islamico che ha portato ancora sofferenze enormi”.
Lo ha detto il nunzio in Siria, mons. Mario Zenari, raggiunto telefonicamente a Damasco da Sergio Centofanti della Radio Vaticana.
E’ notizia di ieri che un ospedale supportato da Medici senza frontiere (Msf), nella provincia siriana di Idlib è stato distrutto da raid aerei sabato 6 agosto.
I medici Senza Frontiere hanno reso noto che 4 membri dello staff dell’ospedale e altre 9 persone – tra cui 5 bambini e 2 donne – sono stati uccisi in due attacchi aerei che hanno colpito direttamente l’ospedale e in altri attacchi che hanno colpito le vicinanze.
La Siria è dilaniata da combattimenti continui, una guerra che in 5 anni ha distrutto il paese, tornato indietro di almeno trenta anni, e con centinaia di vittime ogni giorno Combattimenti
Nell’intervista concessa a Radio Vaticana, il Nunzio ha ricordato il continuo richiamo delle Nazioni Unite ai belligeranti, il grave obbligo che hanno i belligeranti di rispettare il diritto umanitario internazionale, a cominciare dalla protezione dei civili
“Purtroppo, per quanto riguarda la protezione dei civili,  – ha confessato il Nunzio- si è rivelato un fallimento in questi cinque anni e mezzo di guerra: se pensiamo che quotidianamente sono colpiti ospedali, scuole, mercati popolari, addirittura campi profughi, chiese, moschee; se pensiamo che la popolazione civile innocente è stata più volte ormai nel corso degli ultimi tre anni vittima, per esempio, dell’arma chimica: la comunità internazionale ha accertato, purtroppo, l’uso di questa arma chimica anche se non ha ancora individuato i colpevoli; poi ancora vorrei ricordare la popolazione civile inerme, innocente, vittima dell’arma della fame: se pensiamo alle circa 600 mila persone assediate e poi ancora ai circa cinque milioni che vivono in località di difficile accesso a causa della guerra; ancora, vorrei ricordare la popolazione civile in alcune zone vittime dell’arma della sete” e ad  Aleppo qualche mese fa sono state chiuse le condutture dell’acqua”
Sulla disponibilità di medicinali, il Nunzio ha raccontato che alle volte anche questi vengono usati come arma: “in alcune località è vietato l’accesso ai medicinali, agli strumenti chirurgici …”
Sui bambini che sono vittime della guerra, come ha denunciato Papa Francesco domenica scora il Nunzio ha   detto che fino a un anno fa, le statistiche parlavano di circa 14 mila vittime tra i bambini e i minorenni morti in Siria, ai quali poi vanno aggiunti quelli morti nelle traversate del mare, alcuni di questi bambini morti per fame, diversi mutilati …
“Ho visto in più di un’occasione a Damasco, – ha testimoniato – ancora due giorni fa, bambini che andando o tornando da scuola sono stati colpiti da schegge di mortai, che hanno avuto arti amputati … Ho visto un altro bambino con un occhio trapassato da una scheggia, un altro ha avuto il fegato trapassato da una scheggia … quanti ne ho visti! E poi ancora questi bambini in certe località e anche in certi campi profughi sono soggetti ad abusi sessuali, le bambine a matrimoni precoci; abbiamo il triste fenomeno dei bambini-soldato, abbiamo più di due milioni di bambini non scolarizzati … Quindi, direi che questo richiamo del Papa è molto, molto opportuno …”
Circa il coinvolgimenti delle potenze mondiali, “purtroppo la Siria – ha denunciato monsignor Zenari – è divenuta un campo di battaglia per interessi geopolitici regionali e internazionali. Sempre di più è diventato evidente che è una guerra per procura; è una guerra molto complicata e qui si esigerebbe – come dice anche il Papa – una volontà più forte, più decisa da parte dei potenti per poter calmare questa terribile guerra”
Drammatica la situazione dei cristiani. Il Nunzio ha raccontato che nelle zone tenute dallo Stato islamico, non esistono più comunità. A Deir Ezzor, come a Raqqa i cristiani sono partiti ancora prima che arrivasse lo Stato islamico.
Nella zona di Idlib, una zona molto calda,  ci sono tre parrocchie tenute da Francescani nel Nord Ovest, una zona sotto il dominio di quello che fino a quale giorno fa si chiamava “al Nusra”. Lì vivono circa un migliaio di cristiani: sopravvivono; hanno la possibilità di frequentare la chiesa, di pregare, ma non possono manifestare all’esterno la loro fede né con le croci né con il suono delle campane. Questa è la zona più “calda” in cui stanno vivendo i cristiani in Siria.
E poi c’è la zona di Aleppo nella zona ovest, che è sotto il controllo dell’esercito: però, – ha commentato il Nunzio – “l’ho visitata un mese e mezzo fa, alla fine di maggio; questi nostri quartieri cristiani sono posti proprio sulla linea di demarcazione e lì ho visto le nostre cattedrali, come anche quelle ortodosse, distrutte: una cosa impressionante. Quindi, i cristiani delle nostre comunità di Aleppo sono attualmente quelli più esposti a tiri di mortai e bombe”.
Monsignor Zenari ha raccontato di alcune zone della Siria controllate dallo Stato Islamico dove si sta verificando il genocidio della popolazione yazida ad opera dell’Isis, dove le donne e le ragazze addirittura sono vendute e comperate al mercato come fossero delle bestie: “a che punto siamo arrivati! A che punto la popolazione civile paga le terribili conseguenze di questa guerra così complicata!”.
Cosa fare di fronte a tanto orrore? Il Nunzio ha risposto “Ieri il Papa ha usato un’arma: noi abbiamo quest’arma in cui crediamo; ed è l’arma, anzitutto, della preghiera. E’ stato un bel momento, quando ha chiamato tutti a pregare in silenzio e poi a pregare insieme la Vergine Maria per la pace. Crediamo in quest’arma della preghiera. E poi la solidarietà: la solidarietà fattiva per venire incontro a questa sofferenza e a questa povertà che cresce di giorno in giorno; la solidarietà che fa sì che non si dimentichi questa tragedia che stanno soffrendo tanti nostri fratelli e sorelle”.

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ZENIT Staff

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