La Vergine Maria, modello del Consacrato

Riflessioni sulla Festa della Presentazione

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di padre Mario Piatti icms, 
Direttore della rivista “Maria di Fatima”

ROMA, domenica, 5 febbario 2012 (ZENIT.org).- Il Vangelo della Presentazione, dello scorso due febbraio, ci ha offerto un ricco corredo di elementi e di temi. Abbiamo risentito, anzitutto, il “profumo” del Natale, in questa festa di luce; abbiamo celebrato l’incontro di Dio con il suo popolo nel Tempio, edificio sacro che custodiva l’Arca dell’Alleanza e luogo per eccellenza della preghiera e del culto, voluto da Jahvé per favorire un particolare rapporto di familiarità con Israele.

Dio penetra nel Tempio, nella sua Casa, troppo spesso profanata dalla nostra incredulità, dalla tiepidezza, dai nostri calcoli e dalle nostre convenienze (cfr. Mt 21,12-13). Entra per santificare, per riportare alla sua destinazione originaria la sua dimora, che è prima di tutto il nostro spirito: lì vuole penetrare il Signore, oggi. La sua dimora prediletta è la nostra vita, è la comunione dei nostri cuori, nella sua Grazia: è la Chiesa, il nuovo Tempio Santo in cui Dio viene incontro all’uomo. L’edificio esterno è il riflesso esteriore di ciò che vive nel Sacrario interiore della nostra anima e nella comunione fraterna dei cuori.

La Vergine Maria e San Giuseppe, suo Sposo, accompagnano Gesù e lo presentano al Tempio. Il canale della Grazia è ancora una volta una Famiglia, è la carità condivisa nella propria casa, piccola Chiesa domestica, particella viva del Corpo Mistico di Cristo. Il tesoro degli affetti più cari, di una intimità che sa custodire l’amore e lo alimenta ogni giorno, diviene la via attraverso cui il Signore manifesta tutta la sua umiltà e la sua gloria. La Comunità Religiosa rappresenta una espressione del tutto singolare di tale familiarità domestica, fondata non più sulla relazione che nasce dalla carne, ma radicata nel vincolo nuovo dello Spirito, inaugurato da Cristo, che chiama i suoi discepoli a seguirlo “più da vicino”.

Cristo è il Consacrato per eccellenza, il Messia che, con la forza dello Spirito, testimonia ormai la presenza viva di Dio tra la sua gente. La Madre, in tutto associata al destino del Figlio, modello di ogni autentica Consacrazione a Dio, partecipa di questa unzione e della gioia del Figlio, seppure l’ombra e il presagio della Croce –nelle misteriose parole di Simeone- le attraversino l’anima.

Il Vangelo della Presentazione attesta la fedeltà assoluta della Sacra Famiglia alla Legge di Jahvé, Legge di amore, in cui il sacrificio prescritto dall’Antica Alleanza verrà ora consumato nella carne stessa di Gesù e in coloro che lo seguiranno come Maestro.

Simeone e Anna, nella loro vecchiaia, manifestano il compimento di una attesa protratta per lunghi anni, nella fiduciosa certezza che Dio non viene meno alle sue promesse. La via dell’attesa è la via faticosa della quotidianità, vissuta nel fedele ascolto della Parola di Dio, nell’offerta generosa della propria vita, nella partecipazione devota alla liturgia del Tempio. I cosiddetti “poveri di Jahvé” sanno attendere nella speranza la manifestazione del loro Signore e notte e giorno lo servono, con amore.

Festa di Luce, attesa e compimento; sacrificio, preannuncio di Croce e di Gloria; quotidiana fedeltà alla propria vocazione, in un generoso servizio a Dio e ai fratelli: quanti suggerimenti e quante suggestioni raccoglie questo passo dell’evangelista Luca, delineando i contorni della Vita Consacrata, che rinnova, nella storia, l’ingresso di Cristo nel Tempio della Chiesa e ne ripropone –attraverso un Carisma e la vita stessa dei Religiosi- l’offerta senza riserve alla Volontà del Padre.

In un tempo che spesso sottolinea esclusivamente il valore del “fare”, che rimanda alla sola sfera della socialità, la Vita Consacrata è chiamata a parlare, ancora una volta, il linguaggio dello Spirito; a riproporre il primato di Dio, la priorità della contemplazione, il valore della carità e del perdono. L’azione stessa –che si manifesta, in una molteplice e inesausta fioritura di carismi e di doni, nei vasti campi della direzione spirituale, della educazione e dell’assistenza, a beneficio specialmente dei più dei piccoli e deboli, dei giovani, dei poveri, dei malati e dei tanti emarginati di ogni epoca- ha senso solo se esprime esteriormente la ricchezza della Grazia, attinta quotidianamente alle sorgenti della Parola di Dio e della Eucarista, nella comunione condivisa con i propri confratelli.

La Vita Consacrata rinnova, ancora oggi, la sua nativa vocazione profetica di esprimere visibilmente –anche nel “distintivo” dell’abito, prezioso segno esteriore della Consacrazione- le invisibili realtà future; ripropone il percorso sofferto ma liberante della Croce; non disprezza la fatica e il grigiore della “monotonia” quotidiana (che nasconde, come diceva Santa Faustina  Kowalska, sorprendenti tesori di luce e di Grazia); esprime nella liturgia e nella fedeltà all’Ufficio divino, alla meditazione personale e alla preghiera in comune la forza della divina chiamata.

Dono perenne dello Spirito alla Chiesa, la Vita Consacrata, per le mani di Maria Vergine, ritrova il suo specifico carattere di via maestra alla santità, richiamando l’intero Popolo di Dio alla “misura alta “ della vita cristiana e ogni fedele alla sacralità della propria origine e del proprio destino, indicando, ancora una volta –in mezzo al continuo e selvaggio proliferare di proposte e di illusorie alternative- il valore assoluto di ciò che è veramente essenziale, dell’unica cosa che vale (cfr. Lc 10,41-42): Dio e “le cose di Dio”.

Con la Madre di Cristo ripercorriamo l’itinerario della Croce e dell’Amore, per giungere alla vera e piena libertà dello Spirito. Dio è Pace. Dio è santa inquietudine per chi, incontratolo, continua a cercarlo, ogni giorno, in una rinnovata giovinezza del cuore.

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ZENIT Staff

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