Padre Werenfried: l'illuminato pioniere della carità ecumenica

Il cardinale Sandri celebra una messa di suffragio per il fondatore di Aiuto alla Chiesa che Soffre

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ROMA, mercoledì, 1 febbraio 2012 (ZENIT.org) – «Siate testimoni e operatori della fame e della sete di Cristo che chiede di essere saziato e dissetato nei fratelli che soffrono». E’ l’esortazione ad Aiuto alla Chiesa che Soffre del Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ieri ha presieduto l’annuale Messa del Fondatore di ACS, nel IX anniversario della scomparsa di padre Werenfried van Straaten.

«La vostra Associazione è nata dalla carità cristiana – ha detto il porporato nell’Omelia – ed è senz’altro questa la ragion d’essere che il Santo Padre ha voluto nuovamente indicarvi con il recente riconoscimento». Oltre all’elevazione a Fondazione pontificia, il cardinal Sandri ha ricordato il sessantacinquesimo di ACS – fondata nel 1947 – e l’anniversario della morte di Padre Werenfried, «illuminato pioniere della carità ecumenica».

Tante voci che, ha notato il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, «risuonano in un unico inno di lode», coronato dalla gratitudine di oltre quattrocento studenti sacerdoti, religiose, seminaristi che ogni anno ricevono una borsa di studio ACS «per perfezionare la propria formazione ed essere più efficacemente a servizio della Chiesa e del popolo di Dio nei rispettivi Paesi».

Parlando ai fedeli presenti nella Basilica Santa Maria in Trastevere ed ai numerosi borsisti concelebranti, il porporato ha brevemente ripercorso la vita e l’opera di padre Werenfried: la sua iniziale vocazione monastica, la dedizione per i quattordici milioni di profughi tedeschi provenienti dalla Germania Orientale – «il gesto di carità da cui tutto ebbe inizio» – e la sollecitudine verso i «continui focolai di dolore, sofferenza e persecuzione», dall’Ungheria ai Paesi del blocco sovietico, «prima e soprattutto dopo» la caduta del comunismo. «Il vostro fondatore non si è mai risparmiato e non ha fatto risparmiare tempo, risorse ed energie a tutti coloro che ha contagiato con il suo carisma di amore solidale».

Il nuovo statuto di Fondazione pontificia, ha proseguito il cardinal Sandri, pone Aiuto alla Chiesa che Soffre «in comunione e in obbedienza ancora più stretta al Successore di Pietro». Il recente riconoscimento esalta la missione dell’Opera a servizio della Nuova Evangelizzazione e dona forza alla lotta per l’affermazione della libertà religiosa, «la cui violazione nel mondo è sotto i nostri occhi». L’impegno di ACS per la Chiesa perseguitata è ben noto al porporato che, a nome della Congregazione per le Chiese Orientali, ha espresso gratitudine «per quanto il vostro fondatore e l’associazione hanno finora compiuto e compiranno per i fratelli e le sorelle d’Oriente, cominciando dalla Terra Santa».

Prima della Messa il presidente, monsignor Sante Babolin, e il direttore di ACS-Italia, Massimo Ilardo, hanno moderato un breve incontro sulla storia e la missione dell’Opera. Monsignor Babolin ha raccontato «la fede impressionante e carismatica di Padre Werenfried» e fatto notare come, fondando ACS, il monaco premonstratense olandese abbia realizzato un sogno di Pio XII. «E’ lo stesso Benedetto XVI a scriverlo nel chirografo in latino che eleva ACS a Fondazione pontificia».

Il sacerdote iracheno e borsista ACS padre Rayan Paulos Atto – dal 2007 al 2011 parroco nell’Arcidiocesi di Erbil dei Caldei – ha poi ricordato alcuni martiri della fede uccisi nel suo Paese: padre Ragheed Ganni – che è stato uno dei borsisti di ACS -, monsignor Paulos Rahho, padre Amer Iskander. «Ovunque ci siano ancora cristiani in Iraq – ha detto padre Atto – le tragedie continuano».

Don Victorien Kpoda, sacerdote del Burkina Faso, ha infine raccontato la sua personale esperienza di predicatore di ACS. Ogni fine settimana la Fondazione organizza delle giornate di sensibilizzazione in diverse parrocchie d’Italia in cui alcuni sacerdoti testimoniano la Chiesa perseguitata. «La sofferenza dei miei fratelli nella fede allarma il mio cuore di cristiano e di pastore – ha detto don Victorien – ed è importante far conoscere ai fedeli a queste realtà di martirio, perché sappiano che la persecuzione esiste ancora».

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ZENIT Staff

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