L’anacoluto è una figura retorica in cui non è rispettata volutamente la correlazione tra le varie parti della frase. L’anacoluto diventa un preziosismo se lo fa un poeta. Ho provato a usarlo io in uno dei miei compiti in classe; è stato bollato come “errore di grammatica”.
Cliccando e navigando in google ho cercato alcuni anacoluti tra i più classici, per esempio quelli del Manzoni: “I soldati, è il loro mestiere di prendere le fortezze” – “Il coraggio, chi non ce l’ha non se lo può dare” – “Lei sa che noialtre monache, ci piace sapere le cose”.
E ho preso gusto a scorrere giù, giù…fino a imbattermi in un anacoluto in cui mi sono fermato, bloccato, perché è stupendo non solo come anacoluto, ma soprattutto per la sua profondità che ti attira e la sua esaustività che ti sazia. Eccolo: “Dio, è il suo mestiere perdonare”.
Sono rimasto tanto affascinato che, in refettorio, chiacchierando con il mio vicino, ho sentito il bisogno di esternare la mia meraviglia, la mia sorpresa: “Sai, oggi mi sono sbizzarrito a leggere vari esempi di anacoluti. Ne ho trovato uno così bello che… non me l’aspettavo.”
Catturata la sua attenzione, glielo ripeto: “Dio, è il suo mestiere perdonare”. “E’ proprio vero; – commenta il mio commensale, gustando questo bocconcino – Lui non sa proprio fare altro”.
Non mi resta che concludere con un gioioso anacoluto: Se “Dio, è il suo mestiere perdonare”, ne consegue che “l’uomo, è il suo mestiere lasciarsi perdonare”.
Ciao da p. Andrea
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