"La Chiesa non dovrà più essere un posto sicuro per chiunque voglia far male ai bambini"

Il nuovo primate d’Irlanda, monsignor Eamon Martin in prima linea contro gli abusi sessuali da parte del clero

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Nella realtà di una Chiesa dal passato glorioso e fortemente radicata nel popolo, che oggi sta attraversando il suo momento più difficile, spicca lo zelo apostolico genuino ed entusiasta del suo primo dei suoi pastori. Stiamo parlando di monsignor Eamon Martin, nuovo arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda, nominato lunedì scorso da papa Francesco, a seguito della rinuncia, per limiti d’età, del cardinale Sean Brady.

Ai microfoni di Radio Vaticana, monsignor Martin, che dall’aprile 2013 era arcivescovo coadiutore nella stessa diocesi di Armagh, si è dichiarato un po’ “scombussolato”, “frastornato” e “preoccupato per il futuro” ma pur sempre fiducioso in Dio e nelle “preghiere e nel sostegno delle persone”.

Il presule ha dichiarato di apprezzare in modo particolare il concetto di “ministero pastorale in chiave missionaria”, suggerito da papa Francesco. “Mi sembra che veramente il Pontefice ci abbia lanciato la sfida a pensare l’evangelizzazione in termini di missione: bisogna andare fuori, verso le periferie, a portare la Buona Novella di Gesù Cristo a chiunque incontriamo”, ha dichiarato monsignor Martin.

Soffermandosi sul “periodo molto difficile” che sta attraversando la Chiesa in Irlanda, con “gli scandali degli abusi” ma anche “la crescente secolarizzazione e la diminuzione delle vocazioni”, Martin ha affermato: “bisogna avere il coraggio di rialzarsi e “uscire”: ecco, questa è quella che considero la mia sfida”. L’evangelizzazione, ha aggiunto, è la “grande avventura” di un “credente nel mondo di oggi”.

Parlando della sciagura degli abusi sessuali nella Chiesa, il nuovo primate d’Irlanda ha affermato, “con grande rammarico”, che “non possiamo sapere che non ci sia qualcuno che si faccia forte della sua posizione nella Chiesa per perpetrare questo crimine, che è tra i più odiosi”.

È importante, tuttavia, “essere vigili” e “mettere in atto procedure di salvaguardia dei minori e linee guida molto severe in seno alla Chiesa, perché la Chiesa non dovrà mai più essere un posto sicuro per chiunque voglia fare del male ai bambini”, ha poi concluso.

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ZENIT Staff

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