In tre diverse regioni della Repubblica popolare cinese, in un solo giorno, sono state demolite due chiese cattoliche ed è stata rimossa la croce dal tetto di una terza. La denuncia pervenuta dal clero locale è stata ripresa da AsiaNews, la quale riporta anche la versione ufficiale del governo, secondo cui gli edifici sorgevano su terreni scelti dai funzionari per un piano di sviluppo commerciale.
Il clero locale, oltre a dichiarare che l’azione dei bulldozer è avvenuta senza un accordo con la comunità e senza rispettare i piani prestabiliti, ha comunicato che il parroco di una delle chiese demolite è stato ammanettato e portato via dalla polizia poiché ha provato ad opporsi alla distruzione.
I luoghi di culto oggetto delle azioni coercitive delle autorità cinesi sono la chiesa di Jinxi, nella provincia dell’Hunan, la cui distruzione è stata confermata all’agenzia Ucan dal vescovo di Changsha, mons. Metodio Qu Ailin, la chiesa dedicata alla Vergine di Jindezhen, nella provincia orientale del Jiangxi, e la chiesa di Jingtou, nella provincia meridionale del Zhejiang, dalla quale è stata rimossa la croce.
Secondo quanto riferito su internet da alcuni cattolici cinesi, le demolizioni sarebbero state effettuate con un inganno nei confronti del parroco di una delle chiese e di un “guardiano” di un’altra chiesa. I due sarebbero stati allontanati prima dell’arrivo dei bulldozer con una scusa dalle autorità.
Queste azioni si collocano nel solco di una campagna in atto in Cina da diversi mesi, che soprattutto nella provincia del Zhejiang si sta distinguendo per la distruzione di chiese e la rimozione di croci. Le autorità cinesi sostengono che i luoghi di culto violano gli standard edilizi, nonostante i piani di costruzione delle chiese siano stati tutti approvati dagli uffici competenti.