Il Vangelo odierno (cfr. Mt 21,28-32) va accolto come un “incontro tra i giovani e gli anziani: un incontro pieno di gioia, pieno di fede e pieno di speranza”. Con queste parole, papa Francesco ha introdotto l’omelia, ricordando l’incontro tra la giovane Maria e l’attempata Elisabetta (cfr. Lc 1,39-56).
Legate dalla parentela, le due donne sono distanti nell’età ma accomunate dalla comune esperienza della prima maternità.
Anche in questa circostanza, Maria “ci mostra la via: andare a incontrare l’anziana parente, stare con lei, certo per aiutarla, ma anche e soprattutto per imparare da lei, che è anziana, una saggezza di vita”.
Sulla scia del quarto comandamento, citato anche nella prima Lettura odierna (“Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà”, Es 20,12), il Santo Padre ha ricordato che “non c’è futuro per il popolo senza questo incontro tra le generazioni, senza che i figli ricevano con riconoscenza il testimone della vita dalle mani dei genitori. E dentro questa riconoscenza – ha proseguito -per chi ti ha trasmesso la vita, c’è anche la riconoscenza per il Padre che è nei cieli”.
Vi sono generazioni di giovani, ha osservato il Papa, che “per complesse ragioni storiche e culturali”, desiderano in modo particolare “rendersi autonomi dai genitori” e recidere i legami con la “generazione precedente”.
Se poi, però, “non viene recuperato l’incontro, se non si ritrova un equilibrio nuovo, fecondo tra le generazioni, quello che ne deriva è un grave impoverimento per il popolo, e la libertà che predomina nella società è una libertà falsa, che quasi sempre si trasforma in autoritarismo”, ha sottolineato.
Come spiegava anche Paolo nella sua esortazione rivolta a Timoteo, “Gesù non ha abolito la legge della famiglia e del passaggio tra generazioni, ma l’ha portata a compimento” e il Signore ha formato “una nuova famiglia, nella quale sui legami di sangue prevale la relazione con Lui e il fare la volontà di Dio Padre”.
È quindi “l’amore per Gesù e per il Padre” che “porta a compimento l’amore per i genitori, per i fratelli, per i nonni, rinnova le relazioni familiari con la linfa del Vangelo e dello Spirito Santo”.
Inoltre Paolo raccomanda a Timoteo di “avere rispetto per gli anziani e i familiari, ed esorta a farlo con atteggiamento filiale: l’anziano “come fosse tuo padre”, “le donne anziane come madri” (cfr 1Tm 5,1)”.
Il capo di una comunità, quale è Timoteo, “non è dispensato da questa volontà di Dio, anzi, la carità di Cristo lo spinge a farlo con un amore più grande”.
Allo stesso modo, ha spiegato il Papa, la Vergine Maria “pur essendo diventata la Madre del Messia, si sente spinta dall’amore di Dio, che in lei si sta incarnando, a correre dall’anziana parente”.
Icona “piena di gioia e di speranza, piena di amore e carità”, Maria avrà probabilmente ascoltato Elisabetta e suo marito Zaccaria pregare le parole del Salmo di oggi: “Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, fin dalla mia giovinezza… Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze… Venuta la vecchiaia e i capelli bianchi, o Dio, non abbandonarmi, fino a che io annunci la tua potenza, a tutte le generazioni le tue imprese” (Sal 71,5.9.18).
Ascoltando i suoi più anziani parenti, Maria ha custodito “tutto nel suo cuore” e ha “arricchito il suo giovane animo”. Da parte loro Elisabetta e Zaccaria, pur in età avanzata, sono al primo figlio, quindi non “esperti di maternità e paternità”; sono tuttavia “esperti della fede, esperti di Dio, esperti di quella speranza che viene da Lui: è di questo che il mondo ha bisogno, in ogni tempo”.
Maria ha quindi saputo “ascoltare quei genitori anziani e pieni di stupore, ha fatto tesoro della loro saggezza, e questa è stata preziosa per lei, nel suo cammino di donna, di sposa, di mamma”.
Nell’esperienza della Madre di Dio si riscontra “la via dell’incontro tra i giovani e gli anziani. Il futuro di un popolo suppone necessariamente questo incontro: i giovani danno la forza per far camminare il popolo e gli anziani irrobustiscono questa forza con la memoria e la saggezza popolare”, ha poi concluso il Papa.