L’antifona di ingresso della Santa Messa della Festa della Santa Famiglia, la domenica successiva al Santo Natale, recita: “I pastori si avviarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe, e il Bambino deposto nella mangiatoia”. Molti anni fa, realizzai una pala d’altare sulla Santa Famiglia nel giorno della Natività, per la comunità della Chiesa di Sant’Andrea a Jelsi, un paese in provincia di Campobasso, noto come il paese della festa del grano. Fu una grande occasione di meditazione su Gesù e il suo farsi pane per noi.
Nella mia tela, infatti, Gesù nasce a Jelsi. La scena si svolge sulla porta d’ingresso del vecchio borgo; tra le prime case, illuminate da una piccola luce nella piazza, s’intravede il cielo stellato, ed in esso la cometa che in una scia argentea indica la strada ai Magi, ancora lontani, che fra qualche giorno verranno ad adorare il Re dei Re, da oriente.
Nel frattempo un angelo, circondato da una luce senza tempo, appare a dei pastori, che immediatamente accolgono l’invito ad andare a vedere per adorare con la gioia nel cuore. Tra tutti si stacca un pastorello che, giunto per primo e deposto l’agnellino che porta con sé vicino alla Sacra Famiglia, allarga le braccia in una preghiera di giubilo. Nel frattempo san Giuseppe si volta alle parole dell’angelo, mentre Maria teneramente prende tra le braccia il piccolo Gesù bambino. Tutti sono sorridenti. Sorride Maria, illuminata nel volto dalla luce che il Salvatore bambino irradia nella notte. Sorride Giuseppe al sorriso dell’angelo che gli mostra festante quanto gli aveva annunciato in precedenza, liberandolo dai suoi timori. Sorride il pastorello che, nella sua innocenza, coglie immediatamente con la bontà del cuore la bellezza e la profondità incantevole di quel piccolo miracolo, che si apre davanti ai suoi occhi. Sorridono i pastori che, stupiti, si avvicinano tremanti alla fonte di luce che a sé li attrae.
La composizione è costruita sulle diagonali. Dall’alto a sinistra, scendendo verso il basso, si evidenzia un primo gruppo, quello dell’angelo e di san Giuseppe: Giuseppe è colui che ascolta sempre la parola di Dio e medita le promesse, tanto che è capace di proteggere la piccola famiglia dai pericoli e di sostentarla nel corso della sua vita. Giuseppe ha il bastone, che allude contemporaneamente al suo doppio ruolo di guida nei pericoli, per cui è pregato come Patrono universale della Chiesa, e di discendente dalla stirpe regale della casa di David. Come ci ha insegnato santa Teresa D’Avila, chi prega san Giuseppe è protetto sempre, dalla nascita alla buona morte, nel segno tangibile della Divina Provvidenza.
Subito sotto c’è il gruppo di Maria e del Bambino; Maria è colei che spicca per umiltà e non appare: non vuole apparire. Ella è sorridente mentre serba nel cuore tutte le cose che vede e che ha udito. Gesù e l’agnellino sono gli unici che ci guardano e tra loro, in un’altra linea diagonale che attraversa il dipinto in un altro senso, scorgiamo una cesta con del pane, segno e cuore di tutto il dipinto. In questo secondo percorso comprendiamo che tutto assume il senso di una meditazione eucaristica. Gesù è l’agnello che s’immola per la nostra salvezza e che si fa pane, appunto pane eucaristico, esplicitando, nel tempo liturgico del Natale, il senso pasquale della morte e resurrezione di Nostro Signore, senza dimenticare il significato del nome del paesino nel quale nasce il Salvatore, appunto Betlehem ovvero “la casa del pane”. (Si lega, dunque, al tema della Resurrezione, che ho dipinto nella tela di destra del presbiterio).
Il tema della Salvezza è anche ricordato da gran parte della vegetazione che appare nella tela. Infatti, sulla sinistra alla spalle del pastorello, sullo stesso asse verticale, vediamo un piccolo ramoscello dal quale spunta una mela, simbolo iconografico tradizionale del peccato originale, e, immediatamente sotto, un pianta di tasso barbasso, meglio conosciuta come candelaria, antico simbolo iconografico della Resurrezione; così si manifesta la promessa fatta, attraverso i profeti, della venuta di Cristo.
Sul terreno vediamo tantissime piante che, nella tradizione iconografica, alludono a Maria, in modo particolare il cardo mariano, che però qui è privo delle sue caratteristiche macchie bianche, poiché una antica tradizione popolare di area palestinese recita che esse si macchiarono del latte fuoriuscito da seno di Maria mentre allattava Gesù bambino, allorquando, rivelato in sogno a Giuseppe da un angelo il pericolo che correva il piccolo nelle intenzioni malvagie di Erode, precipitosamente si misero in fuga verso l’Egitto.
La tela è stata concepita per poter permettere all’assemblea, nel corso delle celebrazione Eucaristica, di scorgere, data la collocazione nella parete sinistra del Presbiterio, la scena di scorcio in prospettiva, tanto da poter vedere, comunque, nonostante gli impedimenti architettonici, il gruppo di Maria e del Bambino.
Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Accademico Ordinario Pontificio. Website: www.rodolfopapa.it Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com e.mail: rodolfo_papa@infinito.it