È impossibile anche solo pensare ad una società giusta o ad una pace solida e duratura se manca la fraternità. Nel suo primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace – firmato l’8 dicembre, Solennità dell’Immacolata, e pubblicato oggi – Papa Francesco arriva subito al punto e chiarisce qual è l’elemento imprescindibile perché il mondo attuale, segnato da violenza, crimini e morte, possa intravedere un futuro migliore.
Nelle prime righe del documento – dal titolo Fraternità, fondamento e via per la pace – Bergoglio scrive infatti che “nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità”. Essa, aggiunge, “si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari” dei suoi membri, in particolare del padre e della madre. La famiglia è quindi “per vocazione”, “il fondamento e la via primaria della pace”. Ma mentre da essa sgorga ogni fraternità, la “globalizzazione dell’indifferenza” le pone un freno, contrastando quella chiamata universale “a formare una comunità” di fratelli “che si accolgono reciprocamente”.
È paradossale, osserva il Papa: laddove “il numero crescente di interconnessioni e comunicazioni” rende palpabile “la consapevolezza dell’unità e della condivisione di un comune destino tra le Nazioni”, questa faccia negativa della globalizzazione “ci fa lentamente ‘abituare’ alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi”. Lo sguardo del Santo Padre si amplia alle diverse parti del mondo, in cui non si ferma la “grave lesione dei diritti umani fondamentali”, soprattutto della vita e della libertà di religione. Ne è esempio “il tragico fenomeno del traffico degli esseri umani, sulla cui vita e disperazione speculano persone senza scrupoli”, denuncia il Pontefice. A ciò si aggiungono scontri armati, come pure le “guerre meno visibili, ma non meno crudeli”, combattute in campo economico e finanziario con mezzi “altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese”.
Le parole di Benedetto XVI risultano più che mai vere e attuali: “La globalizzazione, ci rende vicini, ma non ci rende fratelli”. Questa “carenza di fraternità”, soggiunge Francesco, è evidenziata anche dalla “assenza di una cultura della solidarietà”, a favore di nuove ideologie caratterizzate “da diffuso individualismo, egocentrismo e consumismo materialistico”. La convivenza umana si riduce quindi “a un mero do ut des pragmatico ed egoista”.
Bisogna allora riscoprire la “vera fraternità tra gli uomini”, a partire dal riconoscimento di una “paternità trascendentale”, spiega il Pontefice. È fondamentale, in tal senso, “farsi guidare dalla conoscenza del disegno di Dio” presentato nella Sacra Scrittura, scandagliando il racconto della famiglia primigenia formata da Adamo, Eva, Caino e Abele, nel quale – dice il Papa – possiamo leggere “la genesi della società, l’evoluzione delle relazioni tra le persone e i popoli”.
Soprattutto la vicenda dei due fratelli insegna “che l’umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento”, sottolinea il Santo Padre. A testimoniarlo è “l’egoismo quotidiano, alla base di tante guerre e ingiustizie”, dove uomini e donne muoiono “per mano di fratelli e di sorelle che non sanno riconoscersi tali”. La fonte della fraternità è la paternità del Signore – rimarca Bergoglio – che non è “generica, indistinta e storicamente inefficace”, ma viva “dell’amore personale, puntuale e straordinariamente concreto di Dio per ciascun uomo”, espressa pienamente nella morte in croce di Cristo.
La fraternità è quindi fondamento e via per la pace, ribadisce Papa Francesco. E approfondisce il concetto richiamando le Encicliche dei Predecessori, in particolare la Populorum progressio di Paolo VI e la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II, che sottolineano che “non soltanto le persone, ma anche le Nazioni debbono incontrarsi in uno spirito di fraternità” e che la pace è “bene indivisibile”: “O è di tutti o non lo è di nessuno”. Alla luce del Magistero dei Papi, la pace “può essere realmente conquistata e fruita” solo se si attiva un impegno per il bene comune non guidato da “brama del profitto” e “sete del potere”.
Inoltre, aggiunge Francesco, la fraternità è “premessa per sconfiggere la povertà”. Come ricordava Ratzinger nella Caritas in veritate, “la mancanza di fraternità tra i popoli e gli uomini” è “una causa importante della povertà”. Povertà che – dice Bergoglio – non è solo economica ma anche relazionale, dovuta cioè “alla carenza di solide relazioni familiari e comunitarie”. In tal senso, osserva il Santo Padre, servono “politiche efficaci” che assicurino alle persone di “accedere ai capitali, ai servizi, alle risorse educative, sanitarie, tecnologiche affinché ciascuno abbia l’opportunità di esprimere e realizzare il suo progetto di vita”.
Papa Francesco trae da qui lo spunto per analizzare le attuali crisi economico-finanziarie, la cui origine – dice – è il “progressivo allontanamento dell’uomo da Dio e dal prossimo, nella ricerca avida di beni materiali”. “Il succedersi delle crisi economiche – evidenzia il Pontefice – deve portare agli opportuni ripensamenti dei modelli di sviluppo economico e degli stili di vita. La crisi odierna può essere dunque “un’occasione propizia per recuperare le virtù della prudenza, della temperanza, della giustizia e della fortezza”. Da parte sua, la comunità politica deve “agire in modo trasparente e responsabile”, al fine di generare “pace sociale” e far sentire i cittadini “rappresentati dai poteri pubblici nel rispetto della loro libertà”.
Il Vescovo di Roma stigmatizza anche l’egoismo che “si sviluppa socialmente sia nelle molte forme di corruzione, oggi così capillarmente diffuse, sia nella formazione delle organizzazioni criminali, dai piccoli gruppi a quelli organizzati su scala globale”. Queste – ammonisce – “offendono gravemente Dio, nuocciono ai fratelli e danneggiano il creato, tanto più quando hanno connotazioni religiose”. Parte quindi la denuncia di drammi come la droga, lo sfruttamento del lavoro, “l’abominio del traffico di essere umani”, gli “abusi contro i minori”. Come pure le “condizioni inumane di tante carceri, dove il detenuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano e viene violato nella sua dignità di uomo”.
Tra i mali del mondo, il Pontefice enumera anche i danni che minano alla custodia della natura. Anche per il creato serve la fraternità, afferma; la tentazione è di essere “guidati dall’avidità, dalla superbia del dominare” e non considerare la natura come “dono gratuito” e “comune” che la famiglia umana ha ricevuto dal Creatore. Il pensiero va alla “persistente vergogna della fame nel mondo” e il Papa condivide il suo dubbio straziante: “In che modo usiamo le risorse della terra?”. L’invito è quindi a utilizzarle “in modo che tutti siano liberi dalla fame”, che è “scandalo” dei nostri tempi. Come sempre, Bergoglio suggella le sue parole con un’invocazione alla Vergine, affinché “ci aiuti a comprendere e a vivere tutti i giorni la fraternità che sgorga dal cuore del suo Figlio, per portare pace ad ogni uomo su questa nostra amata terra”.