Concordata a Roma nel 1595 e ratificata l’anno seguente dal sinodo di Brest-Litovsk, l’unione di una parte degli ortodossi ucraini con la Chiesa cattolica ha sempre pesato negativamente sulle relazioni tra cattolici e ortodossi russi. Fu così negli ultimi anni del Cinquecento, è stato così anche nei primi anni Novanta del XX secolo, con l’indipendenza dell’Ucraina dopo il crollo dell’impero comunista sovietico.
Ed è così anche oggi a causa degli avvenimenti che – innescati dalla rivolta popolare nazionalista di ‘piazza Maidan’ – hanno portato al rovesciamento del presidente filorusso, all’avvicinarsi concreto dell’Ucraina a un’Unione europea molto ben disposta, all’affiorare della volontà secessionista della Crimea e di altri territori russofoni, in cui si è combattuto sanguinosamente per mesi fino alla tregua di pochi giorni fa.
Negli avvenimenti i greco-cattolici – guidati dall’arcivescovo maggiore di Kiev Svjatoslav Shevchuk – si sono schierati con chiarezza e convinzione dalla parte degli insorti. E questo non è stato apprezzato dagli ortodossi del Patriarcato di Mosca, che in Ucraina già devono convivere con una parte di ortodossi scismatici e che pure in questi mesi hanno appoggiato i rivoltosi e il nuovo presidente).
Il metropolita Hilarion anima su ‘Vesti 24’ (una tv russa) una trasmissione intitolata “La Chiesa e il mondo”. Nella puntata del 13 settembre si è potuta ascoltare un’ampia conversazione tra il metropolita e il giornalista Alexandre Chipkov sulla “dimensione religiosa del conflitto ucraino”. Traducendo dal francese (dal sito della Chiesa ortodossa russa), evidenziamo qui alcune delle valutazioni più significative di Hilarion, che ha preso spunto dalla lettera del patriarca Kirill al patriarca Bartolomeo e a tutte le Chiese ortodosse locali sugli avvenimenti in Ucraina e dalla reazione – pure scritta – dell’arcivescovo maggiore Svjatoslav Shevchuk.
Per il metropolita in Ucraina le normali differenze di visione politica sono integrate dalla compresenza di differenti confessioni cristiane: “A tale titolo i greco-cattolici assumono un ruolo importante nell’ovest del Paese”. Fin dagli inizi, ha detto Hilarion, “penso che l’Unione fosse un progetto politico. Non è un caso che i leader greco-cattolici sono sempre state persone politicizzate (…) Non è un caso se il nazionalismo nell’Ucraina occidentale era legato direttamente all’attività degli uniati”. Hilarion sceglie poi di ricordare (ed è una notazione pesante) quello che definisce il collaborazionismo dei leader uniati con i nazisti durante la Seconda Guerra mondiale.
Tutto ciò – continua il metropolita – si riflette anche, “purtroppo”, nel fatto che “la Chiesa cattolica nelle sue relazioni con noi si presenta un po’ come un Giano bifronte”. E si spiega: “Da una parte sta la Chiesa cattolica civilizzata che conduce con noi il dialogo, nella persona del Papa e del Vaticano”. E’ un dialogo, evidenzia Hilarion – che qualche frutto l’ha portato; il principale è stata l’adozione nel 1993 a Balamand (Libano) di un documento in cui cattolici e ortodossi “condannano l’uniatismo come un metodo inaccettabile per conseguire l’unità”. Ovvero, rileva Hilarion, in quel documento “i cattolici hanno riconosciuto che l’idea stessa dell’uniatismo era un errore che ha impedito un avvicinamento con gli ortodossi”.
Al documento di Balamand ne dovevano seguire altri, in cui si sarebbero palesate le sue conseguenze pastorali, in modo “da creare una sorta di codice di comportamento di ortodossi e greco-cattolici nei territori dove coesistono”. Tuttavia – annota Hilarion – tale codice non è mai stato firmato, “a causa del rifiuto cattolico”. Insomma: la questione dell’uniatismo “continua a essere molto acuta, perché ricorrente”.
Considera il metropolita che gli ortodossi sono “imbarazzati”, ogni volta che con i cattolici si incomincia a parlare dei problemi dell’uniatismo: “Ci si dice che non si può influire su di loro a causa del loro statuto di autonomia”. Eppure, afferma Hilarion, “le loro nomine sono confermate dal Vaticano”. E allora, “quando ci dicono di non poter influire sugli uniati”, noi ci chiediamo chi lo possa fare. C’è qualcosa che non quadra in questo atteggiamento. E forse, aggiunge, sarebbe il caso di discutere con i cattolici “non di questioni teoriche come quelle del primato e del cattolicesimo nella Chiesa, ma proprio della questione dell’uniatismo, così da capire perché la ferita continua a sanguinare senza che si possa bloccare l’emorragia in modo da risanarla”.
Hilarion critica poi i rapporti amichevoli tra i greco-cattolici e gli ortodossi scismatici da Mosca: “L’accordo con la Chiesa cattolica era che nessuna delle due Chiese riconoscesse strutture scismatiche dell’altra”. Concludendo la conversazione, il metropolita rileva che la guerra in Ucraina non è religiosa, sebbene “comporti una dimensione religiosa”, dato che “ci sono gruppi religiosi che stanno dietro forze politiche concrete e perseguono obiettivi politici ben definiti”. Malgrado tutto Hilarion ritiene che la sostanziale “unità spirituale” tra Ucraina e Russia, nata più di mille anni fa grazie al principe Vladimiro, non sarà frantumata.
Intanto ad Amman, a margine della sessione plenaria della Commissione mista per il dialogo teologico cattolico-ortodosso, il 19 settembre Hilarion ha incontrato il cardinale Leonardo Sandri. Con il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali il metropolita ha parlato soprattutto di due argomenti. Il primo: le tensioni ecclesiali ucraine. Qui il porporato argentino “si è detto pronto a contribuire a trovare una soluzione per i problemi esistenti nelle relazioni tra le due Chiese”. Come dire: al momento non si riesce a cavare un ragno dal buco. Il secondo: la situazione dei cristiani nel Medio Oriente. In questo caso l’argomento vede una concordanza sostanziale di vedute delle due parti. Tanto che il cardinale Sandri (si scrive sempre nel sito della Chiesa ortodossa russa) “ha sottolineato l’importanza degli sforzi della Russia e della Chiesa russa per il sostegno della popolazione cristiana in Medio Oriente”. Inoltre “le due parti hanno convenuto che bisogna sviluppare la collaborazione cattolico-ortodossa in questo ambito”.
A proposito di Medio Oriente: Hilarion il 14 settembre ha incontrato a Mosca il ministro siriano degli Affari religiosi Mohammed Abd as-Sattar Said. Ha detto per l’occasione tra l’altro il metropolita: “Ben comprendiamo come ciò che il linguaggio internazionale chiama ‘guerra civile’ in Siria, non sia naturalmente una guerra civile. E’ un’aggressione dall’esterno. (…) Noi vediamo come gli avvenimenti delle famose ‘primavere arabe’ passino da un Paese all’altro, ma queste ‘primavere’ non portano la felicità. E le azioni intraprese da belligeranti stranieri, fatte si dice in nome della democrazia, non comportano nulla per le persone se non la sofferenza. Oggi perfino le potenze occidentali sono pervase di orrore di fronte a quello che succede nel Medio Oriente a causa del loro aiuto diretto. Anche in Occidente si incomincia finalmente a riflettere su ciò che accade e su ciò che bisognerebbe fare”.
[Fonte: RossoPorpora]