"Il diritto di difendere gli oppressi non giustifica la violenza"

Il Segretario di Stato vaticano Parolin, intervenendo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, invita le Nazioni a mobilitarsi per difendere i civili dal terrorismo “nel rispetto dei limiti morali e legali”

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“Il continuo e in alcune regioni crescente uso del terrore è un richiamo a tutte le Nazioni e alle persone di buona volontà ad assumere un impegno condiviso”. È questo il parere espresso dal cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, intervenuto al dibattito aperto del Consiglio di Sicurezza Onu sulle “Minacce alla pace e alla sicurezza causate dal terrorismo internazionale”.

Ribadendo che “il terrorismo rappresenta una minaccia fondamentale per la nostra comune umanità”, il porporato ha dunque riavvolto i fili del passato. “Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu – ricorda il card. Parolin – nacque a seguito di un’epoca in cui una visione nichilista della dignità umana ha cercato di dividere e distruggere il mondo. Oggi come allora, le Nazioni si uniscano per adempiere alla loro responsabilità primaria di proteggere le persone minacciate da violenze e attacchi diretti alla loro dignità”.

Una protezione che non passa però per la violenza e la vendetta. Il segretario di Stato ha ripreso le parole pronunciate da Giovanni Paolo II dopo l’11 settembre 2001, ossia che “il diritto di difendere i Paesi e i popoli da atti di terrorismo non giustifica a rispondere alla violenza con la violenza, ma piuttosto deve essere esercitato nella scelta dei fini e dei mezzi nel rispetto dei limiti morali e legali”. Secondo Parolin “il colpevole deve essere identificato correttamente, perché la responsabilità penale è sempre personale e non può essere estesa alla Nazione, all’etnia o alla religione a cui appartengono i terroristi”.

Oltre “agli strumenti giuridici e alle risorse economiche”, il cardinale ritiene che l’impegno dei governi deve basarsi su una collaborazione “con la società civile per affrontare i problemi delle comunità più a rischio di radicalizzazione o reclutamento e raggiungano un’integrazione sociale soddisfacente”.

Il monito del card. Parolin è rivolto poi alle “persone di fede”, le quali “hanno la grave responsabilità di condannare coloro che cercano di separare la fede dalla ragione e strumentalizzare la fede come una giustificazione della violenza”. Rilanciando il messaggio pronunciato da papa Francesco in Albania, il card. Parolin afferma: “Nessuno usi la religione come pretesto per azioni contro la dignità umana e contro i diritti fondamentali di ogni uomo e donna; soprattutto il diritto alla vita e il diritto di ognuno alla libertà religiosa”.

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ZENIT Staff

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