Appena qualche decennio fa, quando la nube dell’ateismo di Stato offuscava la cosiddetta “Terza Roma”, uno scenario come quello offerto dall’attuale quadro geopolitico sarebbe apparso inimmaginabile. Ma lo scorrere del tempo regala talvolta gradite sorprese, così che oggi, sulla via che unisce Roma a Mosca, corre un nuovo asse fondato sull’ambizioso impegno a far prevalere la pace e a difendere la civiltà cristiana. Quanto di recente avvenuto a San Pietro, ossia la visita a papa Francesco da parte del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ne è soltanto la riprova.
Alexander Avdeev, diplomatico di lungo corso e profondo conoscitore della Chiesa cattolica, il quale dallo scorso maggio ricopre la carica di ambasciatore russo presso la Santa Sede, ha concesso a ZENIT un’intervista per discutere di questa collaborazione. I temi trattati durante il nostro colloquio sono il comune impegno tra Cremlino e Santa Sede per promuovere una soluzione pacifica alla crisi siriana, nonché la cooperazione per salvaguardare la libertà religiosa e per affermare nella società i valori morali ed etici, il sostegno alla vita e alla famiglia. L’ambasciatore Avdeev conferma inoltre che un incontro – a Mosca o in Vaticano – tra papa Francesco e il patriarca di Mosca e di tutte la Russie, Kirill, è un’eventualità che assume sempre più concretezza.
***
La visita del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, al Pontefice, papa Francesco, è stata il culmine di un impegno reciproco per evitare la guerra e favorire la pace e la riconciliazione in Siria. Cosa può dirci in proposito?
Alexander Avdeev: In effetti, il desiderio di evitare la guerra in Siria e gli attivi sforzi diplomatici in questa direzione hanno fatto da ottimo sfondo alla visita. In questo senso il messaggio di papa Francesco al Presidente russo quale Presidente del G20 è il momento chiave che ha suscitato la reazione positiva sia dei membri del G20 che del mondo intero. L’appello forte e autorevole del Papa alla riconciliazione in Siria continua ad avere un ruolo importante anche oggi e viene preso in considerazione nei preparativi di “Ginevra 2”.
La condivisione dei problemi e l’impegno per risolverli non riguardano solo la guerra e la situazione in Siria. Anche sui temi della difesa dell’identità cristiana e la promozione della vita e della famiglia, sembra esserci una forte sintonia tra Russia e Santa Sede, vero?
Alexander Avdeev: Innanzitutto, vorrei evidenziare la comunanza di approcci ai principi fondamentali dei rapporti tra gli Stati: il primato del diritto internazionale e l’affermazione della componente etica e morale nelle relazioni internazionali, la salvaguardia della pace in base alla sicurezza equa e indivisibile. Indubbiamente, la tutela dell’identità cristiana è una motivazione di una importanza notevole sia per noi che per la Santa Sede. Attualmente la Santa Sede insieme alla Chiesa Ortodossa Russa stanno preparando una serie di conferenze e di colloqui su questa tematica.
Tuttavia si tratta della tutela dell’identità non solo dei cristiani ma anche dei seguaci di altre confessioni i quali, come la civiltà cristiana, subiscono gli effetti erosivi della radicalizzazione e della globalizzazione non controllata.
L’assistenza ai cristiani perseguitati nel mondo è dunque un tema che Russia e Santa Sede considerano cruciale. Quali provvedimenti sono sul tavolo per arginare questo drammatico fenomeno?
Alexander Avdeev: Nel corso dei numerosi conflitti armati i religiosi, spesso, sono le prime vittime. Così è stato in Cecenia dove i sacerdoti ortodossi venivano uccisi dai banditi. Allo stesso modo è successo in Kosovo dove sono stati distrutti più di 150 luoghi sacri cristiani. Una simile situazione si presenta in Siria. I servizi diplomatici della Russia e della Santa Sede sono in stretto contatto al fine di fare luce sul destino dei sacerdoti cristiani rapiti dagli islamisti in Siria.
La visita di Putin al Papa, la devozione comune per Maria sono fatti che hanno impressionato l’opinione pubblica mondiale. In effetti una stretta cooperazione tra Russia e Vaticano per garantire la pace, per assistere i cristiani perseguitati, per promuovere la vita nascente e la famiglia naturale, è una grande e buona novità che potrebbe cambiare in meglio il destino dell’Europa e del mondo. Non crede?
Alexander Avdeev: Questa cooperazione è un vantaggio per tutti. Ha il suo “ambito di applicazione”, le sue prospettive e le sue responsabilità. La cooperazione si svolge non sono nella sfera della politica estera. Un altro pilastro di sostegno della nostra cooperazione è nei valori morali ed etici, nel sostegno alla vita e alla famiglia. Per noi, la “giovane” democrazia e il Paese in cui viene costruito lo Stato di diritto e si forma intensivamente la società civile, è molto importante.
Nel novembre 2011 oltre 3milioni di fedeli, a Mosca, hanno sfidato temperature assai rigide per venerare il Sacro Cingolo della Vergine giunto dal Monte Athos alla Cattedrale di Cristo Salvatore. Episodio che testimonia come in Russia vi sia oggi una strepitosa rinascita della fede cristiana. A cosa è dovuta?
Alexander Avdeev: La rinascita ha avuto luogo negli anni ’90 del secolo scorso quando, dopo il crollo del comunismo, si era formato un vuoto, ed i russi avevano bisogno di un nuovo supporto spirituale.
Ora entrambi, sia credenti che non, ragionano tanto sulle origini della nostra cultura nazionale, in cui un grandissimo ruolo hanno svolto i valori cristiani. Tuttavia, va inoltre ricordato, che la Russia è uno Stato unico nel suo genere, dove oramai da più di 5 secoli i cristiani convivono fianco a fianco con i musulmani. Noi siano un Paese della pace interreligiosa e abbiamo accumulato tanta esperienza pratica in questo campo.
In che modo il popolo russo ha accolto la notizia dell’incontro tra il presidente Putin e papa Francesco?
Alexander Avdeev: Rispondo in maniera breve. Con grande soddisfazione. È in gran parte dovuto al grande rispetto che i russi provano nei confronti di papa Francesco.
Anche i rapporti tra la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Cattolica stanno migliorando enormemente. Mai nella storia le due Chiese erano state così vicine. E chissà se Sua Beatitudine il Patriarca Kirill potrà venire a Roma e papa Francesco a Mosca. Lei che ne pensa?
Alexander Avdeev: Qui si tratta della questione del dialogo tra le due Chiese. Come ha ben detto il responsabile delle relazioni esterne della Chiesa Ortodossa Russa, il metropolita Hilarion, “ogni giorno che passa ci avvicina a questo incontro”.
Tra Roma e Mosca è in corso anche una grande collaborazione nel campo della cultura, in particolare della letteratura e dell’arte. Può dirci qualcosa in proposito?
Alexander Avdeev: Lavoravo ancora a Mosca quando si è svolto con grande successo L’Anno dell’Italia. L’Ambasciatore di quell’epoca, Antonio Zanardi Landi, in collaborazione con i musei italiani, ha fatto l’impossibile – ha portato diverse tele dei più brillanti pittori italiani, che hanno potuto ammirare centinaia di migliaia di russi.
Attualmente, l’anno del turismo è all’ordine del giorno. La sua componente importante è la crescente attrazione del Vaticano sia come meta di pellegrinaggio religioso e spirituale che come un centro culturale di importanza mondiale.