Con l’inizio dell’anno scolastico, diversi genitori della Provincia di Bologna, hanno segnalato alla organizzazione no-profit ‘La Bologna che c’è’ il fatto che, nonostante precise direttive del Ministero e della direzione regionale scolastica dell’Emilia-Romagna, in molte classi delle scuole primarie non fosse stato affisso il crocefisso.
“In una lettera alla direzione regionale scolastica dell’Emilia Romagna – spiega il presidente Fabio Garagnani – e facendo presente le precedenti iniziative, alle quali ha sempre risposto il Ministro della Pubblica Istruzione, ho sollecitato provvedimenti chiari al riguardo ed iniziative conseguenti presso i dirigenti scolastici dell’Emilia Romagna”.
L’organizzazione ha già inoltrato anche una lettera al Ministro della Pubblica Istruzione, basandosi anche sulle interpellanze presentate da Garagnani, quando ancora Deputato, alle quali tutti i ministri succedutisi in questi anni hanno risposto positivamente indicando nel Crocifisso “non solo un simbolo per i credenti, ma anche un segno emblematico della nostra tradizione culturale ed identità”.
“Rileviamo, che in un momento diffuso e preoccupante di indifferenza e d’innanzi a nuovi e vecchi fondamentalismi, la difesa della identità culturale e spirituale del nostro popolo ed in primis delle giovani generazioni, rappresentata dal crocefisso, come riconosciuto dalla Corte Europea e Costituzionale è un segno distintivo della nostra identità nazionale ed europea”, si legge in un comunicato della organizzazione.
Un caso concreto è avvenuto all’inizio del precedente anno scolastico, quando fu rimosso il crocifisso alle scuole Bombicci di Bologna, in una prima classe, che faceva seguito tra l’altro a precedenti rimozioni, senza che il dirigente scolastico avesse mai posto in essere un qualche intervento, nonostante la normativa in vigore. Normativa confermata, tra l’altro, da una sentenza del Tar Veneto che ha attestato la validità nelle scuole di questo simbolo come emblema di storia ed identità.
“Quando avvengono casi di rimozione di crocefissi da luoghi pubblici o, come in questo caso da aule scolastiche, si assiste ad un rimpallo di responsabilità da parte di chi dovrebbe intervenire e non può essere consentito a singoli insegnanti di disattendere le indicazioni della legge”, afferma Garagnani.
Il presidente de ‘La Bologna che c’è’ chiede pertanto “che la legge sia rispettata e che i genitori non si facciano intimidire da pressioni di certi insegnanti o dirigenti scolastici che dovrebbero fare puramente e semplicemente il loro dovere! E poi, si dice che la scuola bolognese non è politicizzata! Anche questo – conclude – anzi soprattutto questo è un problema di libertà oltre che di civiltà e rispetto”.