“L’ecumenismo in Oriente è sentito come una necessità. Ortodossi, cattolici, appartenenti ad altre Chiese, poco importa. È il Cristo che ci unisce”: sono le parole di padre Pierre Grech, ex segretario del Patriarca Latino di Gerusalemme, intervenuto venerdì 29 novembre a Lourdes.
“In Siria, in Egitto e in Iraq, i cristiani soffrono e alcuni di loro migrano o cambiano religione perché credono che non ci sia spazio per loro”, continua il sacerdote, delineando una situazione sempre più preoccupante: un vero e proprio mosaico di Chiese nate da cinque Patriarcati (Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme), dopo il Concilio di Calcedonia nel 451, in cui è sempre più difficile parlare di numeri esatti.
“Molto spesso le cifre non corrispondono alla realtà. Di certo la situazione è molto grave in tre Paesi: l’Egitto, con 80 milioni di persone, l’Iraq, 30 milioni di abitanti, e la Siria. Ma anche nel Libano, che è considerato da alcuni la Svizzera per il cattolicesimo, la situazione dei cristiani è preoccupante: qui circa 1 milione della popolazione soffre perché cristiana”, ha precisato padre Grech, aggiungendo: “Nel 2010 papa Benedetto XVI ha voluto un sinodo per favorire l’unità delle Chiese, perché si realizzassero delle strutture comuni, come i seminari. Sfortunatamente non si parla abbastanza di questo sinodo, dopo la Primavera Araba, ma la Chiesa in Oriente risulta sempre più debole”.
“Dobbiamo allora amare queste piccole comunità, aiutarle quando emigrano, e rispettare le diverse liturgie, perché la fede nel Cristo incarnato ci unisce. Queste chiese ci possono insegnare a gestire più consapevolmente il rapporto con l’islam e a comprendere che l’unità è possibile perché il battesimo ci unisce. Creare istituzioni come le università o gli ospedali arabo-ebraici può essere un primo passo per una pace duratura”.