Il clima non era di festa e questo già lo si era capito dal fatto che Francesco avesse personalmente scelto di non utilizzare la papamobile per i suoi spostamenti. Ma ci ha pensato il maltempo a rendere ancora più dimessa l’atmosfera della visita lampo del Pontefice a Redipuglia.
Il Sacrario, l’imponente monumento che custodisce le anime di circa centomila morti della Prima Guerra mondiale, appare una distesa colorata di circa diecimila ombrelli. Nonostante il grigiore, la gente è comunque contenta, freme nell’attesa di vedere arrivare il Papa e di ascoltare le sue parole in quel luogo dove giacciono “quelli che si sono sacrificati per te”, come recita un cartello giallo posto all’ingresso.
Sono 60mila le vittime, alcune ancora senza nome, morte nelle trincee del Carso e dell’Isonzo custodite nel Sacrario. Tra questi anche il nonno del Pontefice, Giovanni Bergoglio, ucciso insieme a migliaia di altri uomini di varie nazionalità, probabilmente non tutti cattolici, accomunati dal tragico epilogo di quella “inutile strage” che fu la Grande Guerra, secondo la definizione di Benedetto XV.
Il Pontefice è giunto al Sacrario intorno alle 10, orario di inizio della solenne Messa conclebrata insieme ai cardinali di Vienna e Zagabria ed i vescovi provenienti da Slovenia, Austria, Ungheria e Croazia e dalle diocesi del Friuli Venezia Giulia. Con loro anche i vescovi ordinari militari e cappellani militari.
Prima della Messa però il Papa ha scelto di recarsi nel cimitero austro-ungarico di Fogliano per vivere un momento di profonda e personale orazione. Un momento privatissimo, a cui non hanno avuto accesso i mezzi di comunicazione, durante il quale Bergoglio ha voluto ricordare nella preghiera i 14 mila soldati austriaci e ungheresi sepolti in quella terra.
Francesco ha pregato dunque per i “nemici” di allora. Un gesto fortemente simbolico che ha dato il tono di questa visita e reso ancora più concreto il messaggio di pace che il Santo Padre ha voluto portare in questa frazione di Gorizia.
Non era scontato, infatti, che il Papa si recasse nel cimitero. Ventidue anni prima Giovanni Paolo II, nella stessa visita del 3 maggio 1992, non ci era andato. “Questioni di tempo” fu la motivazione. Per la gente del luogo è stata dunque una novità, oltre che un tumulto interiore sapere che il Vescovo di Roma si è posto in ginocchio sulla stessa terra dove riposano le spoglie magari dei loro nonni, bisnonni o antenati.
Ormai non conta chi fosse il nemico o l’alleato, infatti, ciò che importa è che certi orrori non si ripetano più e che il sacrificio dei caduti possa ricordare quanto qualsiasi guerra sia sempre e comunque una “inutile strage”, appunto. Questo è il secondo fine della visita del Pontefice a Redipuglia, oltre alla commemorazione delle vittime: gridare un messaggio di pace a questo mondo, dove, nonostante i drammi del ‘900, si continua ancora a morire in guerre combattute “a pezzi”.
Il pellegrinaggio del Santo Padre ha preso il via questa mattina alle 8.30: intorno a quell’ora l’elicottero vaticano è atterrato all’aeroporto di Ronchi dei Legionari. Ad accogliere il Papa c’era l’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli insieme alle autorità locali. Doveva essere presente anche il premier italiano, Matteo Renzi, ma impegni in Abruzzo lo hanno costretto a dare forfait.
Come detto, Francesco si è poi spostato in auto coperta fino al cimitero di Fogliano, per evitare che il tono “di lutto per i morti di tutte le guerre e di preghiera per invocare la pace” che caratterizza la visita venisse sminuito da manifestazioni di festa. Le bandierine bianche e gialle hanno sventolato ugualmente al passaggio dell’auto papale e i bambini agitavano le loro manine, ma la gente ha comunque rispettato la volontà del Papa.
Dopo la preghiera nel cimitero austro-ungarico, il Santo Padre si è quindi spostato nel monumentale Sacrario dove lo attendeva l’ordinario militare italiano, l’arcivescovo Santo Marcianò. A fine celebrazione, il Pontefice ha salutato le autorità militari e, tra i vari doni, gli è stato consegnato da parte del capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Binelli Mantelli, il foglio matricolare del bersagliere Giovanni Bergoglio.
Momento culminante è stato tuttavia la consegna a vescovi, cardinali, ordinari e cappellani militari della “Lampada di Pace”. Un dono del Sacro Convento di Assisi che il Papa vuole che sia accesa poi nelle rispettive diocesi durante le celebrazioni per il centenario dell’inizio della Prima Guerra mondiale. Anche questo un gesto simbolico e un invito da parte del Successore di Pietro a pregare insieme, uniti, per mantenere accesa la fiamma della speranza per il futuro, nonostante sia ancora difficile da dimenticare l’orrore del passato.