La storia della Famiglia di Nazareth è un esempio e un modello di ispirazione per tante famiglie del mondo. Giuseppe è una figura centrale all’interno della Santa Famiglia, e proprio perchè è un uomo silenzioso (i Vangeli non riportano alcuna parola pronunziata da Lui), lasciamo che Lui ci parli in questo tempo di preparazione al Natale.
Giuseppe, in virtù del suo fidanzamento con Maria, è chiamato a condividere la missione della sua futura sposa. E per far questo è stato necessario un cammino di fede, un intervento di una creatura celeste per indicare a Giuseppe quale fosse la volontà di Dio nei confronti di Maria. E questo manifesta la grande fede di Giuseppe, un uomo discendente dalla casa di Davide.
Egli non si è lasciato travolgere degli eventi, non si è lasciato afferrare dal desiderio di vendetta verso Maria, ma ha interrogato prima la propria conoscienza, che gli ha suggerito si salvare la vita di Maria e del figlio che portava nel suo grembo. Ma per Dio non era sufficente quell’atto di amore suggerito dalla coscienza di quell’uomo giusto. Egli richiedeva qualcosa di più da Giuseppe. Per questo invia un angelo, che durante il sogno invita Giuseppe a prendere in moglie Maria, perchè quello da Lei concepito è opera dello Spirito Santo.
Tutte queste vicende interiori di Giuseppe avvengono nell’assoluto silenzio. Potremmo chiomare questo episodio bibblico: la storia interiore di una anima accarrezzata dalla grazia celestiale. Normalmente davanti a queste parole si rimane incuriositi e sorpresi, e ci si limita a pensare che questa vicenda di Giuseppe non ha nessun legame con la propria vita. Si tratta di un fatto cosi straordinario e irripetibile, che non ha nulla a che fare con la propria esperienza quotidiana.
Invece il tempo di Avvento, proprio perchè è un cammino in preparazione al grande evento dell’incarnazione del Figlio di Dio, è un qualcosa che coinvolge tutti, e interpella ogni coscienza che vuole aprirsi al mistero della vita. In particolare la figura di Giuseppe, è un grande modello per i padri adottivi, Lui che è stato il padre putativo di Gesù, il Figlio di Dio. E proprio questo è il fatto sorprendente. Dio Padre ha scelto di affidare la paternità terrena del suo Figlio unigenito proprio a Giuseppe, un uomo mortale come tutti.
Questa prefazione sulla figura di Giuseppe, ci aiuta a tracciare un ritratto sui genitori adottivi. Ad un uomo ed una donna che decidono di aprirsi alla missione adottiva, non vengono richieste caretteristiche particolari, non devono essere uomini e donne con straordinarie capacità umane. Quello che è indispensabile è avere una vita ordinaria fatta di lavoro, relazioni, ascoltare la propria coscienza ed avere un cuore aperto a compiere la volontà di Dio. Prima di prendere delle decisioni importanti, viene richiesto di prendersi del tempo per una sana introspezione fatta di ascolto e discernimento.
I genitori adottivi, quando sono chiamati a prendere decisioni importanti che riguardano il numero dei figli che si vorrebbero accogliere, l’età massima a cui si è disposti ad arrivare, vivono questo momento nel quale interpellano la loro coscienza, ma nello stesso tempo aprono il loro cuore al trascendente per ascoltare quello che Dio gli sta chiedendo.
E come è capitato a Giuseppe, anche l’aspirante famiglia adottiva ascolta prima la voce della propria coscienza che li consiglia ad essere prudenti. Ma sucessivamente anche loro ricevono nel luore cuore parole divine che gli spingono a vincere le paure, ad aprirsi con maggiore generosità, e a fidarsi di quel Dio che è già con loro, ma che allo stesso tempo li precede nel loro cammino.
Anche questa è una esperienza molto comune nei genitori adottivi quando scelgono il paese straniero dove inviare la documentazione per iniziare tutto il percorso burocratico. La coscienza porta a scegliere un paese “sicuro”, dove ci sono tante rassicurazioni per quanto riguarda lo stato di salute e di custodia dei bambini. Invece l’angelo del Signore, che spesso è incarnato dal responsabile dell’ente che si occupa di adozione internazionale, spesso destina verso un paese dove nessun membro della famiglia adottiva avrebbe sognato di andare.
E il miracolo dell’adozione si manifesta quando la futura mamma e papà adottivo, subito si innamorano di quel paese, come se l’avessero sempre scelto, e come se avessero avuto da sempre una certa familiarità con quella nazione. E questo viene fatto senza alcuna esitazione, anche se precedentemente vi era stata una certa ribellione.
In questa occasione si sperimenta che Dio giuda il loro cammino e li precede, ma nello stesso tempo si avverte come Giuseppe, il padro putativo di Gesù, è colui che protegge e indica il cammino da seguire. Egli è quel padre adottivo che ispira le intenzioni dei genitori, e nello stesso tempo protegge l’integrità dei bambini destinati all’adozione.
Proprio per queste ragioni l’adozione inizia proprio quando i genitori adottivi avvertono di essere essi stessi figli adottivi di Dio, figli amati da Dio. In virtù di questa esperienza interiore, essi possono accogliere i loro figli con lo stessa carità che hanno ricevuto dal Padre celeste, che ha affidato a Giuseppe la missione di protettore della Chiesa e di ogni famiglia umana.
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