Asia Bibi: "A chi mi strumentalizza dico: Per favore lasciatemi in pace!"

La cristiana del Pakistan, in carcere dal 2009, rompe il silenzio con una intervista a Vatican Insider, in cui racconta il suo sesto Natale dietro le sbarre e chiede al Papa di pregare per la sua liberazione

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Rompe il silenzio Asia Bibi, la cristiana di 44 anni del Pakistan rinchiusa nel carcere di Multan dal 2009 e condannata a morte per blasfemia. La donna ha rilasciato una lunga intervista al sito Vatican Insider, realizzatatramite la «Renaissance Education Foundation» di Lahore che si occupa oggi della sua famiglia e dell’assistenza legale.

Al suo sesto Natale dietro le sbarre, Asia Bibi non ha perso la fede e dice di confidare più nella Provvidenza di Dio che nella giustizia pakistana che da anni ormai la tiene nel braccio della morte.

La cristiana aveva anche inviato una lunga lettera a Papa Francesco, lo scorso ottobre, per chiedere di pregare per lei, per la sua salvezza e libertà. Anche in questa intervista la contadina del Punjab si rivolge al Pontefice per chiedere ancora preghiere e non appelli pubblici, che verrebbero poi strumentalizzati come già avvenuto diverse volte con la sua vicenda.

Asia chiarisce poi la condizione della sua salute, dopo che diverse voci, quest’estate, la volevano moribonda a causa della reclusione. “Mi sento piuttosto bene – dichiara invece al quotidiano – sto bene nel nome di Cristo, per quello che può essere una vita in prigione. In carcere si prendono cura di me e mi trattano bene credo anche perché il mio caso è noto a livello internazionale”.

Dietro le sbarre, le sue giornate scorrono scandite dalla preghiera: “Inizio la mia giornata nel nome di Cristo, pregando”, racconta, “poi la prima colazione e la pulizia della cella. Penso a me, alla mia famiglia, ai miei cari e prego per loro. Segue il pranzo, una passeggiata, la cena. Ogni mio giorno termina rendendo grazie a Gesù Cristo, prima del riposo”.

In particolare, la sua fede viene alimentata dalla lettura quotidiana della Bibbia. “La Sacra Bibbia è un libro importante per me”, spiega Asia, “la Parola di Dio mi incoraggia, mi dà conforto e luce in tempi bui. Amo pregare con le parole del Salmo 138, quando dice: ‘Se cammino in mezzo alla sventura, tu mi ridoni vita; contro l’ira dei miei nemici stendi la mano e la tua destra mi salva. Il Signore completerà per me l’opera sua’. Così, anche nelle ore di angoscia, il mio cuore torna in pace”.

E si riaccende anche la speranza di tornare a vivere con la sua famiglia, con il marito Ashiq e i suoi cinque figli. “Penso continuamente a loro e mi mancano tanto, soprattutto in questi giorni, mentre tutti si preparano a festeggiare il Natale”, dice la madre con una punta di tristezza.

Lei il suo Natale lo trascorrerà in cella, auspicando “che il giorno della nascita di Cristo porti felicità e libertà alla mia vita, che porti la pace nel mondo e soprattutto in Pakistan”. Natale, prosegue, “non è avere un vestito nuovo o celebrare una festa con una danza. Significa condividere il proprio amore con quanti sono nel bisogno…”.

Un desiderio che non può esaudire: “Oggi – racconta – soffro perché negli ultimi cinque anni ho trascorso il Natale in carcere lontana dalla mia famiglia. Spero e prego che i cristiani trascorrano il Natale in unità con i propri cari: Dio mantenga unita la vostra famiglia. È il dono più bello che possiate avere”.

Interrogata sul processo in terzo grado, che la vedrà giudicata dalla Corte Suprema, la cristiana afferma di credere veramente che “Gesù Cristo, con la sua mano potente, mi restituirà la libertà”. “Ricordo l’esperienza di san Pietro – dice – mentre era in carcere, lo Spirito Santo è venuto e ha aperto le porte della prigione. Per il mio rilascio spero davvero in un miracolo”.

Oltre all’aiuto di Dio, la donna confida anche nella mobilitazione internazionale che la sua vicenda ha scatenato. Si dice grata infatti “a quanti, nella comunità internazionale e nelle nazioni cristiane, sono accanto a me, con il sostegno della preghiera”. A tutti coloro “che stanno strumentalizzando il mio nome per i propri calcoli personali”, grida invece con forza: “Per favore lasciatemi in pace”.  

Le ultime parole nell’intervista sono rivolte infine a Papa Francesco e a tutti i cristiani del mondo: “Vi prego – è l’appello della Bibi – ricordatevi di me nelle vostre preghiere. Credo fermamente che la vostra preghiera potrà aiutarmi perché un giorno io possa gustare nuovamente il prezioso dono della libertà”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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