Nel mezzo delle notizie sugli scandali sessuali e sul declino della pratica religiosa, sono in tanti a predire la fine della Chiesa Cattolica o, quantomeno, ad auspicare notevoli cambiamenti dottrinali.
Come Michael Coren ha spiegato nel suo libro, recensito da ZENIT la scorsa settimana, tali cambiamenti non avverranno con tanta facilità.
Un punto di vista simile è stato espresso nell’introduzione di un altro libro di recente pubblicazione di Anne Hendershott e Christopher White: Renewal: How a New Generation of Faithful Priests and Bishops is Revitalizing the Catholic Church, (Rinnovamento: come una nuova generazione di fedeli, sacerdoti e vescovi sta rivitalizzando la Chiesa Cattolica), edito da Encounter Books.
Il libro difende l’ortodossia e sostiene anche che siamo in un tempo di rivitalizzazione della Chiesa Cattolica. A sostegno di tale tesi, gli autori elencano una serie di incoraggianti segni.
Tra questi ultimi c’è l’impegno mediatico svolto da sacerdoti come padre Robert Barron nel suo Word on Fire Catholic Ministries. Vi sono poi programmi dall’impatto altrettanto significativo come Catholics Come Home e Catholic Voices (fondato in Gran Bretagna e oggi attivo in un gran numero di paesi).
Una parte sostanziale del libro esamina la situazione mondiale delle vocazioni sacerdotali e dei seminari, che, secondo i due studiosi, hanno conosciuto un incremento di oltre 5000 sacerdoti nel 2009, rispetto a un decennio prima.
Negli Stati Uniti molte diocesi devono costruire nuovi seminari o aggiungerli alle loro strutture già esistenti, per fare spazio all’aumento delle vocazioni. Il libro cita un’intervista al cardinale Sean O’Malley in cui il porporato afferma che al suo arrivo alla diocesi di Boston, nel 2003, era stato sollecitato da qualcuno a chiudere il seminario, essendovi soltanto 25 studenti. Attualmente i seminaristi sono 70 e alcuni di loro sono stati trasferiti in altre diocesi per mancanza di spazio.
Ci sono comunque notevoli differenze tra le diocesi per quanto riguarda il numero di seminaristi e di ordinazioni. Il saggio prende in considerazione una serie di fattori, tra cui la percentuale di Cattolici in una data area, fattori etnici e socio-economici.
In definitiva, il fattore più importante non è nessuno di quelli elencati, ma è piuttosto l’attitudine teologica del vescovo e del suo ‘staff vocazionale’.
Più un vescovo difende il magistero della Chiesa, “più grande è il frutto delle vocazioni al sacerdozio nella diocesi guidata da quel vescovo”, affermano gli autori.
Un altro capitolo del libro esamina l’importanza di una solida formazione nei seminari. “Sia l’ortodossia (principi giusti), sia l’ortoprassi (pratica giusta) sono fondamenta imprescindibili per il successo dei seminari”, spiegano gli autori.
Il libro cita vari esempi di seminari in crescita – Washington DC, Boston, Lincoln, Denver – e conclude che un fattore comune, in tutti i casi, è la lealtà del vescovo al Magistero e il suo diretto interesse alle vocazioni e ai seminari.
“Nella misura in cui ogni vescovo continua a creare una cultura di vocazione alla santità – coinvolgendo se stesso personalmente e direttamente nello sforzo di coltivare le vocazioni – i giovani rispondono a quella chiamata”, osservano Hendershott e White.
Nelle conclusioni del libro, i due studiosi sottolineano anche che vi sono aree dove sono necessari ulteriori sforzi per perseverare nell’obiettivo del rinnovamento nella Chiesa. Molte delle grandi università cattoliche, osservano, “sono rimaste intrappolate nel progressismo degli anni ’60 e ’70, che domina le accademie e i sistemi di possesso”.
Inoltre, i numerosi argomenti correlati alle tecnologie riproduttive rappresentano una grande sfida in termini di presentazione effettiva dell’insegnamento della Chiesa e, al tempo stesso, del non allontanamento dei fedeli dalla Chiesa.
C’è poi un’ulteriore sfida, quella della difesa della libertà religiosa contro l’invasività delle leggi e delle norme governative.
Oggi abbiamo davvero il vantaggio di una nuova generazione di vescovi, sacerdoti e laici che sono più inclini ad accettare l’insegnamento della Chiesa, rispetto alla precedente generazione di cattolici.
In un capitolo sui vescovi, che evidenzia numerosi presuli che hanno avuto un forte impatto, Henderscott e White spiegano che abbiamo bisogno di una leadership trasformazionale in modo che un vescovo si impegni con i suoi sacerdoti e fedeli, a sostenere l’insegnamento della Chiesa e fare una chiamata alla santità.
“Giovanni Paolo II ci ha insegnato che la Chiesa non intende imporre valori o principi ma piuttosto proporre un modo migliore per promuovere la prosperità umana di ogni persona”, affermano gli autori nel loro capitolo conclusivo.
Si tratta certamente di un messaggio che è stato proclamato anche da papa Francesco: “Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri” (cfr. Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, 9).
Nessuno può dubitare che sono in atto sfide molto serie nei confronti della Chiesa ma che possono essere affrontate e vinte.