Che fine ha fatto la bellezza? È una domanda che mi ha posto un ragazzo un po’ perplesso, dopo aver visto una triste mostra di quadri di pittura contemporanea, così diversi da certe stupende opere d’arte di una volta.
Può capitare, oggi, di imbattersi in esposizioni che sembrano musei dell’orrore o che scadono facilmente nel cattivo gusto, pur di dare scandalo e guadagnarsi un po’ di pubblicità.
Purtroppo il concetto di bellezza sembra essere quasi stravolto, confuso, smarrito in un mare di situazioni equivoche. Pensiamo solo a certa arte sacra contemporanea, che non riesce più a comunicare quel senso di pace e di serenità delle opere del passato. Spesso genera un senso di inquietudine, che difficilmente conduce a Dio.
Riflettiamo anche su un altro aspetto, da non sottovalutare. Oggi l’idea della bellezza si confonde sempre più con quella dell’apparenza. Una donna “bella”, secondo alcuni, è quella che compare seminuda sui calendari o sulle copertine di certe riviste. Ma di fronte a simili esibizioni bisognerebbe chiedersi: è giusto dimenticare la propria natura di esseri umani, per proporsi come oggetti in vetrina?
La ricerca della finta bellezza (che in realtà è solo apparenza) sembra travolgere tutto. Tantissimi giovani, ad esempio, amano la musica, che oggi non può più essere soltanto un’arte. Deve anche essere immagine e fare colpo nei video televisivi. Certi cantanti sono costretti a curare il loro aspetto in modo esasperante, inventandosi pettinature, trucchi, tatuaggi e piercing di ogni genere, al solo scopo di catturare l’attenzione dei giovani.
In questo teatrino delle grandi apparenze non sono mancati i casi di finti cantanti, bellissimi, protagonisti di splendidi e curatissimi video. Peccato, però, che fossero completamente stonati. E al loro posto, in realtà, cantava qualcun altro. Loro mettevano l’immagine. E qualcun altro, dietro le quinte, li doppiava facendoli sembrare anche bravi.
A questo fenomeno della ricerca della finta bellezza se ne aggiunge un altro: la perdita generale del buon gusto. C’è un’attrazione speciale, da parte di alcuni giovani, per vestiti e pettinature orribili, mode tribali, musica inascoltabile, spettacoli volgari e televisione-spazzatura.
Pensiamo a certi sanguinari film dell’orrore, carichi di violenza, in cui il male non viene mai sconfitto definitivamente. Alla fine di ogni storia, riaffiora sempre. Il mostruoso assassino viene puntualmente ucciso. Ma poi, risorge ed è pronto ad uccidere di nuovo, nel film successivo.
Pensiamo anche a certi telefilm polizieschi in cui si mostrano cadaveri e autopsie come se niente fosse. Dove è finito il rispetto per l’essere umano?
Forse bisognerebbe aiutare i giovani ad apprezzare di nuovo la bellezza nella sua autenticità: la bellezza delle piccole cose, dei piccoli gesti d’amore da donare agli altri nel corso della vita quotidiana.
Si tratta, certamente, di un cammino impegnativo. Ma dobbiamo provarci. E non dimentichiamo le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II durante il Congresso Eucaristico a Bologna, nel 1997, rivolte ai giovani: “A voi la scelta: se lasciarsi scivolare in basso verso le valli di un piatto conformismo o affrontare la fatica dell’ascesa verso le vette, sulle quali si respira l’aria pura della verità, della bontà, dell’amore”.